[Internazionale] Al Viminale un nuovo "Comitato per l'Islam italiano".---Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite di Ginevra: CASO iTALIA.
ass.azad at libero.it
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Fri Feb 12 03:44:16 CET 2010
SERVIZIO A CURA DELLA ASSOCIAZIONE NAZIONALE AZAD
ROMA 12 FEBBRAIO 2010---ANNO 8°
PER ADERIRE E PER SOSTENERCI C.C.P. N. 37077013
REDAZIONE JURI CARLUCCI
DIFFONDETE LE NOTIZIE!
LIBERTA' PER I COMPAGNI E LE COMPAGNE KURDI/E ARRESTATI/E INGIUSTAMENTE!!!!!!
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Seminario:
Giornata di studi sul Pacchetto Sicurezza
Roma, 12 febbraio 2010 - ore 10:00 -13:00
Ist. San Gallicano,Via di San Gallicano, n. 25A
Il Pacchetto Sicurezza è costituito da un insieme di misure racchiuse in un
decreto legge, due disegni di legge e tre decreti legislativi.
La legge 15 Luglio 2009 n. 94 “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica”
rappresenta il provvedimento più conosciuto e più discusso del Pacchetto
Sicurezza; approvato il 15 luglio 2009 ed entrato in vigore l’8 agosto, il
provvedimento individua cinque macro-aree di intervento tra le quali l’
immigrazione clandestina e non solo.
Gli effetti annunciati di queste norme sono molteplici: dall’impossibilità di
registrare la nascita dei figli, alle complicazioni nell’esercizio del diritto
all’istruzione, dalla paralisi degli uffici, ad un continuo imporsi di ostacoli
e copiosi iter che prospettano il rischio della caduta nell’irregolarità e che
mettono a repentaglio la garanzia di esercitare alcuni fondamentali diritti per
i minori, per le famiglie, per gli individui.
Le nuove regole introducono anche l’obbligo per la persona senza fissa dimora,
al momento in cui richiede l’iscrizione anagrafica, di fornire elementi
necessari allo svolgimento degli accertamenti atti a stabilire l’effettiva
sussistenza del domicilio. Si tratta di una delle norme più incisive, perché
sostanzialmente stravolge un principio ormai consolidato e cioè il fatto che la
persona senza fissa dimora può anche non avere un riferimento riscontrabile in
un luogo ben preciso.
Programma:
10.00 Aldo Morrone, Direttore Generale INMP
10.30 Lorenzo Trucco, Presidente ASGI (Associazione Studi Giuridici Italiani)
11.00 Marcella Lucidi, Responsabile Immigrazione Fondazione Italianieuropei
11.30 Danuta Gaszowska, Sandrine Sieyadji mediatrici culturali INMP
12.00 Klodiana Çuka, Presidente Integra onlus
Spazio aperto per domande e dibattito
S. Gallicano, Centralino Tel. 06.5266.1
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COSA SI SONO DETTI AL SEMINARIO DI CUI PARLAVAMO GIORNI FA'................
ITALIANI ALL’ESTERO - ASSOCIAZ. PARLAMEN. AMICIZIA ITALIA/TURCHIA:
“PERCHÉ L’EUROPA HA BISOGNO DELLA TURCHIA?”.
SEN.DI GIROLAMO(PRES.): “ITALIA PONTE VERSO ALTRE CIVILTÀ”
(2010-02-11)
“La costruzione di un futuro comune è complessa ma è la vera
opportunità che l’Europa deve cogliere per tutto ciò che la Turchia rappresenta
in termini di storia, cultura ed economia di sviluppo”. Lo ha affermato il
Presidente dell’”Associazione Parlamentare di amicizia Italia-Turchia”, Sen.
Nicola Paolo Di Girolamo, in occasione del seminario dal titolo “Perché l’
Europa ha bisogno della Turchia?”, svoltasi oggi a Palazzo Patrizi, sede della
Fondazione Italiani nel Mondo.
“Il nostro compito – ha proseguito Di Girolamo - è quello di far
precipitare questa opportunità in concrete realtà di cooperazione sia
istituzionale sia economica volendo che il nostro Paese interpreti a pieno il
suo ruolo di “ponte” verso le altre civiltà. La similitudine fra due penisole,
la nostra e l’Anatolia, ha un valore strategico se costruita come due realtà
che si riflettono e si riconoscono nel darsi un reciproco ruolo quali attori
nella costruzione di una nuova globalizzazione della pace attraverso la
promozione di scambi ed opportunità commerciali, quali vero volano di una
ripresa economica che è veramente un’opportunità da far germogliare e cogliere
in tutta la sua positività”.
L’Associazione parlamentare di Amicizia Italia-Turchia è nata nell’aprile
2009 con lo scopo di rappresentare la sede privilegiata di incontro e di
interscambio culturale tra i parlamentari che conoscono ed apprezzano questo
importante Paese dotato di enormi potenzialità culturali, economiche e sociali.
Potenzialità che diventerebbero davvero decisive se la Turchia riuscisse a
diventare Paese membro dell’UE.
“I leader dell’UE dovrebbero intervenire per evitare che il conflitto
turco-cipriota possa ostacolare l’ingresso della Turchia nelle istituzioni
comunitarie – ha affermato il Vice Presidente dell’Associazione, Sen. Paolo
Amato (PDL) - Da una parte l’UE dovrebbe eliminare l’embargo che priva i
turchi, a tutti gli effetti cittadini europei, dei propri diritti. Dall’altra,
i turchi dovrebbero aprire le proprie porte all’Europa, da un punto di vista
prettamente fisico, ma anche culturale. E a chi indica nel conflitto turco-
cipriota la motivazione maggiore di una simile esclusione, vorrei ricordare che
una soluzione la si può trovare solo se siamo dalla parte della popolazione
turco-cipriota, testimoniando la giusta solidarietà verso chi soffre da tempo
di un isolamento ingiustificato”.
Secondo il Sen. Franco Marini (PD), “l’esclusione della Turchia è
segno di un deficit a livello europeo, nonostante i timidi passi in avanti
fatti con il Trattato di Lisbona, che non ha comunque ricucito un simile
strappo: l’Europa non avverte con necessaria urgenza l’opportunità che la
Turchia potrebbe offrire. Un simile atteggiamento da parte dell’UE non è
assolutamente nuovo, ma lo si avvertiva anche quando la Turchia era ben lontana
dall’avere quelle caratteristiche che la rendevano idonea a rientrare nelle
istituzioni comunitarie. Alla base vi è un pregiudizio storico/religioso nei
confronti di un Paese che è europeo a tutti gli effetti. La presenza dell’UE
nelle istituzioni comunitarie aiuterebbe il processo di convivenza con quelle
realtà che ormai ritroviamo costantemente nelle nostre città, garantirebbe un
peso importantissimo da parte di un Paese le cui truppe sono da tempo nella
NATO. Per questo credo che il processo di spinta in favore della Turchia non
debba avvenire in piccole elite, ma debba piuttosto coinvolgere l’intera
popolazione con un’attività politica forte, andando così a scatenare un forte
interesse sociale, economico e politico. La chiusura verso un mondo
apparentemente diverso non porta mai a nulla, l’apertura verso un Paese simile
e diverso al nostro può solo portare enormi vantaggi”.
“La Turchia ha una gran voglia di UE – ha sostenuto il Sen. Mario
Perduca (PD) - di avvicinarsi al diritto internazionale come punto cardine
nella definizione di una organizzazione statale. La prima domanda di adesione
alla CEE da parte della Turchia risale al 1959, laddove servono sostanzialmente
10 anni per completare il processo di ratifica. Il percorso della Turchia,
invece, è stato fortemente ostacolato per ragioni politiche, economiche e
religiose. Il vero problema è che ormai la voglia della Turchia sta diminuendo
perché abbiamo lasciato questo Paese da solo e lo abbiamo spesso associato ad
emergenze di altri Paesi, come quella delle risorse energetiche o della
sicurezza all’indomani dell’11 settembre. Per recuperare l’entusiasmo della
Turchia e favorirne finalmente l’accesso alle istituzioni comunitarie è
necessario quindi intensificare il rapporto politico con questo Paese, pur
conservando quello economico. Prendere un’iniziativa politica forte significa
coinvolgere le altre grandi potenze europee (su tutte Francia, Germana e
Grecia), darsi una data certa per l’adesione della Turchia, assumersi
responsabilità precise all’interno dell’Onu riguardo la situazione di Cipro”.
“L’osmosi fra Unione Europea e Turchia – ha concluso il Direttore
Generale del Formez, Marco Villani - deve sicuramente proseguire ed
intensificarsi. Il rapporto con la Turchia deve essere ritenuto per noi una
grande occasione per rafforzare la convivenza pacifica fra le nazioni e fra le
religioni. Mai come ora, accanto ad opportunità globali di pace, convivono
pericolose interferenze di conflitti locali. Proprio nell’affrontare queste
nuove insorgenze locali, la Turchia sta svolgendo un ruolo prezioso per
disinnescare tali minacce. Non è senza significato, dunque, che il rapporto
sempre più intenso con la Turchia si sviluppi parallelamente alla proposta di
accogliere nell’Unione anche Israele. È un percorso difficile, cui non mancano
i nemici, ma altamente significativo di ciò che l’Europa può essere e che
finora non è stata. Per questo l’organismo che presiedo, organismo in house
della Presidenza del Consiglio dei Ministri, si è lanciato in attività di
gemellaggio a livello lavorativo: un iniziale scambio di know-how all’interno
di quello che speriamo possa essere un futuro scambio più generalizzato”.
(11/02/2010 –A.G.- ITL/ITNET)
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UNA NOTIZIE CHE E' PASSATA SOTTO-SOTTO........VEDIAMO DI CHE SI TRATTA.
Al Viminale un nuovo "Comitato per l'Islam italiano"
Creato da Maroni, sostituisce la Consulta. Pareri e proposte per le comunità
musulmane
Roma – 11 febbraio 2010 - Nuove moschee, formazione degli imam, matrimoni
misti e divieto di burqa e niqab sono alcuni dei temi di cui si occuperà il
“Comitato per l'Islam italiano”, costituito ieri al Viminale dal ministro dell’
Interno Roberto Maroni.
Un organismo diverso dalla Consulta attiva con Pisanu e Amato, che secondo
Maroni “pretendeva di rappresentare il mondo islamico che in realtà non ha
rappresentanti ufficiali. Io - ha spiegato il ministro due giorni fa - convoco
semplicemente persone che conoscono quel mondo, hanno un atteggiamento
positivo, sono ben integrati e possono fornire idee e proposte. Si tratta
quindi di un Consiglio che discute con me di vari temi”.
Del Comitato fanno parte esponenti di organizzazioni e comunità islamiche in
Italia, docenti di diritto musulmano e dei paesi islamici, di diritto
ecclesiastico, giornalisti e scrittori esperti della materia, che si riuniranno
almeno tre volte l'anno e saranno divisi in sottogruppi per dedicarsi ai
singoli temi in agenda. Sarà un organo consultivo che, chiarisce il Viminale,
“esprimerà anche pareri e proposte su specifiche questioni indicate dal
Ministro con l’obiettivo di migliorare l’inserimento sociale e l’integrazione
delle comunità musulmane nella società nazionale, anche nell’ottica di
sviluppare la coesione e la condivisione di valori e diritti nel rispetto della
Costituzione e delle leggi della Repubblica”.
“Sono felice che si riprenda il lavoro sull’Islam avviato negli anni passati.
Il fatto che questo sia un comitato per l’ Islam ‘italiano’ e per l’ islam ‘in
Italia’ mi sembra già un passo avanti importante” dice uno dei componenti, Ejaz
Ahmed, mediatore culturale e direttore del giornale dei pakistani in Italia
Azad.
“Senza togliere nulla all’autenticità dell’islam e sulla scia di quanto
succede in altri paesi, come ad esempio la Turchia, dobbiamo lavorare alla
formazione di un Islam italiano, con musulmani moderni e democratici che
accettino i valori della Costituzione e partecipino alla società civile. È un’
operazione – sottolinea Ahmed - in cui non bisogna lasciare spazio alle forze
integraliste”.
Grande assente al tavolo convocato da Maroni è l’Unione delle Comunità ed
Organizzazioni Islamiche in Italia (Ucoii), spesso criticata per le sue
posizioni ed esclusa, ha detto lo stesso ministro dell’Interno, perché non
avrebbe un “atteggiamento positivo”.
Ahmad Alessandro Paolantoni, segretario dell'UCOI, non commenta l’esclusione
(“bisognerebbe chiederlo a Maroni” dice a Stranieriinitalia.it), ma ribadisce
che “questa non è la Consulta, ci sono anche due professori italiani non
musulmani, quindi il paragone non è appropriato. L’esperienza avviata da Pisanu
è stata utile, ma l’attuale ministro ha pensato di non proseguirla”.
“La nostra posizione - sottolinea però Paolantoni - non è negativa, guardiamo
con interesse a questo nuovo organismo, anche se non rappresenta i musulmani in
Italia, quello che deciderà è importante per tutti i musulmani. Ben venga
quindi quanto di buono per i musulmani potrà uscirne”.
I 19 componenti del “Comitato per l'Islam italiano” sono: Mario Scialoja, ex
ambasciatore e Direttore della Sezione Italiana della Lega Musulmana Mondiale;
Ejaz Ahmed giornalista direttore di Azad e mediatore culturale; Gulshan Jivraj
Antivalle, presidente della Comunità ismaelita italiana (e unica donna del
Comitato); Guido Bolaffi, esperto in immigrazione; Yahia Pallavicini,
vicepresidente della Comunità Reiligiosa islamica (Co.Re.Is); Mustapha Mansuri,
segretario Confederazione dei marocchini in Italia; Gamal Buchaib, presidente
della consulta degli stranieri de L'Aquila e membro dell' associazione dei
Musulmani moderati; Mohammad Ahmad, giornalista di La9; Carlo Panella,
giornalista de "L'Occidentale"; Andrea Morigi, giornalista di Libero; Abdellah
Redouane, direttore del centro islamico culturale d’Italia (Moschea di Roma);
Abdellah Mechnoune, imam di Torino e ambasciatore della Pace per le Nazioni
Unite; Khaled Fouad Allam, docente di sociologia del mondo musulmano e di
storia e istituzoni dei paesi islamici all' università di Trieste; Mario
Cicala, consigliere della Corte di Cassazione; Paolo Branca, docente Sciemnze
Religiose all'Università Cattolica di Milano; Ahmad Habous, docente di
Antropologia all'Università Orientale di Napoli; Massimo Introvigne, fondatore
del Centro Studi sulle nuove religioni; Gianmaria Piccinelli, docente di
Diritto Musulmano e dei Paesi Islamici alla Seconda università di Napoli;
Alessandro Ferrari, docente di diritto ecclesiastico e canonico all'Università
dell'Insubria.
Elvio Pasca
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Onu esprime riserve sull’Italia in merito a xenofobia e asilo
Feb 11, 2010 Con l’intervento del sottosegretario agli Esteri, Vincenzo
Scotti, e’ iniziatoil 9 febbraio al Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni
Unite di Ginevra l’esame del rispetto di questi ultimi nel nostro Paese.
In attesa delle “raccomandazioni” – i voti – che l’11 febbraio saranno
adottati dall’Assemblea di Ginevra, Scotti, rispondendo al fuoco di fila dei
delegati dei 47 Paesi membri, ha delineato l’impegno del governo sui temi piu’
delicati: lotta al razzismo, alla xenofobia e all’incitazione all’odio, le
politiche nazionali dell’immigrazione, l’integrazione della minoranza Rom e la
liberta’ di stampa.
Scotti ha rivendicato i passi avanti compiuti dal nostro Paese in materia
preannunciando, tra l’altro, la costituzione di una Commissione Indipendente
per la Promozione e la Protezione dei Diritti Umani, “una sorta di authority”
su cui stanno lavorando il governo e il parlamento.
Ai delegati che ripetutamente hanno toccato il tasto del diritto di asilo, il
sottosegretario ha spiegato che “la politica italiana del ritorno ai paesi d’
origine degli immigrati fermati in alto mare e’ prevista dalle leggi
internazionali” mentre se “il migrante si trova a bordo di una nave italiana ed
esprime l’intenzione di chiedere asilo o altre forme di protezione
internazionale e’ portato in Italia”. Per il governo e’ determinante non
abbassare la guardia “contro i trafficanti di esseri umani” il cui “commercio
va fermato”.
Resta ferma per l’Italia l’ostacolo insormontabile a sottoscrivere “la
‘Convenzione Onu sui diritti dei lavoratori migranti’ (piu’ volte citata dai
rappresentanti dei 47 Paesi membri), perche’ – ha spiegato Scotti – va adottata
insieme ai partner dell’Ue” e “finora nessuno dei 27 l’ha ratificata”. Da
ultimo c’e’ il problema che il documento Onu “non fa distinzione tra immigrati
regolari e irregolari”, un elemento discriminante per il governo italiano, ha
sottolineato il sottosegretario. Un riferimento particolare e’ stato fatto da
Scotti al nuovo sistema del cosiddetto ‘permesso di soggiorno a punti’, che
“garantisce dopo un periodo di test un’integrazione stabile”.
Molti delegati del Cdu hanno centrato il loro intervento sull’integrazione
della minoranza rom e sinti. Scotti ha ricordato “che il governo ha
stigmatizzato gli atti di violenza registratisi recentemente, che sono oggetto
di indagini dell’autorita’ giudiziaria”. L’esecutivo, ha rivelato il
sottosegretario ha speso solo nel 2009 “85 milioni di euro per le politiche di
integrazione” delle due comunita’.
L’obiettivo e’ “quello di creare una citta’ interetnica” che armonizzi gli
inserimenti esteri, ha chiarito Scotti, che ha citato ad esempio il caso di
Bologna.
Il sottosegretario ha poi sgombrato ogni dubbio sugli aspetti apparentemente
piu’ controversi del cosiddetto ‘pacchetto sicurezza’, smentendo – come invece
e’ stato lamentato da molti Paesi membri – che “non vi e’ in Italia alcun
obbligo per i funzionari pubblici di, ad esempio negli ospedali e nelle scuole,
denunciare gli immigrati irregolari alla polizia” Molti a Ginevra i riferimenti
alle “incitazioni all’odio razziale” espresse da alcuni politici locali
italiani. Su questo punto Scotti ha ribadito che la “legislazione italiana
definisce questi comportamenti come un reato. Per esempio in due recenti casi
il sindaco di Verona (Flavio Tosi) e’ stato appunto condannato per aver fatto
propaganda razzista e il vicesindaco di Treviso (Giancarlo Gentilini), per
istigazione all’odio razziale”. Elementi su cui sta indagando la giustizia
italiana, ha aggiunto il sottosegretario, anche nelle violenze di Rosarno, del
7 gennaio scorso.
Alcuni delegati hanno espresso preoccupazione per la liberta’ di stampa, sia
per le minacce ai giornalisti che per le concentrazioni editoriali specialmente
nel settore tv.
Scottia tale proposito ha rammentato l’”impegno delle forze dell’ordine, per
assicurare al piu’ alto livello la protezione ” dei reporter, e ha ricordato
come il settore radiotelevisivo sia stato “regolamentato” nel 2004.
Insoddisfatta del rispetto dei diritti umani in Italia si e’ detta Amnesty
International. Secondo il portavoce Riccardo Noury nel nostro Paese si assiste
a “un continua erosione dei diritti delle minoranze, dei migranti e di quanti
cercano asilo”. In particolare su quest’ultimo punto Amnesty denuncia il patto
sottoscritto tra Italia e Libia che priva i “profughi della possibilita’ di
chiedere asilo”.
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