[Redditolavoro] A CERVIA LA FIOM DICE NO AL MODELLO CONTRATTUALE, INTANTO NELLE FABBRICHE...

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Sun May 18 08:44:27 CEST 2008



A CERVIA LA FIOM DICE NO AL "MODELLO CONTRATTUALE", NELLE FABBRICHE
PADRONI ALL'OFFENSIVA RIVENDICANDO I "NUOVI CONTRATTI"...
			
					
						
							da							 falce
						 	@ 2008-05-18 - 07:39:17						 
			
							A
CERVIA I DELEGATI E DIRIGENTI FIOM BOCCIANO LA PROPOSTA DI "NUOVO
MODELLO CONTRATTUALE" DI CGIL-CISL-UIL MODELLATO SUGLI INTERESSI DEI
PADRONI, DI CONFINDUSTRIA, DELLE BANCHE.
	NEGLI STESSI GIORNI
NELLE FABBRICHE  SI REGISTRA UN OFFENSIVA PADRONALE CON LA RICHIESTA DI
NUOVE TURNAZIONI, RICHIESTA DI SABATI LAVORATIVI, NON RICONOSCIMENTO DI
AUMENTI SALARIALI ECC
	PER GLI OPERAI NON E' IL MOMENTO DELLE
DELEGHE, DEL LASSIMO, DELLA POLITICA DELLO STRUZZO CHE CI PUO' PORTARE
SOLO ALLA ROVINA DELLA NOSTRA CONDIZIONE PERCHE' "LORO", PADRONI E
SINDACALISTI CONCERTATIVI SI MANTERRANNO A GALLA PROPRIO NELL'AUMENTO
DEL NOSTRO SFRUTTAMENTO.  
	E' DIVERSO TEMPO CHE I PADRONI, A
PARTIRE DALLA FIAT, "CHIEDONO"  MA SAREBBE MEGLIO "COINVOLGONO" I
SINDACATI ALLA POLITICA DELLE IMPRESE,  MENTRE LA NOSTRA CONDIZIONE
PEGGIORA. 
	RAGION PER CUI A PARTIRE DALLE ASSEMBLEE IN
FABBRICA DEI PROSSIMI GIORNI GLI OPERAI DEVONO IMPORRE LA PROPRIA
POLITICA DI DIFESA E SVILUPPO DEI NOSTRI INTERESSI DI CLASSE,
RISPONDENDO PUNTO SU PUNTO E COLPO SU COLPO ALLE LORO PRETESE. 
	INOLTRE
E' ORA DI COORDINARCI FRA  GLI OPERAI DELLE FABBRICHE CHE VOGLIONO
LOTTARE,  E ORGANIZZARSI AL MEGLIO NELLO ORGANIZZAZIONE STESSA DELLA
BATTAGLIA CHE SI ASPETTA .
	Riforma del modello contrattuale, 
la Fiom non segue Epifani Bocciata la proposta di Cgil Cisl Uil  
Fabio Sebastiani Cervia (Ra) (nostro inviato)  
	«Rivendico
il diritto al dissenso». Gianni Rinaldini dal palco della conferenza
d'organizzazione della Fiom usa toni pacati all'indirizzo del
segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani, che l'altro ieri era
venuto qui a porre una sorta di "questione di fiducia" sulla bozza di
riforma del modello contrattuale elaborata da Cgil Cisl Uil. L'arma
della personalizzazione del contrasto non ha però funzionato. I
metalmeccanici hanno infatti approvato a larghissima maggioranza
(75,5%, 312 delegati su 413 votanti) il documento presentato dal loro
segretario generale, che sottolinea proprio le divergenze di vedute sul
modello contrattuale. Il documento di Fausto Durante, leader della
minoranza filo-Epifani ha invece raccolto il 17% dei consensi. Per la
Fiom il ruolo del contratto nazionale non va indebolito. Certo, il
sostegno delle tute blu alle eventuali mobilitazioni non mancherà, è
tornato ad assicurare Rinaldini, ma il cosiddetto "senso di
responsabilità" chiesto dalla Cgil non va esteso al merito dell'intesa
unitaria licenziata dai tre direttivi confederali lunedì scorso. Di
mobilitazioni, comunque, non se ne vedono proprio all'orizzonte, mentre
sia dal Governo che da Confindustria arriva il plauso per la
piattaforma scritta da Epifani, Angeletti e Bonanni. Il punto, però,
per la Fiom non è "questo o quel passaggio" del documento, che nel
giudizio di tutti - ma proprio tutti - è stato stigmatizzato per
l'assoluta mancanza di democrazia e partecipazione. Il nocciolo della
questione, come ha sottolineato Rinaldini anche ieri, sta nella diversa
prospettiva strategica. E, soprattutto, nella totale mancanza di
risposte al tema della crisi della rappresentanza sindacale di fronte
al rullo compressore della globalizzazione. «Credo che la Cgil abbia
bisogno di questa discussione» sottolinea Rinaldini, piuttosto che
«bloccarsi» in analisi politiche catastrofiste o tenere «sempre
congressi autocelebrativi». In sostanza la Fiom sembra aver annusato
l'aria (in realtà, lo fa dal 2001) ed ha capito che pur "concertativo"
il contratto nazionale è meglio tenerselo stretto piuttosto che
dissiparlo in nome di una non meglio identificata "cultura
aziendalista". E' solo il contratto nazionale la leva che permette di
dare un senso compiuto e concreto alla solidarietà tra i lavoratori e,
dall'altra parte, di salvaguardare l'autonomia del sindacato. Da questo
impianto, la Fiom deriva una precisa idea di organizzazione fissata al
termine della conferenza in un lungo documento i cui pilastri
fondamentali sono: il sindacato dell'industria, intesa come filiera,
l'inclusione dei precari, la maggiore autonomia dei rappresentanti
sindacali, la democrazia nella piattaforma e nel mandato, una nuova
centralità dei territori e, infine, i lavoratori pensionati che
rimangono nella categoria originaria. Erano diversi anni che la Fiom
non teneva una conferenza d'organizzazione così approfondita, con un
dibattito tra i delegati, le delegate, e i segretari delle varie
strutture intenso e fuori dai denti. «Non raccontiamocela - sottolinea
con forza Maurizio Landini, segretario nazionale della Fiom - il punto
è se vogliamo continuare ad avere un contratto nazionale o no».
Landini, così come Bruno Papignani e Canio Calitri, è uno dei tanti
"pretoriani" del segretario generale che con maggior veemenza hanno
preso di petto sia Epifani che il segretario nazionale Mauro Guzzonato,
smontando uno ad uno gli argomenti, per la verità non tantissimi e non
così decisivi, messi a difesa dell'intesa unitaria. Se è vero che nel
testo sul rinnovo dei modelli contrattuali non c'è un meccanismo di
deroga verso i contratti aziendali, «perché - si è chiesto Landini -
Cgil, Cisl e Uil non hanno indetto lo sciopero contro la Confcommercio
che invece quelle deroghe le ha chieste in sede di rinnovo del
contratto di categoria?». Contro la linea della Cgil è piovuto di
tutto: dalle accuse di «appiattimento sul quadro politico» e di
«deficit di democrazia e discussione» (Calitri) alle sottolineature di
totale mancanza del rapporto con i lavoratori (Michela Spera). «Certo,
che occorre tenere conto del quadro politico - ha detto Giuseppe
Ciarrocchi, segretario Fiom delle Marche - ma sempre a partire da un
soggetto autonomo, contrattuale». Giorgio Cremaschi, segretario
nazionale della Fiom ha addirittura negato che il contratto aziendale
possa portare soldi veri ai lavoratori. «E' lo stesso argomento che
propagandarono per far passare la fine della scala mobile - dice - e si
è visto come è andata a finire». E' la solita politica dei due tempi
«in cui il secondo tempo non arriverà mai». Ciò che non potrà mai
accettare la Fiom è un contratto nazionale che non aumenta il potere
d'acquisto dei salari. Lo stesso Landini ha ricordato come la trappola
dell'accordo separato scattò nel 2001 «quando la Fiom provò a
rivendicare più della copertura dell'inflazione». Oggi, di fronte a ben
8-10 punti della ricchezza nazionale migrati dai salari ai profitti
forse sarebbe il caso di prendere in considerazione una politica
contrattuale più incisiva. Sabina Petrucci, dell'Ufficio europeo della
Fiom, che ha accusato la Cgil di non avere «uno straccio di idea», su
come bypassare la difficile fase, ha criticato il riferimento europeo
all'inflazione contenuto nell'intesa. «E' una bufala», ha detto. Gli
interventi contrari alla linea della maggioranza della Fiom, come
quello di Fausto Durante, sono stati tutti nel segno di un forte
richiamo all'unità con la Cgil. La Fiom non si fa illusioni, gli
imprenditori, così come ha ricordato Cremaschi, «vogliono risparmiare
sia i soldi sul contratto aziendale che quelli sul contratto
nazionale». E quindi l'unica via d'uscita non può essere altro che la
ripresa del conflitto. 
	lib.17/05/2008

											
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