[Redditolavoro] Succede alla Coop. 29 Giugno dopo la trasmissione "Report"

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Thu Nov 29 17:12:18 CET 2007


Lettera aperta dei lavoratori e delle lavoratrici della Coop. 29 Giugno:


Siamo i lavoratori e le lavoratrici di serie B dell'Università degli Studi
di Roma 3. Per chi ha visto la trasmissione “Report”, andata in onda su Rai
3 il 25 Novembre 2007, siamo gli “appaltati”, prima per il consorzio
Unicoop, e dall'aprile 2007 per la Coop. sociale 29 Giugno. Siamo quelli e
quelle che ogni giorno aprono cancelli, porte, uffici, siamo quelli che
smistano la posta, che stanno agli sportelli della segreteria studenti, a
dare informazioni, fare fotocopie, rispondere a centralini, rispondiamo e
offriamo servizi a professionalità a tutti: studenti, docenti, ricercatori,
impiegati, presidi, direttori, insomma tutti. Siamo un organo di questo
strano essere vivente che si dice università. Al pari degli altri. La
trasmissione di Report e in particolare l'inchiesta del giornalista Piero
Ricciardi sull'Università e sulla Coop. 29 giugno hanno aperto un varco, ci
danno, loro, la possibilità di parlare e di parlarvi. Siamo indignati per
quanto è stato dichiarato in quella coraggiosa  trasmissione. Indignati come
chiunque, tra docenti, studenti e semplici cittadini, dovrebbe esserlo
vedendo in tal modo sacrificata la dignità delle persone, quantificata a
peso e a durata. Nel corso di una delle interviste Franco Tumino – Pres.
Nazionale Coop Servizi-Lega Coop, dichiara: “Fuori verbale, il cliente,
siccome non ne poteva più di queste 4 cooperative, che gli costavano e
basta, ci ha chiesto di fare questo sforzo, di partecipare a questa gara..”
Noi, poveri illusi, ci chiediamo se possa accadere che una delle parti
coinvolte in questo girone dantesco dei servizi esternalizzati di Roma 3,
possa tranquillamente dichiarare in tv che le gare d'appalto sono una grande
barzelletta di cui tutti ridono, e che si lavora per fare favori al
“cliente”, e non aprirsi il giorno dopo un inchiesta sulla gara d'appalto,
che vede la coop. 29 giugno “prestatrice” di manodopera per quei servizi.
Non cerchiamo un capro espiatorio, la coop. 29 giugno è solo parte di un
sistema complesso di potere, in cui stanno l'università Roma 3, il Comune di
Roma e la Lega delle Cooperative. Ma ci  chiediamo anche  come sia mai
possibile che a fronte di accuse di illeciti così gravi, l'attuale rettore
Guido Fabiani rimanga in silenzio e non si adoperi urgentemente per fare
chiarezza e per rimediare agli illeciti commessi. 
Il mondo, si sa, di questi tempi, gira al contrario. E quindi siamo noi i
pazzi, anzi i “tristi figuri” come siamo stati definiti nel corso di una
delle interviste della trasmissione, che ancora ci indigniamo per un sistema
corrotto e clientelare, che denunciamo una gestione feudale della “cosa
pubblica”, come è e continuiamo a ritenere sia l'università. Poco moderni,
qualcuno direbbe. Siamo fieri di essere così poco moderni da non poter più
tollerare di essere merce di scambio all'interno di giochi di potere tra
università, cooperative, lega coop. Così poco moderni da pretendere che si
apra un'inchiesta e un confronto serio e non pregiudiziale, direttamente con
l'università, sulla nostra funzione all'interno di questa. Così poco moderni
da avere a cuore la nostra dignità e la funzione pubblica che svolgiamo, non
mercanteggiandole per pochi spicci. La nostra condizione di appaltati, ora a
una ora a un'altra cooperativa, con retribuzioni spaventosamente inique, è
ancora più insopportabile, visto che è fondata su diversi illeciti, primo
fra tutti, la prestazione di manodopera. Logica vorrebbe che si corra ai
ripari, che si aprano confronti, che si ascoltino i lavoratori e le
lavoratrici, non i sudditi. Logica vorrebbe che noi fossimo dipendenti
dell'università, perchè è da questa stessa istituzione che dipendiamo nello
svolgimento delle nostre funzioni. I fautori della modernità sicuramente
storceranno il naso nel leggere che chiediamo di essere assunti.  Oramai la
parola assunzione è diventata una sorta di bestemmia. quando la pronunci i
vari direttori e amministratori accennano a composti ma determinati segni di
disgusto (Il Direttore Amminastrativo di Roma 3, il dottor Basilicata, in un
incontro ci disse che l'Università aveva un milione di motivi per non
assumerci, per poi non dircene neanche uno). Perchè se tutto il mondo che
conta dice che il lavoro deve essere precario, flessibile, senza diritti,
ricattabile, e umiliante, allora noi dobbiamo associarci al coro.
Ideologicamente. Pregiudizialmente, diremmo. Ha mai fatto l'università
un'indagine seria comparando su lungo termine se realmente
l'esternalizzazione di questi servizi è economicamente vantaggiosa? Ha mai
pensato e progettato, visto che lavoriamo in un luogo dove le idee e i
cervelli non dovrebbero mancare, come rivoluzionare questo servizio, per
renderlo più efficiente e funzionale alle esigenze dell'università? Ha mai
pensato a fare una formazione mirata al personale delle portinerie
all'interno di un a prospettiva progettuale, che dia senso e dignità al
lavoro che si svolge e a chi lo fa? E' così impossibile pensare di poter
“fare” qualcosa di diverso? Altre parolacce, fare e diverso. 
Eppure fare significa costruire, creare. Dovrebbe essere scontato che qui lo
si sappia fare bene.  Diverso anche dovrebbe essere una parola di casa.
Diverso è l'incontro, la ricerca, lo studio, il sapere, l'altro, lo
sconosciuto e l'imprevedibile. 
 Poco tempo fa questa università ha giustamente ospitato con grandi onori un
incontro con il premio nobel Khan Yunis, il cosiddetto banchiere dei poveri.
Iniziativa lodevolissima, davvero. Ecco,  la risposta giusta a queste lunghe
e noiose parole dovrebbe essere imparare la lezione di Yunis. Ha fatto
poche, grandi cose, tutte possibili, anche per voi. Lui si è messo al fianco
degli ultimi, li ha ascoltati, e poi insieme hanno fatto una cosa
semplicissima: qualcosa di diverso. Funziona.  

Tiziana Perna, Alessandra Petri, 

Chiediamo a tutto il personale tecnico, docente e non docente,
amministrativo e di gestione di firmare il nostro appello e di contattarci.


 
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