[Redditolavoro] Ma quale emergenza criminalità?

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Fri Jun 6 12:38:30 CEST 2008


Ma quale emergenza criminalità? 

Dall’ultimo ‘ Rapporto sulla criminalità in Italia ’ pubblicato dal
ministero degli Interni emerge come gli omicidi e in generale i crimini
violenti sono cresciuti nel corso degli anni Ottanta e hanno avuto il loro
apice nel biennio 1990-1992. Da allora sono in costante calo. I crimini
contro la proprietà registrano alcuni una leggera crescita, altri, come ad
esempio il furto in casa sono sostanzialmente stabili. E’ del 7 maggio 2008
la notizia, fornita dall’Istat, che il tasso di omicidi è in costante
decrescita, passando da 13,1 per milione di abitanti a 10,3 per milione di
abitanti. Nella classifica europea l’Italia si piazza all’ottavo posto tra i
Paesi più sicuri, dietro la Germania, ma davanti a Gran Bretagna, Francia e
Spagna.

E allora cosa sta succedendo?

I cittadini si sentono insicuri, ma non per il problema della delinquenza.
Sono insicuri per il lavoro, sempre più precario, insicuri perché non
riescono ad arrivare alla fine del mese e quindi non possono né risparmiare
né progettare il proprio futuro.

Perché allora l’ ‘emergenza criminalità ’ ? La spiegazione non è poi così
difficile: il ruolo dei mass-media.

I mass-media hanno alimentato l’ ‘emergenza criminalità”: furti e rapine non
sono delle grandi notizie e il loro posto è sempre stato, sui giornali
moderni, a pagina 10 nella cronaca locale, documentati da scarni
trafiletti.Oggi una rapina ad un tabaccaio la troviamo nei titoli dei TG
nazionali o sulla prima pagina dei quotidiani. Nonostante tutte le
statistiche ci dicano il contrario stampa e televisione continuano a parlare
di ‘emergenza’ o di ‘allarme’.

Quanto poi ai delitti di sangue siamo passati dalla notizia alla “fiction”.
I protagonisti diventano attori in commedia: il pubblico segue questi
“gialli” che non hanno avuto bisogno del genio di qualche scrittore, come
una specie di macabro “reality show” con le ricostruzioni filmate, i
plastici, le “voci dei protagonisti” e così abbiamo Chiara e Alberto,
Meredith, la “mamma di Cogne” e i “vicini di Erba”.

Giornate di trasmissioni e fiumi di inchiostro.

‘Una bugia ripetuta 1000 volte diventa una verità ’ e così nella percezione
degli italiani l’emergenza criminalità esiste veramente e guai a sostenere
il contrario.

All’interno del tema criminalità si inserisce quello sugli
“extracomunitari”. Mi permetto una piccola divagazione semantica:
extracomunitario alla lettera è colui che non è cittadino dell’Unione
europea. Eppure non è questo il significato in uso nel senso comune.

Quando la famosa Meredith è rimasta implicata nel delitto di Perugia nessuno
ha parlato di ragazza extracomunitaria, ma di cittadina americana.Viceversa
il suo amico africano era un extracomunitario. Nessuno pensa al permesso di
soggiorno di George Clooney quando si rilassa nella sua villa sul lago dal
Como, eppure è un extracomunitario.

Viceversa i rumeni, che non sono extracomunitari, rientrano nella categoria
nella concezione popolare.

Insomma “extracomunitario” per il senso comune è una sorta di
“extra-terrestre”, nel senso di un alieno, un essere antropologicamente
diverso da noi, la cui presenza non è gradita: qualcuno che, come si diceva
un tempo, non fa parte del “consesso civile”. L’uso corrente del termine
extracomunitario tuttavia non è un uso razzista, bensì classista.

Mi spiego: Kakà, il grande fantasista del Milan e vincitore del pallone
d’oro è brasiliano, quindi senza dubbio extracomunitario: tuttavia essendo
molto ricco e molto famoso si è integrato subito alla grande e gode di
ammirazione e rispetto da parte di tutti.La stessa cosa vale per tanti altri
sportivi ed artisti extracomunitari.

Facciamo un esempio sul mondo islamico: se uno sceicco saudita volesse
aprire un’impresa a Genova dando lavoro a migliaia di persone, non sarebbe
forse ben accolto? Penso proprio di sì, e credo anche che nessuno metterebbe
in discussione la sua possibilità di professare liberamente la sua fede
religiosa.

Chi sono allora, quelli che fanno paura? I poveri, semplicemente i poveri.

Extracomunitario nel senso comune è uno straniero povero, bianco, giallo o
nero non importa, importa che sia povero e quindi pericoloso. Pericoloso
perché deve soddisfare bisogni elementari, come mangiare e dormire sotto un
tetto e per fare questo può lavorare in nero, occupare abusivamente un
edificio, chiedere l’elemosina oppure, per l’appunto, rischiare di diventare
un delinquente.

La rabbia sorda dei cittadini in questo periodo di crisi ha finalmente
trovato il suo bersaglio: gli extracomunitari.

Nasce così una vera e propria retorica, che si avvita su se stessa e porta a
non poter in nessun modo risolvere il problema.

La retorica in questione si fonda sul seguente postulato, che nessuna
statistica riesce a far cambiare: gli extracomunitari sono tutti dei
delinquenti e bisogna cacciarli dall’Italia.

Faccio un esempio: un gruppo di mussulmani si riuniva in un vicolo del
centro di Genova per pregare, ad ore stabilite, rivolti verso la Mecca.
Protesta dei cittadini: intralcio alla circolazione. Allora, pazientemente,
si sono ritrovati all’interno di un portone: protesta dei condomini,
disturbo della quiete. Si sono infine spostati nel vano caldaie, per non
dare fastidio: non si può, il locale non è a norma. Qual è dunque la
soluzione?

La logica vorrebbe che si costruisse una moschea, o una sala per il culto,
ma è impossibile anche questo perché potrebbe diventare un covo di
terroristi e perché loro, “a casa loro”, non ci fanno costruire le Chiese (
cosa che è ampiamente falsa, benché anche questo sia entrato a far parte
della retorica popolare).

Insomma, alla fine della favola, se ne devono andare e basta. Peccato che
ciò sia impossibile, sia quando governa la destra che quando governa la
sinistra.

Tre quarti del mondo sono alla disperazione, nella fame, nella guerra, nella
povertà: non è possibile fermare le migrazioni, non sarebbe possibile
neanche sparando con i cannoni sulle boat-people, come proponevano i
leghisti qualche anno fa.

Il numero di stranieri nel nostro Paese è costantemente cresciuto sia negli
anni dei governi di centrosinistra (19996-2001 e 2006-2008) sia durante
quelli di centrodestra (2001-2006), malgrado la legge Bossi-Fini e la
retorica del pugno di ferro; anzi la legge Bossi-Fini, rimasta sempre in
vigore anche durante il governo Prodi, è stato un fenomenale volano per la
clandestinità, essendo di fatto una legge inapplicabile.

Nella recente campagna elettorale il Pd di Walter Veltroni ha fatto sua la
retorica della destra sugli stranieri, proponendo al governo Prodi un
decreto sulla sicurezza al limite della violazione dei diritti umani, che
per fortuna è stato modificato dal ministro Amato, ma è risultato davvero
poco credibile, e gli esiti elettorali hanno dimostrato che inseguire la
destra sul suo terreno non ha spostato un solo voto. Quale può essere allora
la soluzione? Il primo punto è non farsi trascinare dal meccanismo della
paura.

Barack Obama non ha come solo slogan il famoso “Yes, we can”; ne ha anche un
altro : “uscire dalla paura”.

Ritrovare, a tutti i livelli, la forza di tessere nuovamente una rete di
solidarietà produttiva, giocata per qualcosa e non “contro qualcuno”. La
storia, infatti, ci insegna che dalle guerre tra poveri escono sempre
vincitori i ricchi.

Mettere in atto una seria politica di integrazione, anche se è impopolare, è
l’unico modo per garantire la sicurezza e la legalità per tutti; una seria
politica di integrazione non vuol dire mettere in campo delle “scorciatoie”
per gli stranieri, ma delle politiche di tutela dei diritti che siano per
tutti.

Insomma ritrovare le ragioni per uscire dal cinismo, organizzare nelle forme
e nei modi opportuni un cammino comune di speranza, uscendo da una retorica
negativa che però, in fin dei conti, è molto utile a qualcuno.

http://alasinistra.blog.kataweb.it/2008/06/05/emergenza-criminalita/?rep=rephpsbsx




 
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