[Redditolavoro] dall'istituto orientale per la grecia

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Thu Dec 11 08:34:52 CET 2008




SOLIDARIETA' AI COMPAGNI GRECI
orientale | 09 Dicembre, 2008 06:45

Ieri mattina abbiamo appreso con sgomento della morte di Andreas
Grigoropoulos, 15 anni, ucciso qualche ora prima dalla polizia di
Atene. Sabato 6 dicembre, verso le 22, Andreas si trovava nel quartiere
di Exarchia, zona di aggregazione della sinistra antagonista, che paga
la sua lunga tradizione di attività politica con il controllo ossessivo
e violento delle “forze dell'ordine”. Ad Exarchia girano infatti
camionette blindate e corpi d'élite detti “Blue-suits”, specializzati
nella repressione dei militanti politici. Ad Exarchia la polizia
provoca, tira fuori i muscoli, per fare paura.    Insieme ad altri suo
compagni Andreas aveva deciso di contestare attivamente la
militarizzazione del loro quartiere. A mani nude vanno a dire agli
agenti speciali che la loro presenza non è gradita, che è una
provocazione. Dopo un primo diverbio verbale si passa alle minacce:
varie bottiglie e sassi vengono quindi lanciati contro l'autoblindo.
Due poliziotti, di 37 e 31 anni, scendono dalla macchina ed esplodono
prima delle granate stordenti, poi tre colpi di pistola. Uno di questi
colpisce Andreas al petto. Morirà 15 minuti dopo il trasferimento in
ospedale. Poco prima aveva chiamato a casa, dicendo che stava per
tornare. Ad Exarchia come altrove la polizia ha il grilletto facile. Ad
Exarchia lo Stato mostra il suo vero volto.  Subito dopo la morte di
Andreas decine di camionette sono giunte nel quartiere scontrandosi con
i compagni presenti; contemporaneamente molta gente si è radunata
davanti all'ospedale di Evangelismos per impedire alla polizia di
entrare. Per protestare contro la sua morte migliaia di cittadini sono
subito scesi per le strade di Atene, Salonicco, Patrasso, Yannena,
Iraklio, Chania, Komotini, Mitilini, Xanthi, Serres, Sparta,
Alexandroupolis, Volos e Hania, sull'isola di Creta. Ci sono stati
altri scontri, e purtroppo altri arresti e feriti. Diverse facoltà sono
state occupate. Sotto la pressione popolare, due ministri hanno offerto
le dimissioni, che il premier di destra Karamanlis non ha accettato.
D'altronde perché avrebbe dovuto? I poliziotti fanno bene il loro
mestiere, certo a volte esagerano un po', ma la morte di un ragazzo è
solo un “effetto collaterale”. Si è poi saputo che gli ordini di questi
agenti speciali, formati così bene dal punto di vista tattico e
politico, sono quelli di rispondere senza esitazione e con tutti i
mezzi disponibili a qualsiasi reazione della piazza... Dalla Grecia
all'Italia le “forze dell'ordine” si comportano come se le nostre
strade fossero territori occupati. Esaltati, incoraggiati dai Governi e
dai media, seguendo quelle che ormai sono vere e proprie regole di
ingaggio, si premurano di reprimere, terrorizzare, normalizzare,
chiunque sviluppi una coscienza critica. Intenti a servire gli
interessi di un capitalismo sempre più in crisi, al desiderio di
libertà e di giustizia sociale rispondono con le armi, provando a
soffocare sul nascere ogni dissenso.   Da noi i movimenti sociali, i
lavoratori, gli studenti, i disoccupati, i cittadini intenti a
difendere il proprio territorio dalla devastazione ambientale, non
dimenticano le manganellate ricevute, le cariche, le teste rotte, le
falsificazioni della stampa e delle televisioni. La nostra generazione
ha conosciuto la violenza delle “forze dell'ordine” nelle strade di
Napoli, di Genova, alla Scuola Diaz, alla caserma Bolzaneto. Carlo
Giuliani, Federico Aldrovandi, Gabriele Sandri hanno pagato con la vita
le direttive dei ministri, il clima di terrore fabbricato ad arte, la
cieca obbedienza alle logiche di profitto, l'imbarbarimento della vita
collettiva, l'arroganza di chi si crede uomo solo perché ha una pistola
in mano. Senza nemmeno quel minimo di decenza che il lutto dovrebbe
ispirare, i media già iniziano a fabbricare menzogne: parlano di
“molotov lanciate contro la pattuglia”, di “legittima difesa degli
agenti”, di “proiettile rimbalzato”, di manifestazioni “violente e
contro i diritti umani”... Ecco l'ideologia, l'altra faccia della
violenza di Stato. Ma a noi ripugnano queste diversioni: quando la
polizia manganella e apre il fuoco non abbiamo dubbi su da che parte
stare. E sappiamo cosa dobbiamo fare. Resistere ora, per non essere i
prossimi. Chiedere giustizia fino in fondo. Come diceva Brecht, “Fare
appello alla sovversione dell’ordine esistente sembra cosa tremenda.Ma
quello che esiste non è un ordine. Cercare rifugio nella violenza
sembra cosa malvagia.Ma poiché quello che di norma si esercita è
violenza, non è niente di strano...”
 Esprimiamo tutta la nostra
solidarietà ai compagni greci.
E un pensiero forte, commosso e rabbioso
ad un compagno che non abbiamo conosciuto, ma la cui vita è stata
spezzata troppo presto.   Andreas è vivo, e lotta insieme a noi!



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