[Redditolavoro] la provocazione è non rendersene conto!
Emiliano Laurenzi
emiliano_laurenzi at yahoo.it
Sun Nov 2 06:22:19 CET 2008
Le provocazioni non solo continueranno, ma si intensificheranno. Perché? Perché l'onda che sta contestando la legge 133 ha un pregio, certo, ed è quello di essere multicentrica, senza leadership ma non cieco, collettiva. Eppure non è in grado di fare un'analisi compiuta della situazione che, partendo da una contestazione circoscritta, potrebbe andare ad impattare (MAGARI!!!) un insieme di fattori che determinano oggi il nostro asservimento. Per smorzare anche questa che ad ora è solo una potenzialità, lo stato cala le sue solite carte... E qui si vede che quest'onda ha un enorme difetto ed una debolezza cronica: non ha una connotazione politica. L'aver pensato che l'istruzione sia un diritto per tutti e che tutti fossero d'accordo è di una ingenuità colpevole, di un'impreparazione disarmante
Ai fascisti, ai populisti di Forza Italia e non, ai cattolici bene in grana ed a quelli abituati a tenere il capo chino, e soprattutto al capitale che ha necessità di ridurre in merce qualsiasi aspetto della vita umana, del diritto d'eguaglianza che l'istruzione porta con sé, non gliene fraga un cazzo. Per ragioni storiche, politiche, religiose ed economiche, che si saldano in un mirabile blocco conservatore in cui l'unica stella polare dell'azione è: "non siamo uguali"!
Le lamentele sulle provocazioni e sullo stato che non ci difende mi fanno incazzare se possibile di più che le azioni dei fasci o le provocazioni populiste. Perché? Perché quelli fanno quello che li definisce come tali e ce li dovrebbe far vedere per quello che sono, e cioè nemici (di sicuro in questa situazione, anche se condividiono l'oppressione del potere, agiscono a favore del potere...), mentre chi si lamenta che la polizia non ci difende, che lo stato non ci ascolta, che i partiti permettono questo e quello, non fa che ribadire la sua propria impotenza, non fa che ribadire che l'azione può e deve passare solo attraverso la delega. Non fa che ribadire che vuole perdere.
Come si spera di vincere una partita in cui le regole, l'arbitro, il campo e tutto il resto sono decisi da chi dovremmo battere? Andiamo!
La protesta del mondo dell'istruzione - se non vuole rimanere l'ennesima prova di buona coscienza imbelle - deve uscire dalle Università, saldarsi al destino precario dei lavoratori, al destino di sfruttamento e razzismo degli immigrati. Deve diventare il grimaldello per scardinare il meccanismo di sottrazione del futuro che alimenta la paura con cui anche questo regime si nutre. E lo deve fare scendendo in strada, occupando, devastando, innescando rivolte, dando battaglia e paralizzando il paese. Non c'è altro modo. Nessun diritto è stato ottenuto o difeso con petizioni, composte lamentele e gridi di coscienze offese. Non mi pare proprio...
E la dobbiamo smettere una volta per tutte di far finta di dimenticarci che in questo paese qualsiasi protesta civile - soprattutto se civile - è stata sempre piegata con provocazioni, spranghe e uso eversivo degli apparati "di sicurezza", delle leggi e della cosiddetta giustizia. Dobbiamo smetterla di sorprenderci ad ogni generazione che possano accadere certe cose. Accadono, sono accadute ed accadranno finché noi glielo permetteremo. Il resto, sinceramente, è brodetta che ha rotto le palle. Di anime belle che si sorprendono che la polizia difenda i picchiatori fascisti ed i provocatori, non ne posso più.
dottore di ricerca che ha voluto staccarsi da questa università ed lavoratore precario da dieci anni
el
--- Gio 30/10/08, Giovanni Paquola <giovanni.paquola at unimi.it> ha scritto:
Da: Giovanni Paquola <giovanni.paquola at unimi.it>
Oggetto: [Redditolavoro] le provocazioni continuano...
A: "redditolavoro" <redditolavoro at ecn.org>
Cc: "il pane e le rose" <pane-rose at tiscali.it>, "vivalabase" <vivalabase at yahoogroups.com>
Data: Giovedì 30 ottobre 2008, 16:03
Segnaliamo che stamattina, proprio mentre la manifestazione di protesta degli
studenti e del comparto Scuola era in corso nelle vie del centro di Milano,
negli spazi attigui all'ingresso dell'Università Statale è stato posto
un gazebo dei giovani del PdL.
Erano una decina di ragazzi, che urlavano nei loro megafoni e distribuivano
volantini a favore della riforma. Intorno a loro diversi fotografi e giornalisti
e una presenza francamente esagerata di polizia, approfittando del fatto che il
corteo di studenti manifestanti era già partito da un pezzo per unirsi al resto
della manifestazione.
Lo stand è stato mantenuto lì per circa un'ora, ben visibile anche da chi
scorreva in corteo nella vicinissima via Larga. E stato tolto solo quando
ormai era chiaro che nessuno dei "facinorosi di sinistra" era
interessato a raccogliere l'evidente provocazione.
Non riteniamo giusto che venga data possibilità ad unesigua rappresentanza
di un gruppo politico di provocare e spingere faziosamente allo scontro chi, in
numero palesemente maggiore e con intenti pacifici (il corteo era composto anche
da bambini, mamme, maestre), protesta legittimamente in difesa dei propri
diritti.
Davanti a fatti di tale gravità il nostro invito agli organi di stampa è di
vigilare con maggior attenzione e di rendere allopinione pubblica
uninformazione corretta, senza mistificazioni politiche che sminuiscano il
valore delle proteste di questi giorni.
Studenti e lavoratori della Statale.
saluti
giovanni
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