[Redditolavoro] blocco Dal Molin+Genova
Slai Cobas Taranto
cobasta at libero.it
Fri Nov 9 04:18:19 CET 2007
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To: cibunicobas.bari
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Sent: Thursday, November 08, 2007 7:07 PM
Subject: Re: blocco Dal Molin+Genova
La solidarietà al NO DAL MOLIN è necessaria!
E la vedo ancora più solidale ora che la facciamo arrivare tutti insieme dalla Puglia alla luce del nuovo dato registrato durante l'Assemblea pubblica del 6 novembre:la volontà di continuare a ritrovarci su questioni che ci accomunano tutti/e e per le quali stiamo lottando!
Dopo l'inizio dei lavori di bonifica bellica iniziati al Dal Molin in gran segreto, il 9 novembre è l'ulteriore occasione per sottolineare che siamo contro la criminalizzazione dei territori e le grandi opere, ma siamo per la salvaguardia dei beni comuni!
Inoltre vorrei lanciare un altro appello che riguarda la manifestazione del 17 NOVEMBRE a GENOVA!Di cui sotto metto l'appello!Dopo 7 anni si è giunti alla criminalizzazione di 25 imputati tra le migliaia di manifestanti che si opposero al G8 del 2001. 225anni di condanne per i venticinque e l'impunità per coloro che massacrarono i manifestanti!Tutto ciò ha un preciso disegno da parte del potere verso chi lotta e crea conflitto.
17 novembre 2007. Tornare a Genova
Appuntamento per tutt@ alle ore 15.00 Comunità di San Benedetto al Porto
Sostieni la manifestazione del 17 novembre
Al ritmo di due udienze la settimana è giunta alla conclusione la requisitoria dei Pubblici Ministeri Canepa e Canciani nel dibattimento che vede imputati 25 tra le centinaia di migliaia di manifestanti che si opposero alla illegittimità del G8 2001 a Genova.
Le richieste di condanna per i reati di devastazione e saccheggio, che comportano una pena base di otto anni, sono andate oltre ogni più nefasta previsione: un cumulo di 225 anni di reclusione, da un minimo di 6 a un massimo di 16.
A novembre toccherà alle arringhe difensive e quindi la sentenza, verosimilmente entro la fine dell'anno. Ma la gravità inaudita delle pretese dell'accusa richiede una risposta immediata.
Tornare a Genova si rende necessario. Se il processo per l'omicidio di Carlo Giuliani si è concluso con un'archiviazione e se i vari procedimenti relativi alle violenze poliziesche marciano serenamente verso la prescrizione è invece in questo tribunale che si gioca la verità storica su quelle giornate e su una stagione di conflitto sociale che lì ha le proprie radici e che è ancora lontana dall'esaurirsi. Dopo mesi di sonnolenta disamina del materiale accusatorio e di apparente equidistanza è infatti solo nelle ultime settimane che l'accusa ha svelato il proprio disegno di falsificazione, introducendo il tema della premeditazione: quella manciata di manifestanti, e nello specifico lo spezzone della disobbedienza, sono venuti a Genova a cercare lo scontro. Semplice.
Noi - quelli che c'erano e quelli che non c'erano - sappiamo che non è così.
Sappiamo che l'annunciata violazione della zona rossa si faceva forte solo di strumenti difensivi. Sappiamo che è stato necessario utilizzarli tutti e inventarsene altri sul campo per difendersi dalla violenza omicida di quattro corpi di polizia impegnati in pratiche di guerra interna: è in ragione di questa determinazione a proteggere se stessi e gli altri che un solo cadavere è stato lasciato sull'asfalto. In questa pratica si è formalizzato un diritto di resistenza che abbiamo riconosciuto come paradigma in altre lotte dell'occidente. In questa pratica si è sedimentato e continua a sedimentarsi consenso.
È contro questo consenso che si sta esercitando oggi l'azione penale. A Genova come a Cosenza, a Roma, Bologna e in tutti gli altri luoghi dove conflitto significa dinamica attiva di messa in gioco dei propri corpi. Ciò che è accaduto all'incrocio tra Via Tolemaide e Corso Torino lo sappiamo, lo abbiamo vissuto e ce lo hanno mostrato, da subito, immagini di ogni provenienza. Abbiamo sentito le registrazioni radio delle direttive dell'ordine pubblico e continuiamo da anni a chiedere che venga fatta luce sulla composizione della catena di comando per sapere a quale anello obbediva il battaglione dei carabinieri Tuscania mentre aggrediva a freddo il nostro spezzone, visto che è certificato che non obbediva alla centrale operativa.
Continueremo a farlo anche se non sarà questo processo a dircelo. Ciò non di meno questo processo ci riguarda tutti. Perché la riscrittura dei fatti e delle ragioni proposta dall'accusa non è accettabile e non si rivolge solo agli imputati. Perché l'incredibile pretesa di più di due secoli di carcerazione poggia su reati che, dopo Genova, sono stati sistematicamente contestati in numerosissime occasioni di conflitto, con particolare riferimento alle azioni contro i CPT. È un messaggio lanciato a tutte le aggregazioni in lotta, da chi ferma treni in Val di Susa a chi blocca discariche in Campania, passando per aeroporti di guerra in Veneto e lager per migranti da Gradisca a Lampedusa.
Tornare a Genova, in tanti, per quella fase cruciale del dibattimento che sarà l'elaborazione della sentenza. Come strumento di tutela del destino processuale di chi ha dato concretezza a un sentire collettivo, della definizione della verità storica prima che processuale, del patrimonio di determinazione che le sue strade e le sue piazze hanno consegnato al nostro futuro.
Per Carlo, per noi, per il nostro futuro.
Sabato 17 novembre alle ore 15.00 dalla Comunità di San Benedetto al Porto, Marina di Genova.
La manifestazione si concluderà con un happening musicale in Piazza De Ferrari, il luogo dove il G8 ha tenuto il suo vertice insaguinato di allora.
Liberitutti.
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