[Redditolavoro] quando il gioco si fa duro i duri cominciano
anna
a.grav at libero.it
Tue Sep 23 09:24:38 CEST 2008
Si , ma vedi non è che dopo ogni sconfitta si deve ricominciare tutto da
capo con errori già fatti dal movimento operaio. Tu dici che i tempi sono
diversi. Si ma il movimento del 69 non è che ha trovato il piatto tutto
pronto. Gli studenti hanno capito con le mazzate ricevute dalla celere che
bisognava andare preparati e siamo andati attrezzati e convinti a Valle
Giula. Anche i lavoratori meridionali al nord erano incazzati, cacciati,
oggetti di razzismo e costretti a vivere nei pollai come nel film di
Manfredi, anche loro si sono scontrati con le burocrazie sindacali e del
PCI. Ma dopo i primi sfoghi e le prime ribellioni, hanno capito che solo con
l'unione delle forza con gli studenti si poteva reggere allo scontro con il
potere. Anche allora vi era chi cercava lo scontro voleva andare alle
manifestazioni solo per avere lo scontro con i caramba. Ma una cosa è questo
altra cosa è attrezzarsi allo scontro, prepararsi non rifiutarlo, non
scappare. Se ci deve che ci sia, ma convinti e preparati. Oggi , invece,
vedo in giro lo stesso atteggiamento di alcuni ( decenni ormai) anni fa. In
generale, dico, vedo un atteggiamento , da parte di alcuni, sia chiaro,
della richiesta dello scontro, indipendentemente da tutto e da qualsiasi
cosa. Le parole d'ordine, la manifestazione non frega un cazzo di niente. Si
và alla manifestazione, qualsiasi essa sia, per poter avere lo scontro con
la pula, spostare cosi le rivendicazioni sociali e politiche esclusivamente
su un piano militare , per così dire perché perlomeno si andasse
militarmente preparati, manco questo perdio!!!! E bada che quando dico
rivendicazioni sociali e politiche , non lo faccio per dire che questi sono
gli obbiettivi da raggiungere, ma questi sono lo strumento, il mezzo per
alzare il livello di scontro, le rivendicazioni tanto più saranno
incompatibili con il sistema, tanto più farà crescere il livello di
coscienza delle masse e quindi il livello di scontro fra capitale e lavoro.
-----Messaggio originale-----
Da: redditolavoro-bounces at ecn.org [mailto:redditolavoro-bounces at ecn.org] Per
conto di michelangelo.depinto at fastwebnet.it
Inviato: lunedì 22 settembre 2008 21.07
A: redditolavoro at ecn.org
Oggetto: Reply: RE: R: [Redditolavoro] quando il gioco si fa duro i duri
cominciano agiocare(e gli altri se ne vanno a cuccia)
Si, ti sei spiegata e di questo son contento. Ammetto di non aver affatto
capito ciò che intendevi dire e probabilmente avevo confuso la tua posizione
con posizioni opportuniste in cui si va a dire che sarebbe stato serio
andare a uno scontro frontale più duro, arrivando ad attaccare la sede di
Cuore nero, per esempio.
Certo che la tua precednte mail attaccava un compagno con toni che
arrivavano a descriverlo come un povero pirla, tanto infantile e tanto
piacevomente colpito dall'estetica dello scontro.
Sinceramente penso che non se lo meritava quel giudizio ma questo traspariva
dalla tua mail.
Pià specificamente sui contenuti della tua mail: credo che si sia in un
momento in cui lo scontro, quando finalmente prende forme dure,
necessariamente si deve confrontare col fatto che non v è un movimento che
abbia già preso forme durevoli, rapportabili ad anni lontani in cui, come
giustamente diceva Vittoria, vi era un settore vasto del proletariato(la
mitica "classe operaia") che trainava con forza tutto il movimento di
cambiamento della società.
Anche quel Movimento di allora ebbe i suoi tempi per crescere ma certamente
i suoi inizi erano a livello di "jacquerie"(come niente non ho scritto
correttamente la parola in questione ma ci siamo capiti) e col tempo prese
connotati molto più "coscenti" e quindi durevoli.
Ora partiamo da una situazione sicuramente diversa, non vi è un settore
trainante e questo rende l'andamento delle cose diverso da allora. Ora
bisogna puntare su un proletariato diffuso ma che, tranne una serie di
situazioni in movimento, non parte da luoghi fisici in cui si racchiudono
grosse fette di proletariato(le fabbriche). Il che non toglie che ciò che
comunque si muove nelle fabbriche vada seguito con attenzione e non vada
affatto snobbato.
Ed è partendo dal proletariato diffuso che va creata la continuità e la
"coscenza", accettando i limiti reali della situazione con l'obiettivo di
superare questi limiti.
Nessuno ti potrà dire con sicurezza come andrà domani, ci limitiamo
necessariamente a parlare dell'oggi. E se"oggi" si verificano risposte dure
anche se disorganizzate va data tutta la solidarietà a chi se l'è sentita di
rispondere duramente. Nel frattempo ci sarà moltissimo da fare ma non si può
partire dal pessimismo di una possibile sconfitta o rientro negli argini di
chi ha rotto gli argini all'improvviso. E l'"organizzazione" va di pari
passo con la "maturazione". Ci tocca giocare la partita, come sempre.
Ciao
Michele
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