[Redditolavoro] A Taranto si muore anche di diossina

anna a.grav at libero.it
Tue Dec 16 09:57:54 CET 2008


 

su  <http://zincao.blogspot.com> http://zincao.blogspot.com le foto di Taranto e
della manifestazione

 

A Taranto si muore. Per la diossina. Non ci sono più dubbi. Neonati, bambini,
mamme. Commercianti, avvocati, medici. Studenti, operai e tanta tanta gente
comune. Taranto non ce la fa più. Sta affogando. E ha provato a reagire, a dire
"Basta" con una manifestazione nel centro della città, il 29 novembre. Tutti in
piazza contro l'Ilva, contro la diossina, contro l'inquinamento che sta negando
un futuro ai giovani e ai bimbi. Ventimila persone, molti i piccoli. "Ci avete
rotto i polmoni", è lo slogan principale. 

Non si respira più nella città pugliese. O quello che si respira fa morire.
Quando si entra nella città dei due mari, non si può rimanere indifferenti. Una
nuvola nera ti travolge, il colore del cielo è cambiato. E' grigio. C'è qualcosa
che non va, e ora tutti, finalmente, se ne stanno accorgendo. Ai balconi sono
appesi striscioni, anche se i balconi hanno cambiato colore. Persino i palazzi
più colorati sono diventati rossastri. Quelle tinte maledette del veleno. Anche
le pecore sono malate. Devono essere abbattute, per forza, sono malate. Notizia
moderna

DIOSSINA, IL TRIPLO DI SEVESO - Perché gli impianti industriali che le sono
stati costruiti attorno sono più grandi della città stessa. Un problema che
esiste da 30-40 anni, ma che ora sta diventando drammatico. La situazione sta
degenerando, i bambini ne soffrono, le mamme hanno la diossina nel latte. Una
sostanza si accumula nel tempo, e a Taranto ce n'è per 9 chili, il triplo di
Seveso per intenderci.

 

Ma ora al via la protesta, grazie anche ai movimenti dei cittadini, alle
trasmissioni tv che si sono occupate del caso, grazie alle associazioni
ambientaliste. Grazie ai giovani. Già, perché non tutti sanno che a Taranto, nel
quartiere Tamburi (a ridosso dello stabilimento dell'Ilva) tutti fumano, anche i
non fumatori, anche i bambini. A 10,11, 12 anni. Queste persone, senza volere e
senza alcuna difesa, si "fumano" i cancerogeni industriali in quantità variabili
a seconda del vento e delle condizioni meteoclimatiche. Ed è come se fumassero
da anni, decenni.

IL BAMBINO MALATO DI TUMORE DA FUMO E IL BESTIAME ABBATTUTO - E' agghiacciante
il caso "unico nella storia della medicina, neanche al Gaslini di Genova
sapevano che cosa dirmi", come dice il dottor Patrizio Mazza, primario del
reparto di Ematologia dell'ospedale Moscati di Taranto, del bambino malato di
adenocarcinoma del rinofaringe. Il medico pensava di aver sbagliato diagnosi. E
invece no. Quel piccolo di 10 anni aveva un "tumore da fumo". Un tumore che
colpisce gli adulti, gli anziani, che hanno fumato per una vita. E invece Marco,
che giocava per strada ai Tamburi, aveva respirato la diossina dell'Ilva. Ora ha
13 anni e si sta curando. "La causa è la diossina che respiriamo tutti i giorni.
Qui si muore e basta". I cittadini sono arrabbiati. Ma non è tutto. Cinque
adulti hanno scoperto di avere il livello di contaminazione da diossina più alto
del mondo. La diossina è entrata anche nella catena alimentare: la Regione
Puglia ha ordinato l'abbattimento di 1.200 pecore e capre. Sono pericolose.
Un'emergenza nazionale.

IL DILEMMA POSTI DI LAVORO-SALUTE - Il problema è che Taranto è inquinata. Solo
che si è trattato di un inquinamento "lento" costruito da 45 anni di fumi dello
stabilimento siderurgico e per questo motivo "silenzioso" perché di mezzo c'era
e c'è un intero sviluppo economico da salvaguardare. E oggi il prezzo che si
paga è altissimo: bambini malati di tumore come fossero fumatori incalliti,
diossina che si rileva persino nel latte materno. Ma il dilemma è molto più
grande di quanto si immagini. Si tratta di un ricatto, un ricatto sociale.
Scegliere tra il lavoro e la propria salute. 

L'Ilva, senza considerare l'indotto, occupa circa 15 mila persone e rappresenta
lo snodo centrale di tutta l'economia jonica. Per contro la logica del profitto
applicata dalla dirigenza dello stabilimento ha fatto sì che la sicurezza
ambientale fosse un elemento di secondo ordine. I controlli non sono stati
adeguati. Il risultato? Al di là dei dati relativi alla diossina, sono anche le
emissioni di mercurio, IPA, benzene, PCB, arsenico e piombo a toccare livelli
allarmanti. 

Ma qualcosa è cambiato. I cittadini, stanchi, ora hanno dato una risposta al
ricatto. Scelgono la salute. Il lavoro sì, ma con super controlli e zero
pericoli per i bambini. Solo a queste condizioni l'Ilva può c ontinuare ad
esistere. E i primi passi si stanno facendo 

LA LEGGE REGIONALE, UNA SPERANZA - E' la prima volta in Italia. Una legge
regionale disciplinerà in Puglia con limiti più bassi l'emissione in atmosfera
di diossine e furani (specificamente ''policlorodibenzodiossina,
policlorodibenzofurani ed altre sostanze''). Il disegno di legge è stato
approvato lo scorso 11 novembre dalla giunta regionale. La Puglia rispetterà una
legge europea e non una italiana. La norma è fatta apposta per lo stabilimento
siderurgico Ilva di Taranto. 

L'aspetto più importante della norma riguarda gli impianti già esistenti e in
esercizio che alla data di entrata in vigore della legge dovranno adeguarsi ai
valori limite precedenti secondo un calendario che prevede a partire dal 1°
aprile del 2009 una somma di 2,5 nanogrammi al metro cubo e soprattutto a
partire dal dicembre del 2010 il limite di 0,4 nanogrammi al metro cubo, come
per gli impianti di nuova realizzazione. Entro 60 giorni dall'entrata in vigore,
i gestori degli impianti già esistenti devono elaborare un piano per il
campionamento in continuo dei gas di scarico e presentarlo all'Arpa Puglia per
la relativa validazione e definizione di idonea tempistica per l'adozione delo
stesso. 

L'Arpa provvederà a effettuare verifiche a campione per valutare l'effettiva
attuazione dei piani di campionamento e la relativa efficacia. L'elaborazione
del piano di campionamento e la validazione da parte dell'Arpa Puglia sono
adempimenti essenziali per la concessione delle autorizzazioni e l'attivazione
di nuovi impianti. In caso di superamento dei limiti, Arpa Puglia li comunicherà
alla Regione che diffiderà il gestore a rientrare nei limiti entro 60 giorni. Se
ciò non accadesse, il gestore dovrà chiudere l'impianto. Il ministro
dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo si è detta "esterrefatta" per la legge
regionale, perché che in questo modo in soli quattro mesi l'azienda è destinata
a chiudere. La battaglia va avanti. Con la piazza, con i giornali. Taranto deve
essere salvata. Non si respira più. Una speranza ci deve essere. I bambini hanno
il diritto di vivere, di giocare, di non ammalarsi di tumore. Meglio senza
lavoro che morti. E' un fatto. 

Zag(c) 

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