[Redditolavoro] La crisi capitalista e le conseguenze per i lavoratori

SLAI Cobas Cremona slaicobascremona at gmail.com
Fri Dec 19 10:49:52 CET 2008


*La crisi capitalista e le conseguenze per i lavoratori*

*Michele Michelino*



Dopo che il governo USA ha stanziato 700 miliardi di dollari per salvare
dalla bancarotta le banche di Wall Street e l'economia americana, anche i
governi europei hanno varato un piano anti-crisi di 200 miliardi di euro.  170
miliardi saranno però messi dai governi dei singoli paesi membri a seconda
delle loro possibilità. I 27 paesi della UE potranno anche sforare
lievemente i limiti di Maastricht per un anno senza subire la procedura di
infrazione, che però sarà pesante per i singoli paesi nel caso non venga
rispettato il vincolo deficit/pil del 3%.

Dai primi dati gli aiuti stanziati dal governo Italiano sarebbero così
divisi: 16 miliardi per infrastrutture, cioè ai padroni-costruttori, 10
miliardi alle banche e alla finanza, 0,45 miliardi ai pensionati sotto i 500
euro. E' stata inoltre istituita la "social card" per coloro che non ce la
fanno ad arrivare a fine mese e muoiono di fame, un contributo aggiuntivo di
40 euro al mese, pari a 1 euro e 33 centesimi al giorno.

Più che nelle parole, in queste cifre è già evidente il carattere di classe
del governo e quali interessi sostiene

Intanto - con il crollo delle borse - i fondi integrativi del TFR dei
lavoratori, gestiti da padroni e sindacati sono andati a picco.

Fondo Enel:                                     -27,6%

Fonchim (Chimici )                          - 24,89%

Pegaso (servizi di pubblica utilità)   -18,07%

Cometa (metalmeccanici)                -16,43



Di fronte alla paura del crac del capitalismo i borghesi cercano di salvare
il sistema capitalistico e finanziario cercando di introdurre nell'opinione
pubblica alcuni concetti, come "economia reale" che si opporrebbe ad una
"economia finanziaria virtuale", invocando nuove regole in grado di
controllare il mercato, come se il mercato capitalista non fosse un
tutt'uno.

Non è un fatto nuovo.

La crisi impone sempre cambiamenti e alcuni pensano che basti cambiare
alcune regole o darsene di nuove per evitare in futuro altre crisi. Far
finta di cambiare tutto per non cambiare nulla è una vecchia tattica. Nella
società democratico-borghese, sotto il dominio del capitale, nessuna legge
stabilisce che l'operaio è uno schiavo salariato però – dato che la
proprietà dei mezzi di produzione è in mano a pochi che lo privano della
possibilità di sviluppo economico - il lavoratore *è* uno schiavo salariato.


In momenti di difficoltà, quando il sistema capitalista traballa dalle
fondamenta sotto i colpi delle crisi e delle lotte proletarie, i borghesi
"illuminati" sarebbero disposti anche a contrattare un minore tasso di
sfruttamento o l'eliminazione degli "abusi" del capitalismo, a patto però
che non si intacchi il sistema del lavoro salariato basato
sull'espropriazione e sullo sfruttamento dei lavoratori che continua a
riprodurre sfruttati e sfruttatori.

I sostenitori del libero mercato e dell'"economia reale", del "capitale
produttivo" - che hanno sempre nascosto dietro una parvenza di libertà
formale lo sfruttamento e il carattere dittatoriale della violenza e della
brutalità capitalista - oggi sono i primi a richiedere ai loro governi
misure "socialiste" a favore dei padroni.



Mentre i governi intervengono a favore delle banche e della finanza, cioè
dei capitalisti, con i soldi pubblici tolti dalle tasche di tutti i
cittadini, in particolare dei proletari e delle fasce più povere della
popolazione che pagano le tasse alla fonte sul reddito di lavoro o pensione,
negli USA in pochi mesi ci sono stati 100.000 licenziamenti nel settore
finanziario, dell'auto, nell'edilizia. La Morgan Stanley, la seconda banca
d'affari americana prima della crisi, dopo il salvataggio da parte del
governo americano in settembre ha annunciato che ridurrà di un ulteriore 10%
il suo personale. La Citigroup ha preannunciato 53.000 licenziamenti dovute
a prestiti non rimborsati e sono già avvenuti i primi massicci licenziamenti
nel settore automobilistico.

In Europa si prevedono, per effetto della recessione, licenziamenti
massicci; in Italia (dati CISL) per i prossimi due anni sono previsti circa
900.000 di posti di lavoro in meno.

Intanto il Parlamento Europeo ha approvato l'istituzione della "Carta Blu"
per regolare l'immigrazione "qualificata".

Gli immigrati titolari della carta potranno richiedere un salario superiore
solo di 1,7 volte il salario lordo che ricevevano nel loro paese ( ad
esempio 3800 euro per un francese, ma solo 325 per un bulgaro).

In questo modo si aumenta la concorrenza fra lavoratori (facendo lo stesso
lavoro con salari diversi) e i salari continueranno a scendere a tutto
vantaggio dei profitti.



Ma la crisi non colpisce tutte le classi sociali nello stesso modo. Mentre
diminuiscono i consumi della maggioranza proletaria e più povera della
popolazione, di chi non arriva a fine mese, crescono a dismisura i consumi
di lusso che il 2% della popolazione può permettersi, mentre un altro 12% di
borghesi - pur non ostentando gli status symbols della ricchezza sfrenata-
vede aumentare il suo capitale e i suoi consumi.



Dopo anni di contenimenti salariali e aumento dei profitti la Confindustria
ed il governo ripropongono la solita ricetta: gli operai devono continuare a
farsi sfruttare pacificamente o tutto il sistema capitalista rischia di
saltare.

Il capitalismo, l'imperialismo dietro la facciata "civile e democratica" dei
periodi pacifici dell'abbondanza, nascondono il più spietato sfruttamento.
Licenziamenti, morti sul lavoro e di lavoro, precarietà, fame e guerra
stanno nuovamente portando il mondo verso la catastrofe, e la crisi dimostra
che nessuna mediazione è possibile fra sfruttati e sfruttatori.



I partiti rappresentanti delle varie frazioni della classe borghese (sia di
centrodestra che di centro sinistra) e i sindacati confederali, facendosi
sostenitori della logica del profitto e della concorrenza capitalista,
dividono i lavoratori mettendoli gli uni contro gli altri, disposti ad
accettarne tutte le conseguenze, compresi i licenziamenti di massa che a
parole dicono di voler combattere.



Solo l'azione organizzata e cosciente della classe operaia e proletaria può
mettere un argine a questa deriva. Solo distruggendo quel cancro
dell'umanità che si chiama capitalismo, eliminando lo sfruttamento
capitalistico dell'uomo sull'uomo, è possibile eliminare la fame, la sete,
le guerre e avanzare verso l'emancipazione dei lavoratori e di tutta
l'umanità.


*Da Nuova Unità n. 8, dicembre 2008*

-- 
SLAI Cobas
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