[Redditolavoro] il sangue degli immigrati per il benessere degli
italiani
clochard
spartacok at alice.it
Sun May 11 17:19:56 CEST 2008
Giro da altra lista, purtroppo non c'è url
e
Di Mario Secondo
L'Italia è il paese comunitario dove accadono più morti sul lavoro.
Questo triste traguardo l'abbiamo raggiunto superando il milione di
morti sul lavoro, proprio quest'anno. Nel 2007 sono morti più di
1300 lavoratori. Uno ogni 7 ore. Il doppio rispetto alla Francia e
sei volte di più rispetto alla Gran Bretagna. Per darvi un'idea: i
soldati della coalizione anglo-americana caduti in Iraq tra il 2003
e il 2007 sono stati 3500. In Italia tra il 2003 e il 2007 sono
morti 5200 lavoratori! Un vero e proprio bollettino di guerra. Si
dovrebbero operare maggiori controlli, dato che in Italia solo il 3%
dei cantieri viene ispezionato. Nel 2007 tra i cantieri ispezionati
nel Lazio 84 su 100 erano irregolari. Nei cantieri edili comunque,
chi paga il prezzo più alto sono gli stranieri che vengono da noi a
lavorare. Un lavoratore su sei che muore sul lavoro, oggi è un
immigrato. Muoiono in tanti sul lavoro. E forse ci si è accorti che
si muore troppo. 1326 lavoratori morti in Italia nel 2007. Di
questi, nei cantieri, la percentuale di morti straniere ha raggiunto
quasi il 17%. Una percentuale troppo alta che è destinata a crescere
in quanto il numero degli stranieri presenti in Italia è in aumento.
Nel 2006 sono morti 1341 lavoratori, tra loro molti erano stranieri.
È l'esempio (uno dei tanti) di una palazzina in costruzione crollata
il 20 Settembre 2006 a Tor di Gaffe, vicino Licata in provincia di
Agrigento. I passanti ricordano un'enorme nube bianca ed un enorme
botto. Nessuno si è fatto male, la palazzina era vuota, hanno
raccontato ai primi soccorritori. Purtroppo non era così. Sotto le
macerie c'era un operaio rumeno, Mircea Spiridon sposato e padre di
tre figli. In casi come questo deve avvenire la denuncia del datore
di lavoro. Cosa che non è avvenuta. Durante i soccorsi, vigili del
fuoco e protezione civile hanno riscontrato, mediante sofisticate
apparecchiature, la presenza di un battito cardiaco, sotto le
macerie. Mircea rimane incastrato sotto le macerie, risponde al
grido del suo nome, ma un pilone crollato gli impedisce l'uso delle
gambe. Il datore di lavoro, messo sotto torchio è costretto ad
ammettere la presenza dell'operaio, una presenza occasionale, una
tragica fatalità, ci tiene a precisare che non era un operaio del
cantiere. Mircea Spiridon lavorava in nero presso quella ditta fin
dall'Aprile del 2005. Iniziò con paghe da 25 euro al giorno, poi 30
e fino a 35 euro al giorno. Aveva chiesto tante volte di essere
messo in regola. A tale richiesta conseguiva sempre la stessa
risposta "aspetta, aspetta". Dopo due giorni sotto le macerie
decidono l'amputazione delle gambe per Mircea, ed il conseguente
trasporto in ospedale mediante l'elisoccorso. Tutto inutile, Mircea
muore a trentadue anni, lasciando una moglie e tre bambini. Il
titolare della ditta cosa rischia per questa morte? Un'accusa di
omicidio colposo, ma secondo il nostro ordinamento giuridico tutto
si risolve con qualche mese di carcere. Questa è la situazione in
Italia. Muore un tuo operaio non in regola e si rischia poco e
niente. Ma se è vero che in tante aree italiane, i lavoratori,
specie quelli dei cantieri edili, non sono in regola, è pur vero che
manca una diffusa cultura della sicurezza e che tale cultura è
totalmente assente nei paesi di provenienza di molti lavoratori
immigrati.
I supervisori dei lavori edili spesso non ci sono sui cantieri,
perché si avvalgono di squadre esperte integrate da agenti
immigrati, e le squadre sanno già cosa fare. Nella provincia di
Licata su 385 cantieri ispezionati dai carabinieri e
dall'Ispettorato del lavoro 160 sono risultati irregolari, cioè
mancanti di norme elementari della sicurezza. E si scopre con una
certa meraviglia che un casco protettivo è merce rara nei cantieri.
Si riscontrano casi in cui, a seguito di ispezioni i datori
dimostrano, con documenti alla mano, che i dispositivi di protezione
(caschi, guanti, giubbotti ad alta visibilità) sono stati
effettivamente consegnati al personale, ma quest'ultimi non lo
indossano. E questa cultura viene anche esportata in strada dove i
ragazzi sui motorini non indossano il casco a Napoli e in gran parte
del meridione. Comunque secondo l'Ispettorato del lavoro su 60
lavoratori 22 risultano in nero. Cioè il 35%. Le possibilità che nel
mio cantiere vengano gli ispettori del lavoro sono molto poche in
Italia. Anche se, dati alla mano, l'ispezione resta una delle armi
più vincenti contro il lavoro nero e la prevenzione degli infortuni.
Allora perché di lavoro si continua a morire? Perché c'è un fenomeno
di non poco conto che si è sviluppato nelle aziende private e di
Stato, ed è la competitività. Lavorare, produrre, velocizzare tutti
i vari passaggi impegnando anche i tempi di inattività. Sono le
aziende che competono tra di loro, specie le multinazionali su scala
mondiale, è una sorta di campionato del mondo, battere la
concorrenza con ogni mezzo e fa niente se ci scappa il morto, fa
parte dei costi! Operai meccanici, stranieri sottopagati, le
qualifiche scomposte in varie ditte subappaltatrici, dove ogni
operaio non sa ciò che fa l'altro perché appartenente ad un'altra
ditta. Spesso queste ditte applicano i nuovi "contratti globali" che
sono totalmente illegali. Cioè il corrispettivo figurato in busta
paga, le ferie, i permessi, il monte ore lavorate e persino il
corrispettivo economico sono fittizi. Figurano 40 ore alla settimana
di lavoro per 800-900 euro ma in realtà si lavora dodici ore al
giorno anche quattordici per 1800-2000 euro versati parzialmente in
nero e niente ferie, malattia e tutti i vari diritti che il lavoro
dipendente comporta. Questo tipo di ditte ha vita breve, in genere
durano uno o due anni e se ci scappa il morto si sciolgono in
pochissimo tempo per non invischiarsi in risarcimenti di natura
civile e penale. Le sedi sono spesso in Campania, Calabria e Sicilia
dove i controlli circa la competenza di tali ditte, sono pari allo
zero (L'Espresso 21 Febbraio 2008). Storie di comunicati
dirigenziali dove ci si complimenta col personale perché la sede
italiana di quella multinazionale è terza nel mondo come
produttività rapportata ai costi e dopo una settimana muore
l'ennesimo operaio che va ad inglobare le 123.000 vittime, 123.494
feriti e 3.087 invalidi sul lavoro da inizio 2008 (Febbraio 2008).
Ma la piaga dell'immigrato vittima del lavoro si fa sempre più
profonda. Gli immigrati per sopravvivere, soprattutto all'inizio
della loro permanenza in Italia, fanno qualsiasi lavoro spesso a
prezzi ridicoli. E quante sono le patologie che colpiscono gli
operai e che non rientrano nelle statistiche perché non si
verificano subito, ma con gli anni? Se andate in giro nelle serre
dove si coltiva di tutto, troverete che l'80% di lavoratori sono
stranieri. Sono stranieri perché il contatto con i pesticidi è
altamente nocivo per la salute umana, ma questo agli stranieri non
viene detto, gli viene solo dato un panino che consumano nella
serra, e venti euro, se va bene, quando finisce la giornata di
lavoro. Poi dopo due anni ti ritrovi con un cancro alla prostata e
il dottore ti chiede "ma lei è a contatto con pesticidi?" bella
domanda, il problema è dimostrarlo. Ancora, storie di immigrati
caduti da trenta metri e rimasti due mesi in coma, che al loro
risveglio si trovano davanti alla proposta che se non denunciano
vengono messi in regola. Molti accettano, e tanti dopo un mese si
ritrovano senza lavoro, altri denunciano ma molte volte i reati
cadono in prescrizione e così anche la possibilità, in casi di
menomazione seria, di ricevere una pensione. Niente sentenza, niente
pensione. Le morti bianche sono dette tali perché non causate da una
diretta volontà di nessuno, ma le morti bianche in Italia si tingono
sempre più di nero.
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