Re: [Redditolavoro] Fw: [RK] Rattus_ Il crash di belzebù - ma io di bifo me ne faccio un baffo
vittoria oliva
huambos at virgilio.it
Tue Dec 16 12:54:58 CET 2008
ehehe Enrico si entusiasma per tutto!
----- Original Message -----
From: <marku at inventati.org>
To: <redditolavoro at ecn.org>
Cc: <cerchio at inventati.org>
Sent: Tuesday, December 16, 2008 12:40 PM
Subject: [Redditolavoro] Fw: [RK] Rattus_ Il crash di belzebù - ma io di
bifo me ne faccio un baffo
>
> ma parla proprio di quel bifo
> che ieri si vendeva anima e core
> per una comparsata sul giornaletto
> della repubblicchetta delle bananette
> ed oggi si riscopre massimalista
> al tempo giusto
>
> io credo di no
>
> sarà senz'altro un'altro Bifo
> non un rottame dell'antagonismo
> furbesco e di facciata
> un omonimo senza macchie d'inchiostro pennivendole e senza paura
>
> http://it.youtube.com/watch?v=qOo5qP2-fWI
>
>
>
> "Se c'è un punto che trovo veramente affascinante nella lista che Bifo ha
> proposto per Bologna è la determinazione con cui Franco chiede di
> inventare
> dalla testa ai piedi una Bologna diversa. E questo è ciò che si dovrebbe
> suggerire agli studenti. Avere idee radicali e coltivarle senza
> pregiudizi.
> Costruire pensiero e pratica alternativi. Non è un vezzo, è una
> necessità.
> Capire il segno e l'orizzonte del pensiero autonomo."
>
>
> -------- Original Message --------
> Subject: [Redditolavoro] Fw: [RK] Rattus_ Il crash di belzebù
> Date: Tue, 16 Dec 2008 12:11:57 +0100
> From: "clochard" <spartacok at alice.it>
> To: "redditolavoro" <redditolavoro at ecn.org>
>
>
> ----- Original Message -----
> From: "rattus" <wbario at tin.it>
> To: <rekombinant at liste.rekombinant.org>
> Sent: Friday, December 12, 2008 8:22 PM
> Subject: [RK] Il crash di belzebù
>
>
> HelpCari rk, vi invio qualche nota presa in velocità in queste ultime
> settimane. Roba per insonni, come ai vecchi tempi.
>
> Rattus
>
>
> *****************
>
> "Senatore, qual è il futuro per i nostri giovani ?"
>
> A questa domanda dell'intervistatrice Belzebù non risponde. Sembra
> tramortito, i suoi neuroni si spengono per un istante. Tutti quelli che
> considerano Andreotti un archivio efficientissimo, un cervellone di dati,
> pensano per un istante la medesima cosa: che di fronte a un simile quesito
> il "sistema s'è impallato" è andato in crash.
>
> Perché ? Ma perché in ballo non c'è solamente il decreto Gelmini. Un
> conto
> è
> parlare di fondazioni, di maestro unico, di tempo pieno, altro conto è
> parlare di futuro.
> Pare che Andreotti si sia rimesso in funzione dopo qualche istante,
> complice
> un buffettone rifilatogli da una guardia del corpo.
>
> "Tu ci blocchi il futuro, noi ti blocchiamo il sito" (o qualcosa del
> genere)
> è questo, in buona sostanza, il testo che è apparso per qualche ora sul
> sito
> di Giulio Tremonti. L'espressione "bloccare il futuro" deve evocare
> spettri
> terribili nella classe politica.
>
> "Guardiamoci nelle palle degli occhi", diciotto anni fa, di questi tempi,
> tra ottobre e natale del 1990, prendeva forma la protesta della "Pantera".
> Anche in quel caso si protestava contro una legge che puntava a
> "privatizzare" l'università. In effetti la Ruberti non sortì seffetti
> sensibili e non colpì direttamente le risorse come fa oggi la riforma
> Gelmini. Ma, allora come oggi, le questioni al pettine superavano, e non
> di
> poco, il problema specifico della riforma universitaria xyz. Si può
> arrivare
> a dire - a costo di urtare la sensibilità dei precari della ricerca - che
> la Ruberti allora, come la Gelmini oggi, erano dei pretesti per esprimere
> un
> disagio giovanile che aveva (ed ha) una dimensione più vasta
> dell'orticello
> chiuso delle università italiane.
>
> Vediamo qualche dato recente. Nel periodo CHE PRECEDE, la crisi
> finanziaria
> conclamata, in italia è cresciuto costantemente il gap (la forbice) tra
> poveri e ricchi. La crescita dell'ineguaglianza è stata progressiva
> einesorabile dal 1985. Lo dice a chiare note l'OCSE nella sua ultima
> relazione.
>
> Una ricerca sulla felicità svolta da una prestigiosa rivista scientifica
> mostra come l'Italia abbia visto diminuire il proprio indice di felicità
> "percepita" negli ultimi otto anni, in controtendenza rispetto alla
> maggior
> parte dei paesi europei.
>
> http://www.diregiovani.it/gw/producer/dettaglio.aspx?id_doc=14498
>
> Le due ricerche hanno un punto di contatto: la ricerca sulla felicità,
> premiando la Danimarca come il paese più felice, evidenzia come
> l'eguaglianza (o almeno la minor diseguaglianza) sia un importante indice
> di
> benessere.
>
> Ciò che si deve riconoscere è che, al di là delle posizioni di Obama,
> gli
> allievi di Milton Friedman hanno veramente finito con le loro dottrine.
> Sono
> platealmente impopolari. In effetti Sbancor è stato forse il primo a
> denunciare, appena qualche giorno prima di 11/9, che l'economia USA stava
> attraversando in quei giorni la sua crisi peggiore. Le considerazioni del
> nostro compianto uomo a Wall Street erano di una lucidità spietata: la
> crisi
> era talmente profonda da aprire lo spazio per nuove avventurismi e
> disastri
> militar-industriali. La sua previsione raggelante venne confermata dai
> fatti. Ma dopo sette anni, possiamo ben dire che la vecchia talpa in
> qualche
> modo ha scavato. Uno dei motivi per cui si è assistito a ripensamenti come
> quello di Tremonti (con i suoi patetici riferimenti all'etica) è che la
> critica dell'economia neocon che fu promossa dalle menti migliori del
> movimento noglobal (penso ad esempio a Marazzi a Sbancor a Bifo a Naomi
> Klein) è diventata senso comune. L'evidenza clamorosa di paradossi come la
> guerra in Iraq, e i grandi scandali finanziari hanno dimostrato tutte le
> ragioni di quelle proteste. E' di oggi la notizia che è stato arrestato
> per
> truffa il direttore del Nasdaq.
>
> L'unico che ancora va in giro a raccontare che la crisi è dovuta alla
> sinistra che fa l'uccello del malaugurio è il presidente del consiglio.
> Questo è l'aspetto tragico di tutta la faccenda: mentre il mondo economico
> rimane attonito di fronte al crollo delle teorie della purezza del
> mercato,
> della deregulation e dei tagli indiscriminati, noi qui dobbiamo misurarci
> con una tregenda di inqualificabili idioti che suonano ancora la fanfara
> come fossimo ai tempi di Reagan. "Hic Manebimus optime" (qui ce ne
> rimaniamo
> ben felici) ci mandano a dire. E l'opposizione, invece di puntare il dito
> sui problemi reali, passa le settimane a preoccuparsi del destino di
> un'istituzione inutile come la commissione vigilanza della rai.
> L'aspetto più triste di questa faccenda è che a pagare la crisi non sarà
> Bush, che si è appena comprato una villa da 3 milioni di dollari. Sbancor
> sotto questo profilo aveva ragione: il loro obiettivo non è stato vincere
> la
> guerra, ma fare soldi ai danni dei contribuenti. Se questo è quel che
> rimane
> di trent'anni di filosofie economiche liberiste, c'è da chiedersi cosa
> faranno i neoliberisti nostrani. Lorsignori hanno raggiunto solo ora il
> potere necessario per effettuare le ultime svendite, quelle meno
> digeribili:
> gli edifici scolastici, le sedi universitarie, le aziende sanitarie, gli
> ospedali. Rinunceranno ?
>
> Finora la destra ha dilagato su parole d'ordine come: "presidia il bordo",
> "sorveglia il confine". Oggi si intuisce che "bloccare il futuro"
> appartiene
> allo stesso orizzonte concettuale di "presidiare il confine". Chi presidia
> il confine è lo stesso che ti blocca il futuro.
> Certamente vi sono "nuovi giunti" che arrivano da terre lontane muovendosi
> nello spazio ma poi ci sono "nuovi giunti" che arrivano da annate non
> troppo
> lontane. Sono i giovani.
> Ai primi si sbarra la strada con i CPT ai secondi, appunto, si "blocca il
> futuro".
>
> In una situazione come questa non conviene sottovalutare spunti critici
> come
> quello di Sergio Bologna.
>
> Questo studioso ha fatto benissimo a mettere in guardia l'onda anomala da
> comportamenti ingenui ricordandoci come:
>
> «Negli anni della forsennata privatizzazione (1992/93) con cui l'Italia ha
> messo nelle mani di nuovi raider della finanza immensi patrimoni pubblici
> (leggetevi a questo proposito il libro di Giorgio Ragazzi I signori delle
> autostrade, Il Mulino, Bologna 2008 ma lo stesso se non peggio potrebbe
> dirsi di Telecom), suggellando il suo "golpe bianco" con l'accordo
> sindacale
> del luglio 1993 grazie al quale oggi abbiamo i salari d'ingresso più bassi
> d
> 'Europa, non erano certo personaggi della nuova Destra a menare la danza
> ma
> uomini come Romano Prodi ed altri ex manager pubblici. A beneficiarne sono
> stati i Tronchetti Provera, i Benetton, i Colaninno, i Gavio li ritroviamo
> tutti guarda caso oggi nella vicenda Alitalia»
>
> http://www.nazioneindiana.com/2008/11/13/a-gamba-tesa-sergio-bologna/#more-1
> 0870
>
>
> Per quel che riguarda l'università faccio un esempio che forse aiuta a
> comprendere alcuni passaggi di quel periodo: appena un paio di anni dopo
> la
> protesta della "Pantera" l'università che frequentavo, psicologia, fu
> colpita da un vero e proprio tsunami contro il sapere pubblico. La
> formazione post-laurea venne ad un tempo privatizzata e resa obbligatoria.
> In pratica, chi voleva "aprire bottega" da psicologo del lettino doveva
> studiare altri sette anni dopo la laurea quinquennale (1 anno di
> tironicinio
> + esame di stato + scuola di specializzazione privata. In tutto 12 anni
> quando va tutto bene).
>
> L'operazione di POLITICA parlamentare vide all'opera su questo obiettivo
> l'area socialista, che ne fu la principale ideatrice, con l'appoggio del
> PCI
> (specialmente dei miglioristi) e dell'area cattolica.
> Non ci sono dubbi circa il fatto che tale operazione creò, per un breve
> periodo, un rimbalzo economico di notevoli dimensioni. Fiorirono le scuole
> private post-laurea (oggi completamente in mano ai baroni universitari) e
> si
> creò un canale parallelo a quello universitario.
> Vale ricordare che molti tra quelli che oggi insegnano a contratto nelle
> università pubbliche e si autodefiniscono "Precari della ricerca"
> aderirono
> a quella mutazione radicale del tessuto universitario senza fare troppe
> questioni, sebbene avessere iniziato a farsi conoscere dai docenti proprio
> protestando contro "La Ruberti" e le privatizzazioni.
>
> (Non nego che rivederli oggi in piazza, tra gli studenti che protestano
> contro la Gelmini mi strappa la risata).
>
> Ma vale notare che tra i promotori di questa legge sugli psicologi c'erano
> anche molti "girotondini". Del resto la privatizzazione della psicologia
> era nei fatti del tutto "legale". Avveniva a norma di legge. E quindi
> questi
> si sentono con la coscienza a posto. La rapina può essere fatta a norma di
> legge. (Anche se c'era spazio, a mio parere, per un ricorso sulla
> costituzionalità).
>
> Comunque, ciò che occorre chiarire non è il fatto che molte di queste
> figure
> non sono affidabili nel loro attuale autoplocamarsi di sinistra e per la
> scuola pubblica. Che non lo siano è un'ovvietà. Ciò che sarebbe bene gli
> studenti mettano in conto è, piuttosto, che queste persone non hanno
> saputo
> sviluppare alcun tipo di modello teorico alternativo a quello dominante.
> La
> ricerca in Italia s'è prosciugata di intelligenze all'incirca intorno
> all'inizio degli anni '80. La discriminazione politica s'è fatta sempre
> più
> feroce nei dipartimenti e ben pochi degli studenti provenienti dai
> collettivi veniva accettata ai piani alti se non faceva pubblica ammenda
> di
> qualsiasi velleità politica.
>
> Questo problema va preso sul serio non perché "i precari della ricerca"
> sono
> cattivi o perché non sono stati sufficientemente onesti da rinunciare di
> fronte a uno scenario così desolante. Va preso sul serio perché oggi non
> c'è
> più alcuna forma di pensiero alternativo sufficientemente evoluta.
>
> Il fatto è che, bollando qualsiasi forma di pensiero di una sinistra di
> classe come anticamera del terrorismo e dell'unione sovietica si è
> consapevolmente spianata la strada all'impero teorico dei neocon.
>
> Alcune settimane addietro si discuteva con un giornalista del manifesto
> sulla presenza nel giornale di uno studioso che nei suoi libri strizza
> l'occhio a un neocon come Steven Pinker. Ebbene: il vero problema è che
> questa persona è perfettamente in buona fede. Non c'è da stupirsi se un
> ragazzo intelligente e di sinistra non trovi, oggi, nelle università,
> "niente di meglio" di un Pinker. E non c'è da stupirsi se lo scelga come
> proprio modello. E' d'avanguardia, è USA, dice cose sensate, comanda su
> decine di dipartimenti. Cosa c'è di meglio?
>
> Sotto questo profilo, quando la Gelmini dice che vuole premiare quelli che
> "pubblicano" dimostra di aver capito poco assai delle logiche attuali. Il
> "publish or perish" domina da anni con conseguenze per lo più nefaste
> sulla
> cultura scientifica. C'è gente che aggiunge il proprio nome agli articoli
> scientifici scritti dagli allievi senza nemmeno leggerli. C'è perfino chi
> si
> autofinanzia un editore, per poter dire di aver pubblicato.
> Un celebre insegnante e direttore di una scuola privata di psicologia
> clinica (di quelle post-riforma) ha scritto almeno trenta libri in una
> decina d'anni, sugli argomenti più disparati, per un editore praticamente
> di
> sua proprietà, ognuno firmato con un allievo della sua scuola. C'è
> ragione
> di pensare che ne abbia letti, nella migliore delle ipotesi, un paio. Quel
> che mi chiedo è se gli autori reali, per avere l'onore di pubblicare con
> lui, abbiano dovuto pagare una retta aggiuntiva a quella che già pagano
> per
> frequentare la "sua" scuola.
>
>
> Se c'è un punto che trovo veramente affascinante nella lista che Bifo ha
> proposto per Bologna è la determinazione con cui Franco chiede di
> inventare
> dalla testa ai piedi una Bologna diversa. E questo è ciò che si dovrebbe
> suggerire agli studenti. Avere idee radicali e coltivarle senza
> pregiudizi.
> Costruire pensiero e pratica alternativi. Non è un vezzo, è una
> necessità.
> Capire il segno e l'orizzonte del pensiero autonomo.
>
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