[Redditolavoro] Fw: [antirazzisti MI] 20 settembre: una giornata di
lotta autorganizzata contro il razzismo
vittoria
huambos at virgilio.it
Tue Sep 23 16:03:06 CEST 2008
-----Messaggio Originale-----
Da: <info at antirazzistimilano.org>
A: <lista at antirazzistimilano.org>
Data invio: martedì 23 settembre 2008 8.00
Oggetto: [antirazzisti MI] 20 settembre: una giornata di lotta
autorganizzata contro il razzismo
20 settembre: una giornata di lotta autorganizzata contro il
razzismo
La cronaca in breve
Sabato a Milano diverse migliaia di persone hanno sfilato
per le vie del centro, in ricordo di Abba e contro il
razzismo, partendo da P.ta Venezia.
Un folto gruppo di giovani, (proletari/e, immigrati/e,
giovani “di seconda generazione”, provenienti da
tutte le parti del mondo e che insieme ad Abba si
incontravano in S.Babila da anni per suonare e ballare) si
sono invece dati un appuntamento separato, per poi andare
incontro alla manifestazione.
Primo colpo di scena: all’altezza di Corso Venezia,
giunti di fronte al corteo, iniziano dei sit-in e con comizi
e slogan continui decidono di contenderne la testa
costringendo il servizio d’ordine del corteo, guidato
da militanti del PRC, a fare i salti mortali per
riprendersela e riportare la manifestazione dentro i binari
prestabiliti.
Ma giunti a S.Babila nuovo colpo di scena: spazientiti dallo
scavalcamento dei “politici bianchi”, e
sfruttando il presidio del comitato antirazzista, la testa
del corteo si blocca e, dopo aver radunato altri 300
manifestanti, si dirige verso il Duomo deviando dal percorso
prestabilito.
Raggiunta piazza Duomo, di fronte a un nuovo tentativo di
scavalcamento e di controllo da parte degli apparati, nuovo
e definitivo colpo di scena: il corteo spontaneo decide di
recarsi in via Zuretti, dove Abba è stato ucciso. A questo
punto la polizia cerca di costituire un cordone per
contenere il corteo non autorizzato, ma questo diventa un
segnale per i manifestanti che, al grido di “Abba vive
e lotta insieme a noi”, “basta razzismo” e
“Giustizia!”, travolgono il cordone della
polizia e cominciano a correre verso la meta, distante quasi
5 km da piazza Duomo.
Poliziotti, giornalisti e militanti della sinistra
istituzionale, rincorrono la testa del corteo ansimando, ma
ogni qualvolta riescono a ricostruire un argine, grazie
soprattutto a pattuglie che affluiscono con mezzi mobili, il
corteo rompe nuovamente il cordone e riparte, sempre di
corsa e gridando slogan.
La scena si ripeterà più volte fino in via Zuretti dove
un imponente schieramento di forze dell’ordine
impedisce ai manifestanti, diventati ormai 600,
l’accesso al bar del linciaggio di Abba.
Solo a quel punto, gli organizzatori della manifestazione,
insieme alla Digos, riuscivano a riportare la calma e a
ottenere una sorta di momentanea pacificazione della piazza,
(contestata da buona parte di coloro che avevano imposto con
l’azione diretta l’arrivo in via Zuretti), che
ha segnato la conclusione della giornata, ben lontana dal
previsto comizio di chi aveva convocato l’iniziativa.
Alcuni elementi di bilancio politico
E’ quasi superfluo sottolineare che il dato
politicamente più significativo della giornata sia stato
l’irrompere prepotente della rabbia e della
determinazione di una parte consistente degli/delle
immigrati/e in piazza, capaci anche di comprendere le
manovre di pacificazione degli apparati e muoversi di
conseguenza. La scelta iniziale di un concentramento si è
poi trasformata in volontà di prenderne la testa, imporre
ritmi, contenuti e percorso, fuori da ogni logica di
controllo dall’alto.
Con la loro autorganizzazione hanno messo in campo un nuovo
e incontrollabile soggetto politico che mette paura
all’intera classe dirigente. Ne è una chiara
dimostrazione la copertura mediatica della manifestazione,
tesa quasi unanimemente a occultare questo protagonismo,
criminalizzandone l’azione o cercando di spiegarla
attraverso la presenza di oscuri “mandanti”.
Come Comitato Antirazzista avevamo scelto di non aderire
ufficialmente alla manifestazione, ma di parteciparvi
chiamando ad un concentramento indipendente, proprio per
cercare di essere strumento e punto di riferimento per il
settore che, nella settimana che ha preceduto la
manifestazione, era emerso come l'unico in grado di
imprimere alla manifestazione il necessario senso di lotta.
Un settore di giovani proletari/e, immigrati/e, giovani
“di seconda generazione”, che ha preso
l'iniziativa, indirizzato costantemente la presenza, più
che altro la nostra corsa, all’interno della
manifestazione, dato un segnale di autodeterminazione e di
rottura con la politica di palazzo e indicato anche il
percorso da seguire per le lotte future.
Milano 22/09/08
Comitato antirazzista milanese –
info at antirazzistimilano.org
di seguito il volantino distribuito sabato
Linciaggio razzista a Milano
Guardiamo in faccia i mandanti!
Si può morire anche così: presi a sprangate da due
cittadini italiani che ti accusano di aver rubato dei
biscotti, e poi ti fanno fuori urlandoti “sporco
negro”, “vi ammazziamo tutti”. E
“Abba” è morto proprio così, dopo essere
stato rincorso e preso a sprangate.
E’ questo l’incubo in cui si risveglia la
città di Milano, dopo i mesi estivi trascorsi dalla classe
politica del paese e della città a pensare quali nuove
norme quotidiane inventare per far scattare l’allarme
sociale e imporlo con i colpi di spranga legali del
“pacchetto sicurezza”.
L’intera classe politica italiana, di destra e di
sinistra, al servizio di padroni e padroncini, ha dichiarato
guerra a donne e uomini immigrati: una guerra che,
sull’onda lunga delle “emergenze”,
introduce il reato di “clandestinità”, rende
impossibile la vita per gli/le immigrati/e privi/e di
permesso di soggiorno, dispiega l’esercito nelle zone
a più alto tasso di immigrazione, impone schedature e
impronte digitali ai minori rom, pene detentive e ammende
per la prostituzione, telecamere ovunque, rastrellamenti sui
mezzi pubblici, ronde più o meno private, poteri speciali
a sindaci e prefetti, verso una totale disciplina dei
comportamenti (vietato mangiare per strada, sedersi sulle
panchine dopo il tramonto, baciarsi in macchina...) che
toccano tutti.
Un vero e proprio dispositivo di guerra, che militarizza il
territorio e colpisce la parte più precaria e ricattabile
della popolazione, consegnandola al sistema delle imprese,
per essere utilizzata, suo malgrado, per abbassare il costo
generale del lavoro di tutti.
Un dispositivo sostenuto apertamente da quasi tutti i
mass-media, che cercano di occultare gli/le immigrati/e
morti/e sui posti di lavoro, le prostitute immigrate uccise
o stuprate sulle strade, le condizioni di vita disumane in
cui sono costretti a vivere i bambini a cui si prendono le
impronte digitali, le condizioni di schiavitù lavorativa
di molti immigrati e immigrate, i centri di detenzione pieni
di migranti sequestrati direttamente sui posti di lavoro.
Il feroce assassinio di Abdul oltre che un omicidio
dichiaratamente razzista è anche l’inevitabile
risultato di tutto ciò: è per questo che due cittadini
italiani, padre e figlio, esprimendo la loro complicità
con questo stato di guerra, danno un loro personale
contributo alla sicurezza del paese.
Respingiamo quindi le lacrime di coccodrillo del vicesindaco
De Corato e dei suoi compari di governo che consideriamo
anzi i veri istigatori dell’omicidio.
Al tempo stesso prendiamo fermamente le distanze da coloro
che ieri, appoggiando il governo Prodi (costruzione di nuovi
CPT, pacchetto sicurezza, ecc), hanno preparato il terreno
alle destre e oggi, strumentalizzando la morte di Abba,
dichiarano una guerra di facciata a quel razzismo che essi
stessi hanno contribuito a diffondere.
Crediamo invece che l’organizzazione dal basso delle
lotte contro l’ordine della repressione e dello
sfruttamento sia, ancora una volta oggi, il terreno su cui
costruire l’unità di tutte le sfruttate e gli
sfruttati.
Contro il razzismo di stato che produce mostri
Sabato 20 settembre, alle ore 14,
Appuntamento in piazza San Babila, a fianco degli amici di
Abba
Comitato Antirazzista Milanese -
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