[Redditolavoro] 5 NOVEMBRE 2007: 5 MORTI 2 FERITI GUERRA AGLI OPERAI

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Tue Nov 6 15:16:32 CET 2007






			
			
		

				
			
			

				





	
	
	
	

	

		
		
				
		
		
		5 MORTI E 2 FERITI: UN GIORNO DI GUERRA PER GLI OPERAI IN ITALIA

		
			
				da				 falce
			 	@ 2007-11-06 - 13:19:40			 

				5 NOVEMBRE 2007 UN GIORNO DI GUERRA PER GLI OPERAI IN ITALIA
	
	Sicurezza sul lavoro, ecco la vera emergenza
	di S. F. su Il Manifesto del 06/11/2007
	Cinque morti e due feriti in un giorno. Da Torino a Cosenza, il lavoro che uccide
	Cinque
morti e due infortuni gravi. «Una strage», «un bollettino di guerra» -
la si chiami come si vuole. Ma non si dica che c'è fatalità nel morire
in un cantiere della metropolitana di Brescia, «precipitando in una
buca profonda 20 metri che può essere dove c'è movimento macchine». O
nel rimanere gravemente feriti alle Carrozzerie di Mirafiori, durante
la manutenzione di un macchinario, nell'ora di inizio turno, «con la
fretta del produttivismo a tutti i costi».

«E' una vergogna, non si può lavorare così», è la reazione tranchant di
Francesco Cisarri, della Fillea di Brescia. Nei cantieri della
metropolitana, ieri, si è registrato il secondo infortunio mortale nel
giro di poche settimane. Un operaio di 40 anni, dipendente della ditta
Astaldi (l'impresa che ha acquisito l'appalto per la realizzazione
della metropolitana) è precipitato, mentre era alla guida di una ruspa,
in una buca di 20 metri, rimanendo schiacciato. Il 26 settembre scorso
era morto un altro operaio, dipendente di una delle ditte che lavorano
in subappalto per Astaldi. 171 morti nell'edilizia dall'inizio
dell'anno, 32 soltanto in Lombardia, 16 nel solo mese di ottobre, 3
nella sola giornata di ieri - il secondo infortunio mortale, a Rovigo,
il terzo nel cosentino: sono questi i costi del nuovo boom economico,
quello delle costruzioni. Oggi scioperano per l'intera giornata i
lavoratori di tutti i cantieri Metrobus di Brescia.

Alle Carrozzerie di Mirafiori, reparto lastratura, un lavoratore di 55
anni è rimasto incastrato in un macchinario, durante i controlli prima
dell'avvio degli impianti. L'incidente è avvenuto a inizio turno,
«nella fretta di fare iniziare la produzione»
spiega Giorgio Airaudo, segretario della Fiom torinese. L'uomo, un
manutentore dipendente Fiat, ha riportato un trauma cranico toracico,
ed è ricoverato in coma farmacologico indotto. L'impianto è stato posto
sotto sequestro, e verifiche per accertare le cause del grave
infortunio sono in corso. Fim, Fiom e Fismic però non hanno dubbi:
«L'incidente è la conseguenza di un continuo taglio di organici che si
riscontra in particolare nelle manutenzioni, attività che richiede un
margine di sicurezza elevato». Per questo è stato proclamato
immediatamente uno sciopero di un'ora, sul primo e sul secondo turno.
Sciopero a cui non ha aderito la Uilm, che in maniera piuttosto
contraddittoria ha parlato prima di uno sciopero inutile («lava
coscienza», per esattezza), lanciando poi la proposta di una
mobilitazione di 4 ore sul tema della sicurezza del lavoro.

Impietosi testimoni, i numeri dicono cosa sia il lavoro oggi. Ancora
ieri, un operaio di 38 anni è morto nella provincia di Rovigo, cadendo
e rimanendo schiacciato sotto il peso del rullo compressore su cui era
al lavoro. In un cantiere edile della provincia di Cosenza, un
lavoratore di 44 anni, al lavoro su una betoniera, è rimasto folgorato
da un cavo elettrico. Un'operaia di 46 anni, madre di tre figli, è
morta schiacciata da un macchinario nella ditta conserviera per cui
lavorava ad Angri, in provincia di Salerno. In Alto Adige, un
agricoltore è caduto in una vasca per il letame, e deceduto per le
gravi lesioni riportate. In provincia di Imperia, infine, un operaio di
30 anni è rimasto ferito, cadendo dal terrazzino di un palazzo in
costruzione: l'uomo è ricoverato all'ospedale di Sanremo.

Ieri, di morti sul lavoro, è tornato a parlare il presidente della
Camera, Bertinotti: «Non si può smettere di pensare a cosa fare perchè
non possa più accadere, altrimenti è la politica che muore». «La lotta
agli infortuni resta prioritaria per il governo» ha detto il ministro
Damiano.

Oggi a chiedere risposte c'è la protesta dell'Associazione nazionale
mutilati e invalidi sul lavoro (Anmil), con due presidi al ministero
del lavoro e dell'economia. Per chiedere al governo «azioni concrete
che assicurino giusta tutela alle famiglie e ai lavoratori vittime di
incidenti o di malattie professionali».



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TESTIMONIANZA DI UN OPERAIO BERGAMASCO
	Sono un Rappresentante dei Lavoratori per
la Sicurezza delle Fonderie Officine Pietro Pilenga di Comun Nuovo un
paese in provincia di Bergamo; la ditta in cui lavoro è una fonderia
con 250 dipendenti che esiste da ormai 60 anni, una ditta che non ha
mai avuto crisi, nessun problema serio di lavoro, ben inserita sul
mercato. Purtroppo il 1° giugno dell'anno scorso si e verificato un
infortunio mortale: un lavoratore, Laye Dieng, senegalese dipendente di
una ditta esterna è precipitato da un tetto in eternit di amianto. Un
tetto che aveva la bellezza di 50 anni d'invecchiamento. Una lastra è
ceduta sotto il suo peso ed è precipitato al suolo, chissà perché
questa lastra è ceduta, ah forse perché aveva 50 anni d'invecchiamento,
chissà perché questo lavoratore indossava l'imbragatura di sicurezza
non fissata a nessun punto di aggancio, ah forse perché l'imbragatura
serviva solo da mostrare se per un remotissimo caso fosse arrivata una
ispezione dell'ASL. I miei colleghi che lavoravano sotto quel tetto (il
reparto funzionava regolarmente anche se stavano svolgendo dei lavori
sul tetto) erano 3 giorni che si lamentavano con il caporeparto per la
caduta di terra, sporco, piccole macerie, il caporeparto quando è stato
informato di ciò che stava avvenendo sapete cosa ha fatto ? Ha fatto
chiudere i coperchi dei forni fusori per evitare che le macerie
inquinassero la ghisa fusa, ed alle ulteriori lamentele dei lavoratori
non ha dato retta considerandole solo delle scuse per non lavorare. Il
3° giorno è avvenuto ciò che era prevedibile, insieme alle macerie è
caduto dal tetto, da oltre 7 metri, anche una persona e solo il caso
fortuito ha voluto che Laye Dieng non cadesse sulla testa di qualcuno
ma si schiantasse sul pavimento. Il poveretto non è morto subito, aveva
le gambe fratturate con le ossa che fuoriuscivano dalla carne, la testa
gonfia con molto sangue che usciva da tutte le partì, e anche se
l'elicottero del 118 lo ha portato all'ospedale dopo poco tempo non c’è
stato modo di salvargli la vita. lo il 1° giugno dell'anno scorso non
ero ancora stato nominato né R.L.S. né R.S.U., di conseguenza non ho
potuto intervenire direttamente, ma sapete cosa è avvenuto nel reparto?
Proprio un bel niente, mentre c'era una persona che stava morendo per
terra i forni hanno continuato a riempire le siviere di ghisa fusa, le
macchine hanno continuato a funzionare, tutta la ditta si è comportata
come se niente fosse successo, anzi il mio padrone si è preoccupato di
sguinzagliare per i reparti i suoi fedeli collaboratori a spergiurare
che lui non aveva nessuna colpa, che non c'entrava niente e che la
responsabilità dell'accaduto era imputabile esclusivamente al povero
Laye Dieng, dopo di che si è fatto in modo di parlarne il meno
possibile per fare dimenticare la vicenda: molto probabilmente voleva
farci credere, senza però dirlo apertamente, che Laye Dieng voleva
suicidarsi e non ha trovato di meglio che lanciarsi dal tetto della
fonderia, addirittura in una riunione svoltasi il 2 aprile scorso il
mio padrone, e sottolineo padrone, durante una riunione RSU / Azienda
ha avuto l'ardire di affermare che non essendo, Laye Dieng, dipendente
delle Fonderie Officine Pietro Pilenga, nella sua ditta non è mai morto
nessuno. Sapete cosa bastava per evitare quella tragedia? Bastava
installare delle reti di protezione ignifughe a maglie strette tra il
soffitto ed i forni fusori che, considerando le dimensioni del reparto
di 50 X 15 metri circa, avrebbero richiesto il lavoro di 3 o 4 operai
per una giornata scarsa; evidentemente il mio padrone riteneva quello
un costo troppo esorbitante. Alcuni mesi fa ad un nostro Direttivo una
componente della Segreteria Nazionale della Fiom si diceva
scandalizzata per una postilla presente nella finanziaria 2007 dove si
garantisce alle aziende in nero che si regolarizzano un anno senza
ispezioni. Sapete per quanti anni la mia ditta regolare non ha ricevuti
ispezioni ? Per 57 anni; le uniche volte che l'ASL è uscita a fare
sopralluoghi sono state in occasione di infortuni, fortunatamente non
mortali, ma i tecnici dell'ASL mi dicevano che hanno un tempo già
predeterminato in base alla gravità dell'infortunio per cui si devono
limitare a ispezionare solamente l'area o la macchina dove è avvenuto
l'evento. Nella provincia di Bergamo con la regia del Prefetto sono
stati istituiti i cosiddetti ispettori polivalenti anche se però dopo
un anno non sono ancora entrati in campo, prima di costituire gli
ispettori polivalenti bisognerebbe dare la possibilità all'ASL di
ispezionare da cima a fondo tutte quelle ditte dove avvengono infortuni
gravi o mortali. lo sono R.L.S. da 13 mesi, sapete quanto ho impiegato
per riuscire a fare il corso di I° livello sulla sicurezza previsto
dalla 626? 10 mesi, 2 raccomandate a mano, 4 raccomandate con ricevuta
di ritorno e svariate discussioni con la R.S.P.P., che è la sorella del
titolare, la quale voleva addirittura farmi credere che quel corso
dovevano farmelo fare i sindacati; sapete che è dal 6 giugno 2006 che
voglio consultare il Documento di Valutazione dei Rischi, previsto
anche questo dalla 626 addirittura nella Circolare Mìnisteriale n. 68
del 3 ottobre 2000 si prevede anche la consegna fisica dello stesso, ed
a tutt’oggi dopo non so quante raccomandate con ricevuta di ritorno sia
alla R.S.P.P. che all'ASL, dopo l'intervento diretto dell'ASL in ditta
sono riuscito a leggere parte di tale documento per sole 3 ore in due
sedute davanti alla R.S.P.P. che mi disturbava continuamente e che
addirittura non voleva che prendessi appunti. Mi sono chiesto più volte
come facesse la ditta in cui lavoro a non avere l'abbattitore delle
polveri dei fumi di fusione nonostante sia situata al centro di un
paese di 3700 abitanti, abbiamo come sindacato fatto intervenire l'ASL
e alla fine di quest'anno l'impianto partirà. Ma la giunta comunale di
Comun Nuovo, l'ARPA e tutti quegli enti che dovrebbero controllare
l'inquinamento dell'atmosfera dove sono stati per 57 anni? E poi
bloccano la circolazione dei autoveicoli per diminuire le polveri
sottili nell'aria, sapete l'inquinamento prodotto dalla mia ditta
equivale a quello di 10.000 automobili non catalitiche naturalmente.
Un'altra vicenda curiosa è avvenuta sempre in questa ditta modello in
cui lavoro, mi è venuto in mente di richiedere copia delle mie cartelle
sanitarie al medico competente della ditta in cui lavoro, non vi dico
cosa ne é nato un putiferio unico che mi ha costretto a fare
intervenire un medico del Servizio Prevenzione Sicurezza negli Ambienti
di Lavoro che è uscito di persona a prendere la mia cartella clinica ed
a darmene delle copie, durante il sopralluogo ha scoperto che le
cartelle cliniche di tutti i dipendenti non erano segregate,
praticamente il mio padrone poteva a suo piacimento consultarle. Il
risultato è stato che sia la ditta che il medico sono stati multati in
più il medico è stato denunciato alla Procura della Repubblica,
conseguentemente si è dimesso. Il nuovo medico competente, nominato a
febbraio 2007 è tutto un programma anche lui, per potergli parlare ho
dovuto scrivergli una raccomandata con ricevuta di ritorno alla quale
mi ha risposto dopo 50 giorni, e al primo incontro presente la R.S.P.P.
mi ha fatto notare che lui in 45 anni non ha mai ricevuto una
raccomandata da un R.L.S. (ne ha 57 molto probabilmente era gia medico
a 12 anni, mi sembra anche che 45 anni fa gli R.L.S. non esistessero) e
poi ha parlato degli assenteisti e di altri argomenti sindacali. Ormai
sono convinto di una cosa i medici competenti vengono forgiati
direttamente dall'Unione Industriali. Non mi dilungo oltre ma ci
sarebbe da scrivere un libro sulle vicende avvenute in questa azienda.
Ci sono alcune cose essenziali che auspicherei fossero introdotte al
più presto:
	1° servono più controlli, più prevenzione
e formazione, ma soprattutto servono provvedimenti chiari e vincolanti,
provvedimenti che costringano le aziende a dei comportamenti più civili
e rispettosi nei confronti di chi lavora e rischia la propria salute ed
a volte la propria vita.
	2° la legge 30 va abolita, più precarietà significa più infortuni e più morti.
	3° i cosiddetti medici competenti devono dipendere dall'ASL o dall'INPS e non essere pagati direttamente dal datore di lavoro.
	4° non serve, come qualcuno vorrebbe,
detassare le ore straordinarie (magari solo i contributi che versano i
padroni) bisogna che gli stipendi siano più dignitosi, più ore di
lavoro in special modo in quei settori a rischio significano più
infortuni e più morti.
	lo rimango sempre convinto di una cosa: il lavoro serve per vivere non per morire. 

					
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