[Internazionale] Una pace giusta per noi kurdi di A. OCALAN

ass.azad at libero.it ass.azad at libero.it
Sun Jan 10 01:25:05 CET 2010


L'ARTICOLO DI A. OCALAN USCITO IERI SU IL MANIFESTO

  di Abdullah Ocalan

KURDISTAN TURCO

Una pace giusta per noi kurdi
Saluto con grande rispetto tutti i lettori de il manifesto e le amiche e gli 
amici in Italia.
Un mio ringraziamento particolare va al vostro giornale che mi consente in 
questo modo la possibilità di esprimere le mie opinioni.
L'Italia è un paese che per me ha un significato tutto particolare.
Non solo perché nel novembre del 1998 la ricerca di una soluzione democratica 
della questione kurda mi ha condotto a Roma, ma anche per la grande 
considerazione che nutro nei confronti della storia italiana e delle lotte di 
liberazione che vi si sono svolte.  
Nel mio libro più recente dal titolo La democratizzazione della cultura 
mediorientale ho dedicato alcune pagine all'Italia e al suo ruolo. Spero che 
avrò presto l'opportunità di condividerlo coi lettori. Di persona forse una 
comunicazione diretta non sarà mai possibile a causa del mio isolamento.
Della congiura internazionale che da Roma mi ha portato sull'isola di Imrali 
vorrei parlare in un altro momento. Non solo per discutere del significato 
storico di questo evento per i kurdi, ma anche delle strutture di potere del 
sistema globale e del carattere delle relazioni internazionali. Penso che 
questo potrebbe interessare anche alla parte progressista dell'opinione 
pubblica europea.
Io stesso ho tratto degli insegnamenti storici dalla mia odissea durata tre 
mesi che mi ha condotto a Atene, Mosca e Roma. 
Il concetto centrale che si trova nei miei libri più recenti è il concetto di 
«spirito moderno capitalista», che in questa mia avventura ho conosciuto da 
vicino, insieme alle sue mille maschere ed armature. Se non fosse stato così, 
non sarei mai giunto alle conclusioni alle quali sono arrivato. Sarei forse 
rimasto attaccato ad un semplice nazionalismo di tipo statalista, oppure alla 
fine sarei diventato parte di un movimento classico di sinistra, come molti 
prima di me. Come persona pensante orientata verso le scienze sociali, non 
voglio trarre alcuna conclusione definitiva, tuttavia parto dal presupposto che 
non sarei mai potuto giungere alle mie analisi odierne.
Una conclusione fondamentale vorrei però sottolineare. La vera forza dello 
spirito moderno capitalista non si trova né nel suo denaro, né nelle sue armi. 
La sua vera forza è rappresentata dalla capacità di soffocare come per magia 
nel proprio liberalismo tutte le utopie, inclusa l'utopia più recente e forte, 
quella del socialismo. Finché non riusciremo a capire come l'intera umanità 
possa essere trattenuta nel vortice del liberalismo, persino la più consapevole 
scuola di pensiero non potrà essere altro che un lacchè del capitalismo, per 
non parlare della possibilità di combatterlo.
Insieme al popolo kurdo, combatto non solo per la nostra identità e la nostra 
esistenza. La nostra battaglia è rivolta anche contro l'ideologia dominante 
dello spirito moderno capitalista e cerca di portare dalla Mesopotamia, la 
culla dell'umanità, un contributo per la creazione di un'alternativa, che noi 
chiamiamo «spirito moderno democratico».
In un contesto di paranoia globale del terrorismo, i tentativi dello stato 
turco di etichettare la nostra lotta democratica come «terrorista», per noi non 
sono altro che il gioco della propaganda di vecchia conoscenza. La mentalità 
dello stato turco di negare fino ad oggi al popolo kurdo i diritti umani 
fondamentali, non si discosta molto dalla mentalità autoritaria, altrettanto 
fascista, che nel ventesimo secolo aveva messo piede in Germania ed in Italia.
Ancora oggi la stato turco perpetra un genocidio politico, economico e 
culturale nei confronti dei kurdi. Al quale il popolo kurdo oppone una 
resistenza dura ed organizzata. Contro il nazionalismo sciovinista e 
fascistoide che nel frattempo porta avanti una cultura del linciaggio ovunque 
vivano i kurdi, continuo la mia ricerca di una soluzione pacifica e 
democratica. A partire dal 1993 ad oggi ho fatto numerose proposte e passi 
concreti. Il cessate il fuoco unilaterale del 1999, l'anno della crisi, 
mantenuto nonostante i vari attacchi, il ritiro della guerriglia dal territorio 
della Turchia e le delegazioni di pace simboliche dall'Europa e dai monti 
Kandil, sono solo una piccola parte dei tentativi di pace. Il fatto che anche 
nel 2009 le armi abbiano taciuto unilateralmente ed una delegazione di 
guerriglieri sia giunta in Turchia dai monti Kandil, deve servire come prova 
della continuità e della perseveranza dei miei tentativi di pace.
Nonostante tutto l'atteggiamento dello stato turco non è cambiato. I nostri 
sforzi in direzione della pace continuano ad essere sottovalutati e vegono 
indicati come segno di debolezza. Continuano le operazioni militari e gli 
attacchi contro la popolazione. Tutte le istituzioni statali continuano a 
gridare ad una sola voce: «Liquidateli!». La manovra diversiva più subdola la 
sta facendo l'attuale governo dell' AKP, che vuole far credere agli stati 
europei di operare per la democratizzazione e la soluzione della questione 
kurda.
E' lo stesso governo che ha fatto leggi grazie alle quali le prigioni turche 
sono piene di bambini kurdi, e grazie alle quali recentemente a Sirnak cinque 
bambini sono stati condannati a 305 anni di prigione. Grazie a questo governo è 
stato possibile vietare il Partito per una Società Democratica (DTP). Ed è 
sempre questo governo che umilia i kurdi, portando via in manette i sindaci 
kurdi da loro eletti, rievocando immagini di deportazioni in campi di 
concentramento.
Il popolo kurdo non smetterà mai di lottare per i propri diritti 
fondamentali. Continuerà ad organizzarsi per il raggiungimento della dignità e 
di una vita libera. Otterrà la libertà lottando con mezzi democratici, ma anche 
rivendicando il diritto all'autodifesa. Non ho il minimo dubbio.
A conclusione di quest'articolo scritto all'inizio di un nuovo anno, auguro 
al popolo italiano un felice 2010. Possa quest'anno portare alla liberazione 
dei popoli, delle classi e dei generi oppressi.

Traduzione di Simona Lavo

------------------------------------------------------



More information about the Internazionale mailing list