[Redditolavoro] OPERAI FIAT A MELFI E MIRAFIORI (AGG 11.11.2007)
frank ficiar
frficiar at hotmail.com
Sun Nov 11 19:42:24 CET 2007
Comunicato a tutti gli operai,
da diffondere nelle fabbriche e ovunque è possibile.
Una repressione strisciante, silenziosa,
colpisce gli operai. La massa dei NO dalle grandi fabbriche al
protocollo sul welfare ha impressionato i padroni.
I salari da fame diventano sempre più insopportabili.
Gli operai morti sul lavoro sono all’ordine del giorno.
Si aspettano una reazione operaia e cercano in tutti i modi di prevenirla. A cominciare dalle fabbriche FIAT.
A Melfi hanno fatto la grande prova. Tre operai sono stati licenziati, uno è un delegato sindacale.
Il sistema è stato semplice: la
magistratura iscrive, per qualche ragione, nel registro degli indagati
gli operai che danno più fastidio, il padrone li licenzia sostenendo
che con il procedimento in corso "è venuto meno il rapporto
fiduciario…" Esattamente così è successo a Melfi, due dei licenziati
sono stati perquisiti senza nessun risultato nell’ambito di
un’inchiesta su "associazione sovversiva con finalità terroristiche".
Il terzo, il delegato, è stato licenziato a causa di una querela di un
capo nominato in un volantino per la sua prepotenza sugli operai. La
direzione prima li ha sospesi e poi licenziati, non ha avuto bisogno di
prove di colpevolezza, di sentenze, di niente.
Con un tale sistema, i padroni possono
ripulire le fabbriche dagli operai ribelli nel pieno silenzio stampa e
con il tacito consenso dei gruppi dirigenti dei "grandi" sindacati
nazionali.
Uno strato di operai ribelli si è formato nelle fabbriche più
importanti dell'industria, ha manifestato la sua presenza guidando
tutti gli operai al netto rifiuto dell’accordo di CGIL CISL e UIL.
Uno strato di operai che sfida i padroni, il governo, anche se si dice amico, ed i dirigenti sindacali compromessi.
Una nuova classe operaia che inizia a muoversi come forza indipendente.
Potevano attaccarci per questo? Per aver votato NO all’85% a Melfi come
nelle principali fabbriche? Potevano attaccarci perché vogliamo più
soldi senza scambiarli con flessibilità e allungamento dell’orario di
lavoro? No. La tanto decantata democrazia ne sarebbe uscita malconcia,
e allora?
Allora funziona la caccia alle streghe, il "sospetto di terrorismo".
Tutti zitti, il sospettato va immediatamente sospeso, licenziato,
isolato e chi vorrebbe prenderne la difesa stia attento. Nessuno dei
paladini della democrazia interviene, sulla stampa nemmeno una riga sui
licenziamenti, eppure ministri non solo sospettati ma condannati
siedono in parlamento, ne hanno diritto fino alla sentenza definitiva
ed oltre.
Per gli operai c’è una legge su misura,
basta il sospetto per essere licenziato e buttato per strada. La legge
è uguale per tutti i cittadini, ma gli operai sono altro.
La caccia alle streghe deve finire, come
operai rivendichiamo la libertà di critica del sistema che ci
sottomette, la libertà di associarci come riteniamo più opportuno per
difendere il salario e le nostre condizioni di vita, la libertà di
criticare governi di banchieri ed industriali e sindacalisti che non
fanno più i nostri interessi, la libertà di progettare e lavorare per
un sistema diverso, senza sfruttamento. La società della
globalizzazione non è più nemmeno in grado di concedere queste
elementari libertà agli operai? E' messa male. Sta ancora peggio se
deve tirare in ballo il sospetto di terrorismo per tapparci la bocca a
migliaia.
Ciò che è inaccettabile è che un semplice
sospetto, che cade nel nulla, possa diventare una ragione per buttarci
fuori dalle fabbriche. Come è successo a Melfi e può succedere ovunque.
La solidarietà agli operai di Melfi, a
Auria, a Passanante, a Ferrentino è necessaria se vogliamo ancora
difenderci come operai in modo indipendente, altrimenti è la paura, il
mordersi la lingua, lo stare allineati e coperti ma così ci condanniamo
ad una vita da schiavi senza speranza.
Non si devono sentire soli, gli operai ribelli sono dalla loro parte.
Questo comunicato con le nostre firme andrà alle redazioni dei
giornali, alle direzioni dei sindacati, ai partiti. Nessuno potrà dire
"non sapevamo".
*ADESIONE IN ORDINE PER LUOGO DI LAVORO*
PER INFO: HTTP://DONATOAURIA.BLOGSPOT.COM
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INTANTO A MIRAFIORI-TORINO A UNA SETTIMANA DAL GRAVE INCIDENTE DI LUNEDI' GLI OPERAI PAGANO 2 VOLTE...
Torino
L´impianto dove un operaio si era infortunato quattro giorni fa resta sotto sequestro.
Airaudo: "Dalla fabbrica non esce più un´auto"
Fiat, dopo l´incidente 4.700 in cassa
Milena Vercellino
La perizia della magistratura ritarda, bloccata Mirafiori
Stesse conseguenze per i lavoratori della Lear di Grugliasco, fornitrice di sedili, e in altre piccole aziende del comparto
La decisione dell´azienda ha riguardato dapprima solo la lastratura, poi sono stati stoppati gli altri reparti della carrozzeria
Quattromilasettecento
operai in cassa integrazione su 5500: a quattro giorni dall´incidente
di lunedì, lo stabilimento Fiat di Mirafiori è sull´orlo della paralisi
completa. Da lunedì mattina, quando il lastratore Sebastiano Calarco è
stato colpito prima dell´alba da un braccio meccanico, riportando
lesioni ai polmoni, schiacciamento del torace e lesioni multiple agli
arti superiori, il blocco della linea di lastratura, messa sotto
sequestro giudiziario, strozza la produzione. Da lunedì si aspetta,
come di prassi, l´arrivo dell´ispettore nominato dall´autorità
giudiziaria per esaminare il macchinario, il primo passo per accertare
le responsabilità dell´incidente e poter rimettere in funzione le
linee. «Siamo in attesa che il perito nominato dalla magistratura
visioni il macchinario. Questo comporta ad oggi la messa in libertà di
4700 operai», spiega un portavoce di Fiat Group. Nel frattempo, però,
la serrata forzosa della linea di lastratura ha causato un progressivo
arresto del processo produttivo, con una conseguente escalation di
addetti messi in cassa integrazione: lunedì mattina erano stati mandati
a casa i 700 operai che lavoravano alla lastratura; martedì il disastro
si era esteso a valle della catena produttiva, con 2000 addetti fermi.
E, se l´ispettore non arriverà in tempi brevi, questa progressione,
dice il segretario della Fiom Giorgio Airaudo, nei prossimi giorni
continuerà, fino al blocco totale. «Ci sono fasi produttive che sono
strettoie dell´intera produzione. La lastratura è una di queste»,
spiega Airaudo.
La lastratura, infatti, è la prima fase della carrozzeria, prima della
verniciatura e del montaggio, e se questa si blocca, lascia in secca le
fasi successive: da qui l´effetto a catena innescato dal blocco del
macchinario sotto sequestro. «Ora la cassa integrazione si estende a
tutti i lavoratori a valle di questa fase. Man mano che le fasi della
catena di montaggio successive alla lastratura finiscono i pezzi da
lavorare, si esaurisce la linea», aggiunge. Il risultato, dice Airaudo,
è che «dallo stabilimento Fiat di Mirafiori non escono più macchine».
Per i lavoratori, c´è il danno del netto ed inatteso taglio alle
retribuzioni sfrondate dalla cassa integrazione. E, a complicare la
situazione, il problema si sta estendendo anche all´indotto,
rapidissimo a partecipare di ogni traballamento della Fiat: già
fioccano le prime casse integrazioni alla Lear di Grugliasco,
fornitrice di sedili, e in altre piccole aziende del comparto. Come
conferma un portavoce di Fiat Group: «Il problema dovuto al blocco
della produzione si sta riproducendo anche nelle aziende dell´indotto».
«Non potendo più lavorare il materiale, la Fiat non ritira le
forniture», spiega Airaudo. Il principale imputato di questo temporaneo
tracollo è, dice Airaudo, il mancato arrivo dell´ispettore scelto
dall´autorità giudiziaria. La posizione della Fiom, che poco dopo
l´infortunio di Calarco aveva proclamato con Fim e Fismic un´ora di
sciopero per chiedere all´azienda maggiore attenzione sulla questione
della sicurezza sul lavoro, è netta: «E´ scandaloso che a quattro
giorni dall´incidente il perito nominato dal tribunale non sia ancora
venuto sul posto. Bisogna far chiarezza sulla sicurezza del
macchinario. In più, per i lavoratori c´è la beffa della cassa
integrazione, che porta loro un danno economico. Bisogna agire subito e
rimettere la macchina in sicurezza. E´ necessario essere più rapidi,
non farsi bloccare dai meccanismi burocratici». Anche Fiat, in attesa
dell´arrivo dell´ispettore, ha le mani legate.
(09 novembre 2007)
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