[Ezln-it] Raul Romero: Il comune, il nuovo orizzonte

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Mon Jan 8 13:46:36 CET 2024


Il comune: il nuovo orizzonte
Raúl Romero*
Il viaggio è stato lungo. A causa delle strade malconce e privatizzate, incontriamo tratti in riparazione e incidenti. L'autista del nostro veicolo dice: bisogna guidare con prudenza, il diavolo è in giro. Un viaggio che dura 14 ore, da Città del Messico a San Cristóbal de las Casas, Chiapas, lo facciamo in 21 ore. Il clima di violenza nel Paese, quel diavolo che si scatena dal 2006, ci porta a prendere tutte le precauzioni: lasciamo una lista con i contatti di emergenza e un gruppo ci monitora da posti fissi. Ogni quattro ore ricevono la nostra posizione. Se non arriva nessuna segnalazione ci cercano. Se non ci trovano entro un certo tempo, devono avvisare Frayba o la Rete TDT, le organizzazioni indipendenti che accompagnano la Carovana nazionale e internazionale in territorio zapatista. Nessuna precauzione è eccessiva per attraversare questo paese doloroso e la sua geografia del terrore.
Seguirà poi la seconda tappa del viaggio, da San Cristóbal de las Casas al Caracol Resistencia y Rebeldía: Un Nuevo Horizonte, nel comune di Dolores Hidalgo, a poco più di un'ora da Ocosingo. Qui il dilemma è quale strada prendere: quella che solitamente viene percorsa dai gruppi paramilitari e che si fanno pagare il passaggio, quella che ha tratti franosi oppure quella più lunga e piena di curve. Non c'è discussione. Prendiamo la strada tortuosa, alcuni prendono la dramamina e iniziamo il viaggio. Quattro ore e mezza dopo, con i volti pallidi e qualche stomaco svuotato lungo la strada, arriviamo in territorio ribelle. Inviamo l'ultimo rapporto: Siamo arrivati. In territorio zapatista non siamo in pericolo.
All’ingresso del Caracol, i compas – come chiamiamo affettuosamente i popoli zapatisti – hanno messo diversi striscioni che annunciano eventi come la festa danzante, le donne della dignità ribelle, l’idra capitalista… L’ingresso si trasforma in un abbraccio collettivo, centinaia di persone in viaggio da diverse parti del mondo si ritrovano nel territorio zapatista. Le conversazioni durano ore. I cuori sono felici. Iniziano a essere pianificati progetti collettivi. Le diagnosi generano dibattiti. Palestina e Kurdistan sono presenti ai colloqui. Si stringono nuove alleanze. Si rafforza la grande rete di solidarietà globale che si articola attorno all'EZLN. La celebrazione dei 30 anni della guerra contro l'oblio è anche la celebrazione di una nuova tappa dell'internazionalismo.
Nel Caracol si incontrano protagonisti del movimento zapatista. Marijosé, la compagna che più di due anni fa ha viaggiato sulla nave La Montaña dal sud-est messicano all’Europa – ribattezzandola Europa Insumisa –, ora svolge un nuovo incarico: è responsabile della cucina che sfamerà migliaia di persone per giorni. Anche La Verónica, Chinto, Amado e altri membri di spicco del Comando Palomitas – rinforzato da nuovi membri come Remigio – vagano per il Caracol. Cavalcano draghi, unicorni e altre creature fantastiche. Le loro risate e i loro scherzi, una delle armi segrete con cui lo zapatismo ha sedotto l’Europa ribelle, ora invitano anche alla speranza. Un amico commenta: il territorio zapatista è l'unico posto dove non posso vedere le mie figlie e mi sento tranquilla. Uno degli obiettivi dello zapatismo: un mondo in cui una ragazza giochi senza paura.
Se in passato il teatro e le pastorali servivano per evangelizzare le comunità indigene nel nuovo mondo, oggi le comunità indigene zapatiste sovvertono quella funzione e fanno del teatro uno strumento per spiegare pedagogicamente un processo estremamente complesso: la loro storia, la guerra all'oblio, il governo che obbedisce, i municipi autonomi ribelli zapatisti, le giunte di buon governo e qual è il loro nuovo orizzonte, il comune e la non proprietà.
Il 31 dicembre, alle 23,30, l'EZLN mostra la sua forza e la sua organizzazione. Migliaia di miliziani, uomini e donne, eseguono esercizi al ritmo di cumbia e ska. Il messaggio è chiaro, lo zapatismo è un esercito che ha scelto la vita, ma è disposto a difendere i propri territori e il proprio progetto. Contrariamente a quanto dicono intellettuali, specialisti e giornalisti forgiati nel pensiero pigro, lo zapatismo è pieno di gioventù. Tra miliziani e miliziani si percepiscono i volti e i corpi di chi comincia a lasciarsi alle spalle l’adolescenza. Una nuova generazione di zapatisti e una nuova tappa dello zapatismo.
La proprietà deve appartenere al popolo ed essere comune e il popolo deve governarsi da solo, ha affermato nel suo intervento il subcomandante Moisés, portavoce dell'EZLN. Bozze che disegnano il nuovo orizzonte teorico e politico lanciato dagli zapatisti. 30 anni dopo la guerra contro l'oblio, lo zapatismo si avvia verso il futuro dell'umanità.
 
*Sociólogo
@RaulRomero_mx
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