[Redditolavoro] SPAGNA: Silenzi mediatici sulla direttiva Bolkenstein

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Sat Mar 22 08:58:20 CET 2008


Stato spagnolo: Notizie sindacali e silenzi mediatici – (Kimetz)

I silenzi mediatici nelle elezioni spagnole

Senza parole

In Spagna nessuno ha informato del caso che rappresenta un attacco ai sindacati di tutta l’Europa.

Il grande dominio che i temi identitari e di configurazione statale hanno nelle culture mediatiche e politiche del nostro paese (a costo dei temi sociali) spiega il fatto che mentre i mezzi di informazione e persuasione (incluso El Pais) hanno dato durante il periodo elettorale grande attenzione all’indipendenza del Kosovo e alla sua importanza per la Spagna, questi mezzi ignorano un altro fatto avvenuto in Europa le cui implicazioni per la qualità della vita dei catalani e degli spagnoli può perfino essere superiore.

Vediamo: l’anno scorso un tema che ha occupato grande spazio mediatico tanto in Europa quanto in Spagna è stato il rigetto da parte del Parlamento Europeo della proposta del Partito Popolare Europeo (del quale il PP spagnolo fa parte) della direttiva Bolkenstein, la quale aveva come obbiettivo “stabilire una cornice giuridica che tolga gli ostacoli alla libera circolazione dei servizi tra gli stati membri dell’Unione Europea”. Questa direttiva comprendeva il “principio del paese di origine”, che avrebbe permesso ad una impresa polacca che lavorasse in Spagna, per esempio, di pagare ai propri lavoratori salari polacchi invece che salari spagnoli. Cioè, che le condizioni lavorative sarebbero quelle del paese di origine dell’impresa invece di quelle del paese di residenza e lavoro. A questa proposta si opposero inizialmente il Partito Socialista Europeo (a cui appartiene il PSOE) e la Sinistra Unita Europea (della quale fa parte Izquierda Unida), così come la Federazione Europea dei Sindacati (alla quale appartengono i due sindacati maggioritari in Spagna, UGT e CC OO). L’approvazione della direttiva Bolkenstein avrebbe significato un abbassamento notevole dei salari e un indebolimento molto sostanziale dei sindacati nei paesi membri della UE, compreso la Spagna. È stata una vittoria delle forze progressiste europee che il Parlamento Europeo abbia rigettato la direttiva. Fino a qui la notizia conosciuta. Adesso quella ignorata.

In un giudizio dello scorso 18 dicembre, il Tribunale Supremo di Giustizia della UE, massimo interprete del diritto comunitario, rende possibile di fatto il diritto di una impresa straniera di pagare ai propri lavoratori salari del luogo di origine invece di quelli del luogo di lavoro. Di più, questo tribunale ha penalizzato i sindacati che si sono opposti. Tutto questo è accaduta nel paese della UE in cui i sindacati sono più forti: la Svezia. In quel paese, una impresa costruttrice della Lettonia stava costruendo una scuola nella regione urbana di Stoccolma conosciuta come Walxholm, con un governo locale conservator-liberale. Questa impresa pagava ai propri lavoratori salari molto più bassi di quelli esistenti nel settore della costruzione nella regione di Stoccolma, dove i salari sono regolati da contratti collettivi tra i sindacati e i rappresentanti padronali del settore. L’argomento utilizzato dal’impresa lettone era che i propri lavoratori erano lettoni e non svedesi, e perciò dovevano regolarsi secondo i contatti collettivi lettoni e non svedesi. Di più – aggiungeva l’impresa lettone – essa non stava violando le leggi svedesi, dato che i contratti collettivi non sono legge in Svezia.

I sindacati svedesi si sono opposti e dopo una mobilitazione (che ha goduto di un ampio appoggio popolare) sono riusciti a rompere la serrata dell’impresa. Questa, che si chiama Laval (da qui il caso si chiama Laval) ha portato il caso in tribunale e arrivò infine fino al Tribunale di Giustizia Europea, la massima autorità nell’interpretazione del diritto della UE, che ha risolto le questioni pregiudiziali presentate dicendo che, secondo il diritto comunitario, l’impresa lettone non stava violando nessuna legge svedese è ha dato emesso sentenza contro i sindacati per “aver ristretto la libera prestazione e mobilità dei servizi”.

Le sentenze della Corte Suprema toccano tutti i paesi membri della UE, per cui, come ha indicato la Confederazione dei Sindacati Europei, questo caso è un attacco frontale ai sindacati di tutta Europa e avrà effetti molto negativi per il processo della contrattazione collettiva, non solo in Svezia, ma in tutta l’Unione Europea. Da qui il fatto che la decisione ha creato un grande dibattito e la protesta in molti paesi dell’Unione Europea. Non così in Spagna. Nessun quotidiano spagnolo ha informato di questo fatto.

Nota – Vicenç Navarro è professore di Politiche Pubbliche della UPF
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