[Redditolavoro] CONTRO I LICENZIAMENTI E CONTRO LA REPRESSIONE, OLTRE LA NECESSARIA SOLIDARIETA’

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Sat Nov 17 23:16:44 CET 2007


 CONTRO I LICENZIAMENTI, OLTRE LA SOLIDARIETA'

*CONTRO I LICENZIAMENTI E CONTRO LA REPRESSIONE, OLTRE LA NECESSARIA
SOLIDARIETA'*



 Negli ultimi tempi stiamo assistendo ad un'impennata dei licenziamenti
politici in Fiat e negli altri luoghi di lavoro, *ultimo atto repressivo è
il nuovo* *licenziamento di Mimmo Mignano all'Alfasud di Pomigliano*. *(Mimmo,
ora non più dello Slai Cobas, era già stato licenziato lo scorso anno
insieme ad altri 7 lavoratori dello Slai Cobas di Fiat e Tnt -col consenso
di Fiom-Fim-Uil- dopo la clamorosa bocciatura assembleare del
contratto-truffa dei metalmeccanici. Lavoratori riportati poi in fabbrica
dallo Slai Cobas)*.


 Contemporaneamente la repressione politica e poliziesca si estende dalle
fabbriche alla società, e la magistratura commina o richiede condanne sempre
più pesanti. Così è avvenuto al processo di appello per gli scontri dell'11
marzo 2006 a Milano, con la conferma della condanna per 15 antifascisti a 4
anni di carcere per "concorso morale in devastazione e saccheggio" *(si
contesta ai condannati non una colpa individuale, ma la semplice presenza
sul luogo della manifestazione, sulla base di un reato mai applicato prima
per le manifestazioni politiche e risalente ai tempi del fascismo!)*. La
stesso reato è contestato a 25 compagni a Genova e 13 a Cosenza per i fatti
del G8 del 2001 e la sentenza di Milano fa da battistrada a queste
richieste, mentre il processo per l'uccisione di Carlo Giuliani è stato
archiviato e i dirigenti della polizia responsabili degli orrori di Genova
2001 sono premiati con promozioni.


 I licenziamenti politici nelle fabbriche e l'aumento della repressione
poliziesca sono figli della trasformazione in senso autoritario dello Stato
e delle relazioni sindacali, dell'esigenza di "governabilità da regime"
espressa ieri da Berlusconi ed oggi dell'asse
Prodi-Confindustria-Cgil,Cisl,Uil. Sono entrambi necessari per contrastare
con ogni mezzo l'opposizione operaia ed imporre pace e controllo sociale,
precarietà e bassi salari, politiche intrecciate di guerre commerciali e
guerre reali. *Entrambi servono per ottenere la subordinazione normativa,
sindacale e politica del lavoro dipendente agli interessi padronali,
mascherati da interessi collettivi e sociali.*


 L'accordo su precarietà-welfare-pensioni imposto d'imperio col referendum
farsa. La trattativa dei metalmeccanici su meritocrazia, paghe di posto,
restaurazione del cottimo collettivo, ulteriore flessibilità e precarietà.
Il decreto sulla "sicurezza" che abroga i residui di uno Stato di diritto
che scivola sempre più verso uno Stato di polizia. La repressione padronale
ed istituzionale sempre più aperta e pesante del conflitto sociale.

Tutti questi avvenimenti in corso hanno trasformato in tragica farsa il
definitivo fallimento del tentativo di "rifondare" in senso "socialmente
corretto e legalitario" lo stato e il governo borghesi operato dalle
cosiddette sinistre riformiste e "radicali". Al contrario riemergono alla
luce rigurgiti di logiche inquietanti e autoritarie, già sconfitte dal
Movimento Operaio ai tempi di Valletta. Quando, in ossequio al regime, si
eseguivano licenziamenti a "decimazione" di rappresaglia politica e
sindacale nelle fabbriche Fiat *(oggi sta nuovamente avvenendo)* e si
organizzavano attentati e pestaggi squadristici delle avanguardie
operaie *(come
è avvenuto recentemente a nostri compagni dell'Alfa di Arese)*.


 La lotta contro i licenziamenti e la repressione in fabbrica e nella
società, necessaria e doverosa, per essere però in grado di contrastare
effettivamente quanto sta avvenendo *non può prescindere dalla necessità di
costruire e organizzare una forte, visibile e chiara **(senza 'se' e senza
'ma')** opposizione operaia e proletaria al governo Prodi; alle sue
politiche reazionarie, antioperaie ed antiproletarie; ai poteri industriali
e finanziari che rappresenta; alle collegate e funzionali pratiche di
concertazione politica e sindacale. *


 La storia di questi anni lo ha dimostrato: scorciatoie e politicismo alla
lunga sono destinati ad essere fuorvianti e funzionali a non cambiare nulla.
*Per combattere i licenziamenti politici e la trasformazione autoritaria in
atto dello Stato e delle relazioni sindacali bisogna andare "oltre" la
solidarietà sui singoli e specifici episodi e adoperarsi per la costruzione
dell' "indipendenza di classe" da cui ripartire per organizzare un forte
movimento unitario di 'resistenza e controffensiva'*.


 La prossime iniziative per riportare in fabbrica e nei luoghi di lavoro gli
operai licenziati per rappresaglia politica e per contrastare la repressione
e l'involuzione autoritaria, dovranno necessariamente inserirsi in questo
quadro, dovranno collegarsi alla lotta di resistenza nei posti di lavoro e
nella società contro un capitalismo sempre più violento e sfruttatore, anche
se vestito nei panni della "sinistra". Gli operai, i proletari, non possono
e non devono più delegare a terzi la difesa dei loro interessi sul piano
sindacale e sul piano politico, l' "indipendenza di classe" è l'unico
strumento che hanno per difendere le proprie esistenze.



 *SLAI COBAS*


 16-11-2007




-- 
SLAI Cobas
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