[Redditolavoro] Cremaschi nega la parola ai licenziati Alfa, il Partito di Alternativa Comunista non dice nulla

SLAI Cobas Cremona slaicobascremona at gmail.com
Sat Mar 22 22:26:06 CET 2008


Il Partito di Alternativa Comunista, formato da militanti usciti da
Rifondazione Comunista, al cui congresso costitutivo siamo stati invitati e
abbiamo partecipato, ha diffuso nei giorni scorsi una nota sull'assemblea
nazionale della Rete 28 Aprile, di cui fanno parte suoi militanti e
dirigenti.


*In questa nota non si cita in alcun modo quanto accaduto, ossia
l'intervento del segretario della Camera del Lavoro di Milano Rosati contro
i licenziati dell'Alfa e il rifiuto di Cremaschi di farli parlare
all'assemblea.*


Abbiamo mandato una "nota di protesta" al Partito di Alternativa Comunista,
non solo perché pensiamo che l'episodio sia in sé grave, ma soprattutto
perché pensiamo che l'opportunismo e la politica dei sindacati concertativi
e dei loro dirigenti non vada condannata solamente nei proclami generali, ma
anche nei fatti concreti della politica sindacale.




Al Partito di Alternativa Comunista


Abbiamo ricevuto e letto il vostro resoconto sull'assemblea nazionale della
rete 28 Aprile (14 marzo a Milano) e il testo del vostro intervento.

Non vogliamo qui entrare nel loro merito, ma solo segnalarvi che *siamo
alquanto stupiti* della vostra "omissione" su quanto accaduto durante
l'assemblea.

Precisamente ci riferiamo al fatto che:


*1)* il segretario della camera del lavoro Rosati intimasse a una trentina
di operai dell'Alfa Romeo di Arese, licenziati nei giorni scorsi dalla Fiat,
di non diffondere sul sagrato della camera del lavoro il volantino poco
prima distribuito di fronte al Tribunale di Milano (senza problemi). Questo
mentre gruppi politici vari distribuissero i loro volantini senza che Rosati
avesse nulla da ridire.


*2)* lo stesso Rosati, dopo che i licenziati si fossero messi a volantinare
sulla strada, intervenisse nuovamente per impedire che i licenziati
portassero nella sala dell'assemblea 4 bandiere dello Slai Cobas, che
avevano in mano e che erano state utilizzate nel volantinaggio al tribunale.
(Bandiere lasciate fuori per non creare problemi e dare corda alle
provocazioni).


*3) Cremaschi non abbia concesso ai licenziati un intervento di cinque
minuti per spiegare cosa stesse accadendo all'Alfa di Arese con questi
ennesimi licenziamenti.*


Se veramente si vuole lavorare all'unità di classe, senza alcuna preclusione
di tessere, per cercare di unificare i lavoratori su di un unico fronte di
classe, anticoncertativo e anticapitalista, che a partire dai posti di
lavoro si muova sulla base di obiettivi, piattaforme e mobilitazioni comuni
e condivisi, come noi da tempo sosteniamo; *se veramente si vuole questo e
si vuole contrastare il settarismo organizzativo e di parrocchia, non
pensiamo che si possa tacere su fatti del genere, sul fatto che si rifiuti a
dei licenziati - per quanto iscritti ad un'altra sigla sindacale - di fare
un breve intervento per sostenere la loro causa contro il padronato*.


Noi dello Slai Cobas pensiamo che *gli operai licenziati dal padronato
vadano difesi a prescindere dalla tessere sindacali che hanno in tasca*.
Vanno difesi perché vittime di questo sistema economico fondato sul
profitto. E occorre difenderli sul serio, non solo nei proclami di carattere
generale, ma anche nei fatti concreti della politica sindacale.


Il rifiuto di farli parlare da parte di Cremaschi "puzza" di mediazione sia
con i vertici della camera del lavoro milanese, sia di preoccupazione di non
inimicarsi ancora di più i vertici della CGIL, entrambi corresponsabili
della situazione di Arese con la sotooscrizione per anni e anni di CIG,
riduzioni del personale, accordi di "rilancio" e accordi mai rispettati con
le istituzioni locali per il reintegro dei cassaintegrati.

Ma la difesa in termini di classe dei lavoratori deve confrontarsi con la
porta stretta della contrapposizione alla politica concertativa e
subordinata alla borghesia nazionale dei vertici confederali, anche
scontrandosi nei momenti concreti e non solo a parole negli studi
televisivi.


Che la Rete 28 Aprile abbia delle contraddizioni con la direzione CGIL è
innegabile, ma è altrettanto innegabile che la Rete 28 Aprile abbia ancora
più contraddizioni a schierarsi apertamente con i lavoratori in
contrapposizione alle politiche concertative e in lotta, allorché hanno
scelto di porsi fuori e contro le politiche e le strutture di un'organismo,
come la CGIL, irrimediabilmente e irreversibilmente contrapposto alla difesa
degli interessi operai e proletari in nome della difesa dell'economia
nazionale (come se operai e padroni avessero interessi comuni).


Siamo abituati a quest'atteggiamento tentennante della Rete 28 Aprile, senza
farne la storia, ci limitiamo a ricordarvi solo le vicende ultime della
campagna contro lo scippo del TFR fatto dal governo Prodi. Esponenti locali
della Rete hanno partecipato anche a numerose nostre assemblee in giro per
l'Italia, dicendosi concordi sui contenuti di critica alla politica del
governo e sul nostro invito ad una mobilitazione comune e aperta a tutti i
lavoratori in appositi comitati contro lo scippo del TFR non diretta
emanazione di questa o quella sigla sindacale. Con alcuni di essi, in
particolare a Milano, siamo arrivati fino al punto della riunione
organizzativa per indire assieme (a loro e altre sigle di base) assemblee
cittadine a partire dai posti di lavoro. Poi, Improvvisamente, la Rete 28
aprile si è tirata indietro e non ha voluto saperne più nulla, se non
limitatamente in "zona Cesarini" a giochi ormai pressoché fatti e senza
alcuna dimensione nazionale dell'iniziativa.


Continuando su questa strada di passi verso un'unità di classe
anticoncertativa e anticapitalista non se ne fanno di certo. Su questo
probabilmente direte che siete d'accordo, *ma a noi sembra ancora più grave
e preoccupante che chi, come voi, sostiene di voler dare una svolta alla
politica della Rete 28 Aprile*,* taccia poi su episodi come quello avvenuto
alla Camera del Lavoro di Milano il 14 marzo*. Episodio che ha coinvolto la
presidenza e la sala dell'assemblea, che non può esservi "sfuggito". Non è
che anche voi avete la "porta stretta" di non criticare ... troppo ...
Cremaschi, per non perdere cariche e peso all'interno della Rete?


Detto questo ribadiamo che oggi è quanto mai necessario unificare i
lavoratori, a partire dai posti d lavoro, senza preclusioni di tessere,
senza settarismi di parrocchia, su obiettivi, rivendicazioni e piattaforme
comuni e condivisi. Riteniamo sia necessario che questo percorso sia aperto
al più presto, per contrastare sia la tendenza al sindacato unico che
limiterà ancor più i magri diritti sindacali dei lavoratori, sia per
contrapporsi efficacemente al peggiorare della fase recessiva della crisi
che si sta manifestando.

Ma pensiamo anche che questo obiettivo non sia perseguibile accettando
opportunisticamente di piegarsi alle logiche di apparato delle burocrazie
dei sindacati concertativi, integrati nello stato e subordinati alla difesa
dell'economia nazionale.


Alleghiamo il nostro comunicato sull'accaduto diffuso il 14/3/08


per l'Esecutivo Nazionale dello Slai Cobas

Francesco Rizzo


Milano 21/3/2008





MILANO: ROSATI E CREMASCHI CONTRO

 I LICENZIATI ALFA ROMEO

Questa mattina una trentina di lavoratori dell'Alfa Romeo di Arese,
licenziati nei giorni scorsi dalla Fiat, dopo aver distribuito un volantino
al Tribunale di Milano nel quale chiedevano un intervento della procura
della repubblica contro la truffa miliardaria che fiat, americani e padroni
vari stanno facendo sull'area, si sono recati alla camera del lavoro di
Milano per denunciare i licenziamenti Fiat all'assemblea nazionale della
rete 28 aprile che lì si teneva.

Sul sagrato della camera del lavoro stavano distribuendo volantini vari
gruppi politici e sindacali ma, appena arrivati i licenziati dell'Alfa, il
segretario della camera del lavoro Rosati ha intimato ai licenziati di non
distribuire i volantini sul sagrato ma sulla strada.

E quando i licenziati si sono diretti verso la sala ove si teneva
l'assemblea della rete 28 aprile, il segretario della camera del lavoro
Rosati ha intimato ai licenziati di non portare dentro le bandiere rosse
dello Slai Cobas.

I licenziati hanno ribattuto che le 4 (quattro) bandiere dello Slai Cobas
erano state affisse in mattinata senza problemi alle inferriate del
tribunale e che quindi non si vedeva quale grande problema fosse quello di
portare 4 bandiere rosse dentro una sede della Cgil, ma Rosati non ha voluto
sentire ragioni.

Per evitare inutili risse i licenziati e lo Slai Cobas hanno lasciato le
bandiere all'ingresso e sono scesi nel salone dell'assemblea della rete 28
aprile.

Alla richiesta di un intervento sui licenziamenti dell'Alfa, Giorgio
Cremaschi ha detto di no, affermando che all'assemblea potevano intervenire
solo iscritti alla Cgil.

Tutto ciò è vergognoso.

Siccome ad arese il 90 % dei licenziati è dello Slai Cobas, siccome ad
Arese, nonostante 18.000 licenziamenti mirati fatti dalla Fiat in questi
anni, lo Slai Cobas è sempre il primo sindacato fra i 1.000 lavoratori Fiat
sopravvissuti ad arese e siccome lo Slai Cobas è il primo sindacato fra gli
altri 1.000 lavoratori precari dell'area dell'Alfa, ecco che allora la Cgil
di destra (Rosati) e quella di "sinistra" si girano dall'altra parte quando
arrivano i lavoratori.

Stasera Formigoni non è stato da meno rispetto a Rosati e Cremaschi: al
Pirellone era convocata la riunione sindacale sulla Cigs per 900 lavoratori
di Malpensa ma lo Slai Cobas, maggior sindacato fra gli operai, è stato
escluso dalla riunione.

Di tutto ciò non hanno finora dato notizia le varie televisioni, compresa
Mediaset, ove solo pochi mesi fa lo Slai Cobas è risultato il primo
sindacato nelle elezioni RSU.

14/03/08

*Slai Cobas*

*Sindacato dei lavoratori autorganizzati intercategoriale*

*Sede legale: via Masseria Crispi 4 / 80038 Pomigliano D'Arco NA / Tel. 081
8037023*

*Sede nazionale: Viale Liguria, 49 20143 Milano / Tel. 02 8392117*


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