[Redditolavoro] occupata la ercole marelli a sesto milano
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Sun Aug 16 12:21:40 CEST 2009
Occupazione alla Marelli: operai, resisteremo a oltranza
MILANO - Una targa commemorativa, appesa all'ingresso della Ercole Marelli
di Sesto San Giovanni, nel milanese, che nei tempi d'oro dava lavoro a
settemila persone, spiega che "nel 1921 qui si producevano trasformatori e
pompe idrauliche esportate in tutto il mondo". Ora, nel 2009, gli ultimi 21
dipendenti rimasti resistono nei capannoni che dal 24 luglio occupano "a
oltranza" fino a quando non arriverà un nuovo compratore a salvare la
fabbrica dalla bancarotta per debiti. I grossi macchinari per produrre
generatori per centrali idroelettriche sono fermi ma il lavoro, almeno per
il momento, non mancherebbe.
Le commesse sono per grandi aziende del settore energetico, come Edison,
Enel e General Electric. "Finora ci hanno accreditato tutti gli stipendi,
senza però versare i contributi pensionistici", spiega all'ANSA Fabio
Palumbo, che ha lavorato alla Innse di Milano fino al 2002, prima di
approdare alla Ercole Marelli."Da fine agosto temo che si interromperanno
anche i pagamenti". Gli operai nel capannone occupato trascorrono le
giornate discutendo, seguendo gli ultimi sviluppi e anche giocando a carte e
guardando la televisione "in attesa di uscire da questa situazione di
stallo". Una protesta trasversale, che coinvolge operai generici e
specializzati, ingegneri e personale amministrativo. Tutti nel capannone,
dove dormono a turno per impedire lo sfratto e dove trascorreranno il
Ferragosto "con una grande grigliata, invitando amici e parenti".
"La proprietà per anni ha accumulato debiti", continua Palumbo. "Con lo
Stato italiano, con i fornitori, con le banche e con la Alstom, un'altra
ditta del settore che affitta il capannone alla Ercole Marelli e che l'11
giugno ha fatto notificare lo sfratto". Debiti che, secondo il sindacato
ammonterebbero a più di tre milioni di euro solo in tasse da pagare e per
rimborsare alla Alstom l'ammontare di due anni di affitto non pagati. "Il
lavoro ci sarebbe - spiega Luca Calciolari, da otto anni dipendente della
Ercole Marelli - quello che manca è una dirigenza seria. Per questo abbiamo
deciso di occupare, e di andare avanti a oltranza fino a quando non arriverà
un nuovo compratore".
A Sesto San Giovanni le fabbriche che solo trent'anni fa davano lavoro a
migliaia di persone hanno chiuso i battenti. Attorno ai capannoni sono
spuntati palazzi, uffici e sedi amministrative di grandi aziende, in quello
che era uno dei più grandi poli industriali del nord Italia. Le vie portano
ancora i nomi delle storiche aziende che hanno esportato la tecnologia made
in Italy in tutto il mondo. Falck, Breda e, appunto, Ercole Marelli. A un
certo punto squilla il telefono di Calciolari, che è anche delegato della
Fiom. Parla l'amministratore delegato della Ercole Marelli, Ermes Giuffré,
che annuncia la visita di un nuovo compratore il 18 agosto. "Speriamo in
bene, la storia dell'Innse ci ha dato un filo di speranza. E, se andrà male,
anche noi abbiamo i nostri carri ponte", conclude Calciolari sorridendo.
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