[Redditolavoro] latouche sulla crisi

CyberGodz cybergodz at ecn.org
Thu Dec 4 19:25:39 CET 2008


hola tutti/e,
in attesa degli eventi, giro questo breve intervento di latouche sulla
crisi (uno piu' corposo se ho capito bene dovrebbe uscire su "carta" di
questo mese).
Non si tratta ovviamente di condividere tutto quello che dice, solo a 
mio avviso trarne i "giusti stimoli" (niente battutacce, please!  ;-)  )
byebye
max

***
Durante gli anni dell'euforia speculativa e finanziaria i giornali sono
spesso usciti con titoli del tipo "l'economia (giapponese, inglese,
canadese, americana, etc.etc.) va bene, ma alla gente va male". Era la
conseguenza della delocalizzazione, della distruzione dello stato
sociale e della crescita della precarieta' e della disoccupazione. Si
potrebbe dunque pensare che, all'inverso, quando l'economia va male alla
gente vada meglio...
Apparentemente non sembra che le cose stiano propriamente cosi'. Non si
smette un attimo di ripetere nei media che i popoli del sud soffriranno
ancora di piu' e che i precari saranno le prime vittime degli
speculatori folli. In realta', per gli africani dell'economia informale,
gia' abituati a sbrogliarsela in qualche modo, le cose non potranno
peggiorare piu' di tanto. Anzi, tutto questo potrebbe persino
rappresentare, per loro, una opportunita' per liberarsi dalle catene
della dipendenza economica se riuscissero a rompere quelle
dell'immaginario. Decrescere allora significherebbe per loro preservare
il loro patrimonio naturale, abbandonare i luoghi di sfruttamento
selvaggio per riannodare dei legami con l'agricoltura di sussistenza,
l'artigianato e il piccolo commercio. La nostra situazione non sarebbe
poi cosi' diversa se fossimo capaci di liberarci dalla tossicodipendenza
da consumo e da lavoro. Quando l'economia e' in crisi, la societa' va
avanti tanto meglio quanto diminuiscono i consumi di anti-depressivi.
Puo' essere l'occasione di veder espandere ogni sorta d'iniziativa
decrescente e solidale: APAM, SEL, GAS, auto-produzioni assistite, orti
collettivi, etc. Occore fare il possibile affinche' la recessione non
sia l'anticamera del caos e di un odioso eco-fascismo, ma al contrario
una tappa verso la decrescita serena e conviviale.

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(originale francese)
Dans les années de l'euphorie spéculative et financière, les journaux
titraient souvent: l'économie (au choix: japonaise, anglaise,
canadienne, américaine...) va bien mais les gens vont mal. C'était la
conséquence des délocalisations, de la destruction des protections et
minima sociaux, de la montée de la précarité et du chômage. On peut
penser qu'à l'inverse si l'économie va mal les gens se porteront mieux...
En apparence, il n'en est rien. On n'arrête pas de nous seriner dans les
médias que les peuples du Sud vont souffrir encore plus que nous et que
les précaires seront les premières victimes des traders fous. En
réalité, les Africains de l'informel déjà habitués à vivre dans la
débrouille ne s'en porteront pas plus mal. Cela pourrait même constituer
pour eux une opportunité pour se libérer des chaînes de la dépendance
économique s'ils réussissent à rompre celles de l'imaginaire. Décroître
signifierait pour eux préserver leur patrimoine naturel, quitter les
usines à sueur pour renouer avec l'agriculture vivrière, l'artisanat et
le petit commerce, reprendre en main leur destinée. Notre situation ne
serait pas si différente si nous étions capables de nous libérer de la
toxicodépendance de la consommation et du travail. Quand l'économie est
en crise la société va d'autant mieux que diminue la consommation
d'antidépresseurs. Ce peut être l'occasion de voir s'épanouir toutes
sortes d'initiatives décroissantes et solidaires : AMAP, Sel,
auto-production assisté, jardins partagés, etc. Il faut tout faire pour
que la récession ne soit pas l'antichambre du chaos et d'un écofascisme
odieux mais au contraire une étape vers la décroissance sereine et
conviviale.


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