[Redditolavoro] Thissen e modifica art. 10
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Tue Apr 21 15:09:17 CEST 2009
COMUNICATO STAMPA CIRO ARGENTINO
"Il governo copre gli assassini della Thyssen"
"Con la modifica all'articolo 10 bis del Testo unico sulla sicurezza, che
sarà retroattiva, è probabile che i manager Thyssen, che sono i veri
responsabili della tragedia di dicembre 2007 a Torino, rimarranno impuniti,
così come tutti i manager delle aziende che non rispettano le norme sulla
sicurezza". E' quanto afferma Ciro Argentino, della Rsu Thyssen Krupp e
probabile candidato con la lista comunista alle elezioni europee.
"Questo Governo - continua Argentino - ogni giorno pratica la lotta di
classe dei padroni contro i lavoratori e si sporca le mani coprendo degli
assassini: non esistono altre parole per definire i padroni che mettono a
rischio la vita dei lavoratori. Contro questo governo è necessario chiamare
i lavoratori al massimo della mobilitazione".
Torino, 20 aprile 2009
Thyssenkrupp. il governo mette a rischio il processo
di Anna Maria Bruni
Lo denuncia la Fiom in conferenza stampa. Con le modifiche al testo unico
sulla sicurezza la responsabilità degli incidenti sul lavoro può ricadere
sui "livelli inferiori" fino dai lavoratori.
Centosettanta sono gli articoli del Testo Unico modificati dall'ultimo
Consiglio dei Ministri del 27 marzo scorso. Un lavoro incessante e metodico
per stravolgere una legge che, sull'onda della tragedia della Thyssenkrupp,
si configurava come un testo in grado finalmente di affrontare in modo
articolato la drammatica questione della sicurezza sul lavoro. Ad un anno di
distanza, quel testo è stravolto e i suoi effetti neutralizzati. "Dal
dimezzamento delle sanzioni - elenca Giorgio Cremaschi, segretario nazionale
della Fiom e responsabile salute e sicurezza - alle visite preassuntive ai
lavoratori vietate dall'art. 5 dello Statuto dei lavoratori, alla
sottrazione della competenza ai delegati, anche questa prevista dall'art 9
dello Statuto, al rinvio della norma attuativa dell'elenco di rischi da
stress correlato, alla deresponsabilizzazione degli Ispettori del lavoro.
Queste sono solo alcune delle 170 modifiche di cui ancora stiamo valutando
tutta la portata".
Ma al peggio non c'è fine: nell'ambito di questa valutazione, con il
supporto dei legali torinesi nel processo Thyssen, Sergio Bonetto e Elena
Poli che ne hanno decifrato il linguaggio a dir poco criptico, emerge
l'articolo
10 bis, che introduce di fatto l'esclusione del livello alto di
responsabilità qualora si individuassero responsabilità correlate all'evento
attribuibili a livelli inferiori, cominciando dal lavoratore. "Se passa
l'introduzione
di questo articolo i livelli alti dell'azienda non saranno più perseguibili.
"E' un lodo Alfano per i top manager", denuncia Cremaschi. "La
responsabilità che il datore di lavoro ha, per mezzi e facoltà - aggiunge
l'avvocato
Bonetto - è subordinata all'attribuzione formale", cioè conta la delega con
la quale un livello alto può chiamare in causa un livello intermedio.
"Adesso scatterà la rincorsa a trovare i soggetti piccoli, con una possibile
'bonifica' di tutti i processi". In primis proprio il processo Thyssenkrupp,
dove il pm incaricato, Raffaele Guariniello, ha chiesto l'imputazione di
"omicidio volontario con eventuale dolo" per l'amministratore delegato
Espenhann. Un fatto di portata storica, perché riconduce la responsabilità
non incidentale del livello più alto in azienda, che con questo articolo
rischia di essere neutralizzata. "Si vuole impedire a Guariniello di
procedere", denuncia Gianni Rinaldini,segretario generale della Fiom "siamo
di fronte a un'altra porcata", dice senza mezzi termini, definendo con gli
stessi termini stato l'accordo separato, tanto er dare il senso dell'attacco
a tutto campo portato al mondo del lavoro. "Noi pensiamo che gli
imprenditori sapessero di questa modifica - incalza Cremaschi - perché vi
sono casi di lettere di delega di responsabilità a capi intermedi".
"L'articolo
- aggiunge Elena Poli - precisa alla lettera d) che la responsabilità del
datore di lavoro è esclusa se l'evento è imputabile a preposti, medico
competente, progettisti, fabbricanti ma, soprattutto, ai lavoratori".
Qualsiasi inosservanza da parte del lavoratore fa ricadere su di lui la
responsabilità 'liberando' il datore di lavoro. Per esempio l'esecuzione di
mansioni non di sua competenza. Ci si chiede a questo punto se il lavoratore
è libero di rifiutarsi di eseguire mansioni che non gli competono, qualora
gli vengano richieste. "Chiediamo alle Regioni e al Capo dello Stato, che ha
dimostrato in più occasioni sensibilità al problema - dice Rinaldini - un
intervento per modificare questa norma". Il testo è alla valutazione della
Conferenza Stato-Regioni in riunione oggi. Inoltre la norma, fuori dalla
delega di governo, potrebbe sollevare un profilo di incostituzionalità
poiché sostanzialmente permetterebbe ad un responsabile di evitare un
processo se ha dei coimputati "meno importanti", "introducendo un principio
di non parità dei soggetti interessati", sottolinea ancora Bonetto. "Nulla
del genere si è mai verificato prima d'ora", dice l'avvocato, ma "il
problema è che questo tipo di 'riforma' - sottolinea la Fiom - del tutto
impresentabile, ha un'unica possibilità di essere portata avanti: il
silenzio generale. Occorre rompere questo silenzio".
Comunicato della rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro
Dopo la Thyssen...oltre la Thyssen...la linea di classe unitaria e di massa
Il metodo della Rete vince la sfida e prosegue il suo cammino.
In 5000 a Taranto (1000 per la questura e parte della stampa e tv locali che
hanno dato grande risalto alla manifestazione) in una forte e spettacolare
manifestazione e in una bella e toccante assemblea finale in piazza.
Un lungo serpentone colorato di bandiere rosse guidato da donne proletarie e
centinaia di scatenatissimi giovani operai dell'Ilva, mai scesi in piazza
prima d'ora così compatti e combattivi convinti dalla linea e dalla prassi
unitaria e intransigente applicata nella costruzione della manifestazione di
Taranto.
E' stata una manifestazione realmente nazionale con lavoratori e
associazioni arrivati da Palermo e da Trento, da Torino e da Taranto,
Marghera, Bologna, Ravenna, Perugia, Molfetta, Roma, Bari e Napoli.
Tutti insieme, operai e lavoratori diverse organizzazioni sindacali,
associazioni di familiari delle vittime del lavoro e centri sociali,
militanti di partiti e organizzazioni e le punte avanzate delle università
in lotta nei mesi scorsi. Una manifestazione difficile da realizzare in una
città del "profondo" sud. Un grande spinta dal basso in forma totalmente
autorganizzata tra le diverse forme dello sfruttamento che si sono
ricomposte in unica posizione di classe.
Abbiamo anche reso la "questione Riva" una battaglia nazionale. Un padrone
che i compagni di Taranto della nostra rete dello slai cobas per il
sindacato di classe avevano sfidato da tempo quasi in solitudine numeri e
cifre alla mano. Lo slogan "Riva assassino", gridato spontaneamente da
centinaia di tarantini alla manifestazione, fanno capire perchè il padrone
aveva giustamente percepito come un pericolo quella denuncia. Ora bisogna
farne una questione nazionale e di classe piena insieme ai molti comitati di
lotta dei lavoratori, comitati di quartiere e strutture territoriali
ambientaliste presenti alla manifestazione.
Il ponte simbolico tra la Thyssen di Torino e l'Ilva di taranto, che
sembrava impossibile, è divantato sabato 18 aprile realtà in carne e ossa
formato dagli operai che si sono incontrati al di fuori degli accordi o
sostregni del sindacalismo sia confederale che di base colpevolmente
"distratti" su questa mobilitazione dal basso che va avanti da mesi e che
proseguirà il proprio percorso.
Sabato si sono finalmente incontrati in piazza e non in televisione i
familiari di alcune delle più importanti realtà delle morti sul lavoro
(Thyssen, ILVA, Umbria Olii, ecc...). Ma abbiamo anche formalizzato un nesso
pratico e di lotta tra le morti sul lavoro e la lotta contro precarietà,
cassintegrazione, nuova contrattazione nazionale, attacco al diritto di
sciopero e estensione dei diritti ai precari.
La presenza del Sindaco di Taranto è stato un ulteriore successo di questa
manifestazione perchè ha simbolizzato il sostegno della città alla Rete e ha
rappresentato anche un ulteriore sostegno e riconoscimento della battaglia
dei familiari degli operai morti sul lavoro.
Siamo consapevoli che abbiamo vinto solo un'altra battaglia che rappresenta
una tappa di un percorso di lunga durata.
Stiamo costruendo la rete passo dopo passo rispetto una prassi parolaia di
addetti ai lavori e di sole denunce mediatiche su un tema così drammatico e
centrale nella lotta contro il sistema di sfruttamento capitalistico ed i
suoi governi.
Abbiamo dato a tutti, senza alcuna discriminazione e con la massima buona
intenzione, la possibilità di schierarsi e tanti lo hanno fatto con adesioni
massicce andate anche oltre quelle già significative della riuscita
manifestazione del 6 dicembre scorso. Ma soprattutto vogliamo sotolineare
una partecipazione, al di là delle adesioni formali, ancora più combattiva e
solida in una manifestazione in cui tutti si sono sentiti protagonisti e
promotori. Con il metodo e la linea che questa Rete ha scelto sin
dall'inizio.
A Taranto ora siamo più forti e autorevoli nella battaglia in quella che è
attualmente la più grande fabbrica del nostro paese (per operi diretti e
indotto), il primo stabilimento siderurgico d'Europa e uno dei primi 10 al
mondo. In una città dove c'è anche l'ENI e la più grande Base militare
italiana che si affaccia nel mediterraneo a sostegno delle guerre USA e
Nato. In una regione segnata dai petrolchimici assassini e semi-dismessi di
Manfredonia e Brindisi.
Ma ora dobbiamo ulteriormente rilanciare il percorso a livello nazionale
verso nuove scadenze e fronti di lotta.
Dalla manifestazione di taranto siamo usciti con l'impegno a rilanciare la
piattaforma della manifestazione e della Rete verso uno sciopero generale
nazionale.
Allargheremo ulteriormente il lavoro sul campo in queste settimane a partire
dalle manifestazioni del 1° maggio e in tutte le scadenze e iniziative di
lotta previsti (dai processi esemplari contro la Thyssen, Eternit, Umbria
Olii e tutti gli altri).
Avvieremo la costruzione di una nuova assemblea nazionale per il 27 giugno a
Roma con incontri preparatori territoriali e regionali a Palermo, Taranto,
Napoli, Roma, Ravenna, Milano, Bergamo, Marghera, Torino, e ovunque sarà
possibile, per pianificare in autunno nuove iniziative nazionali. In
particolare pensiamo a una lotta sul "caso Eternit" a Casal Monferrato e una
nuova giornata di lotta con mobilitazione nella prima decade di dicembre.
Da questa assemblea dobbiamo uscire con la definizione di questi
appuntamenti, ma anche con nuove proposte per la costruzione della rete e
della lotta tra i lavoratori immigrati e per formare una struttura di
servizio
----- > la Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro
> bastamortesullavoro at domeus.it
> per a mail diretta continuiamo a usare fino a nuova comunicazione
> manifestazione18aprile at gmail.com
> 20 aprile 2009
>
>
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