[Redditolavoro] Napoli: l'8 marzo tutti in piazza!!!

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Sat Mar 8 00:18:17 CET 2008


RIPRENDIAMOCI L’8 MARZO! RIPRENDIAMO LA LOTTA!
Perchè ogni donna possa scegliere liberamente del proprio
corpo, vita, futuro
 
SABATO 8 MARZO - NAPOLI
PRESIDIO - ORE 10 - PIAZZA DEL GESU’ 
 
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una vergognosa
campagna di criminalizzazione dell’aborto da parte delle forze cattoliche e da
esponenti politici di ogni colore. L’equiparazione aborto=omicidio, un tempo
appannaggio esclusivo della Chiesa, è entrata a far parte del vocabolario dei
nostri politici che, dietro allo scudo (crociato) della “difesa della vita”,
mascherano i loro attacchi vergognosi ai nostri diritti. La lista di Giuliano
Ferrara "Aborto? No, grazie!", il raid poliziesco nel Policlinico di
Napoli dove una donna appena uscita dalla sala operatoria in seguito ad un
regolare aborto terapeutico e ancora sotto l’effetto dell’anestesia è stata
interrogata e indotta invano a confessare un presunto aborto clandestino e la
decisione della Regione Lombardia di non praticare l’aborto terapeutico oltre
le 22 settimane e tre giorni dal concepimento del feto (invece di 24), non sono
che gli ultimi, grotteschi, esempi di come la legge 194 sull’interruzione di
gravidanza sia al centro di una violenta offensiva scatenata da più fronti. Il
primo fronte, più esplicito ed evidente, è quello su cui si cercano di
modificare e limitare per legge i tempi e i modi dell’interruzione di gravidanza
(equiparare i diritti dell’embrione a quelli della madre, ridurre i giorni
entro i quali è possibile effettuare l’intervento, rendere obbligatoria la
rianimazione del feto in seguito ad un aborto terapeutico). Ma gli attacchi più
pericolosi sono forse proprio quelli meno manifesti: cercare di modificare o
abrogare una legge che lo sancisce non è l’unico modo per sopprimere un
diritto; un diritto può essere infatti negato per legge, ma anche soltanto di
fatto: rendere complesso, inutilmente doloroso e di difficile accesso l’aborto
significa negare la possibilità effettiva di questa scelta. In questo senso il
dilagare dell’obiezione di coscienza (estesa anche al personale paramedico), il
cattivo funzionamento dei consultori e delle strutture ospedaliere, la mancata
introduzione dell’aborto farmacologico (tramite l’assunzione della RU486)
sbandierata dal Governo Prodi e mai messa in pratica, smantellano dall’interno
la legge 194. La scelta, già di per sé dolorosa, di abortire è resa poi ancora
più complessa e gravosa psicologicamente dai continui anatemi della Chiesa, dai
volontari del “movimento per la vita” che, in agguato nei consultori e negli
ospedali, cercano di fare pressioni e di scatenare sensi di colpa nelle donne,
e dai partiti politici che hanno fatto dell’antiabortismo una bandiera.
Il corpo delle donne continua ad essere un campo di
battaglia sul quale guadagnare voti e consensi, su cui speculare e fare
campagna elettorale, soprattutto da parte della sinistra istituzionale, come la
"sinistra arcobaleno", che tenta di recuperare consensi dopo il
totale e organico appoggio al Governo Prodi. A pagarne il prezzo siamo noi:
questa operazione propagandistica si compie a discapito della dignità e della
salute delle donne e del loro diritto ad autodeterminarsi, di scegliere del
proprio corpo e del proprio futuro. 
La nostra società si basa sullo sfruttamento e sulla
violenza, ma, per quanto riguarda la donna, questo sfruttamento e questa
violenza sono doppi. Non solo le donne sono le vittime per eccellenza delle
politiche tese a limitare e condizionare sempre più le scelte individuali, ma
finiscono per subire con doppia forza i processi di precarizzazione del lavoro
e smantellamento dello stato sociale. Costrette a lavorare sia in casa che
fuori, si trovano di fronte ad un mondo del lavoro che riserva loro gli
impieghi più precari e peggio retribuiti (rendendole, di fatto, sempre
dipendenti e subordinate “all’uomo di casa”), a casa devono poi accollarsi la
gestione della famiglia e spesso subire la violenza fisica e psicologica di un
uomo che, sfruttato e vessato sul lavoro, riproduce all’interno delle mura
domestiche lo stesso rapporto di sottomissione nei confronti della sua compagna
che (così gli è stato insegnato a fatti e a parole) ha il ruolo e il dovere di
sopportare la sua violenza. 
 
PERCHÈ LE DONNE NON SIANO PIÙ OPPRESSE, PERCHÈ GLI UOMINI
NON SIANO PIÙ OPPRESSORI!
 
Mobilitiamoci per difendere le conquiste delle donne, solo
così difenderemo i diritti di noi tutti! Scendiamo in piazza in difesa di quei diritti
che nelle piazze sono stati conquistati!
 
- Contro la campagna di criminalizzazione dell’aborto
- Contro gli attacchi alla autodeterminazione della donna 
- Per l’adozione della pillola abortiva RU486
- Per il potenziamento ed il radicamento dei consultori sul
territorio
- Per una reale educazione alla contraccezione


SABATO 8 MARZO - NAPOLI
PRESIDIO - ORE 10 - PIAZZA DEL GESU’
 
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