[Redditolavoro] I° Condanna morte amianto!
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Thu Apr 3 12:48:12 CEST 2008
GIOVEDÌ, 03 APRILE 2008
Pronunciata ieri la sentenza per il decesso, a 52 anni, di un'addetta alle
pulizie dello stabilimento di Panzano
Assolti i vertici dell'azienda in un processo correlato per le lesioni
personali a un altro dipendente
Prima condanna per morte da amianto: un anno all'ex direttore dei cantieri
Lippi
di Guido Barella
Un anno di reclusione con la condizionale e 100mila euro di risarcimento
quale provvisionale immediatamente esecutiva oltre al pagamento delle spese
legali per la costituzione di parte civile. Questa la condanna per omicidio
colposo inflitta dal giudice unico del Tribunale di Gorizia, Caterina
Brindisi, a Manlio Lippi, 85 anni, ex direttore degli stabilimenti
navalmeccanici dell'Italcantieri, oggi Fincantieri, di Monfalcone.
È stata necessaria un'ora di camera di consiglio, ieri mattina al giudice
Brindisi, per la prima sentenza emessa al Tribunale di Gorizia in un
processo per un caso di morte per amianto.
Il caso giunto ieri a conclusione con la sentenza di primo grado (contro la
quale la difesa ha già annunciato appello) è quello che riguarda la morte di
Annamaria Greco, dipendente della Sprea, la ditta che si occupava delle
pulizie nel cantiere. La donna, spirata a 52 anni nel 1998 per mesotelioma
alla pleura, aveva lavorato in cantiere nei primissimi anni Settanta,
prestando servizio sulle navi in fase di costruzione, in ambienti nei
quali - come riportava l'accusa - la concentrazione di fibre d'amianto era
di dieci volte superiore al quantitativo minimo per il quale è possibile
contrarre l'asbestosi.
Il pubblico ministero Annunziata Puglia aveva chiesto una condanna a due
anni di reclusione: il giudice Brindisi, nel decidere per l'imputato la
condanna a un anno con la condizionale e una provvisionale immediatamente
esecutiva di 100mila euro e il pagamento delle spese legali di costituzione
di parte civile quantificate in 8mila euro, ha deciso anche un risarcimento
ai familiari da quantificare in separata sede davanti al giudice civile.
Il giudice Brindisi ha ieri anche deciso l'assoluzione - in un procedimento
correlato - per lo stesso Lippi oltre che per gli ex presidenti del Cda
della Fincantieri Vittorio Fanfani ed Enrico Bocchini e per l'attuale
presidente Corrado Antonini, oltre che per gli ex direttori Dario
Alessandrini e Giancarlo Testa (difesi dall'avvocato Giovanni Borgna),
accusati di lesioni personali in seguito alla malattia contratta da un altro
dipendente dei cantieri. Al momento della lettura della sentenza un breve
applauso si è alzato dallo spazio riservato al pubblico dell'aula del
Tribunale, dove si trovavano i figli di Annamaria Greco, Michela e Andrea
Zanutel, il presidente dell'associazione dei familiari delle vittime dell'amianto
(l'Aea), Davide Bottegaro, e numerosi aderenti all'associazione stessa,
molti dei quali indossavano la maglia nera con il logo dell'associazione e
la scritta «Amianto mai più».
Il giudice - dopo gli interventi di pubblico ministero e avvocati di lunedì
scorso - aveva fissato l'udienza alle 9.30 per le repliche, repliche che non
ci sono state permettendole di entrare in camera di consiglio cinque minuti
dopo. Alle 10.35, poi, la lettura della sentenza, in un clima di grande
trepidazione ed emozione, mentre i figli di Annamaria Greco scoppiavano in
un pianto commosso e gli altri presenti, dopo un applauso che ha scaricato
la tensione del momento, si stringevano loro attorno.
Il giudice ha ora 90 giorni per provvedere al deposito delle motivazioni
della sentenza, giunta dopo undici udienze di un processo iniziato un anno e
mezzo fa, l'8 novembre 2006. «È questa la prima sentenza sul caso delle
morti da amianto al cantiere di Monfalcone ed è una sentenza importante - ha
commentato a caldo il legale di parte civile, avvocato Francesco Donolato -
in quanto ha affermato quello che tutti noi denunciavamo: alla Fincantieri,
in quegli anni, c'è stata esposizione all'amianto.
«In un un momento come questo c'è certamente soddisfazione - ha proseguito
donolato - nel vedere riconosciuto il lavoro di denuncia fatto dal Comitato
e il lavoro poi svolto dalla Procura ma resta la tristezza dell'aver
comunque trattato il caso di una persona deceduta in conseguenza dell'attività
lavorativa svolta. E la sentenza allora prende atto di una situazione che
resta ancora oggi, sia pure sotto altre forme, di drammatica attualità quale
è quella delle morti sul posto di lavoro».
Da parte sua, il legale della difesa, l'avvocato Corrado Pagani, si è
limitato a considerare come, a suo avviso, «il processo penale non sia la
sede per trattare questi argomenti, con regole che non si prestano a
valutare situazioni di troppi anni fa, estremamente difficili da
riscostruire».
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