[Ezln-it] Claudio Albertani: 25 anni fa la ribellione zapatista.

Annamaria maribel_1994 at yahoo.it
Fri Feb 8 12:48:48 CET 2019


 Venticinque anni fa, la ribellione indigena del Messico - Grandezza e limiti dell’esperienza zapatista di Claudio AlbertaniUn quarto di secolo, una vita. Da dove cominciare? Dai ricordi. Il 31 dicembre del 1993, il Messico si disponeva a inaugurare il Trattato di Libero Commercio con l’America del Nord, firmato pochi mesi prima con gli Stati Uniti ed il Canada (Tlcan, o Nafta in inglese). Io vivevo qui dal 1979 e avevo percorso il paese in lungo e in largo, un po’ come hippie ed un po’ come giornalista. Ero un fervente lettore di Malcolm Lowry, D. H. Lawrence e Jack Kerouac e, come loro, ero rimasto ipnotizzato dalla bellezza di queste terre, ma anche dalle sofferenze che trasudano.Del Messico mi affascinavano le culture indigene ed il passato: la rivoluzione, Ricardo Flores Magón e Emiliano Zapata, di cui ancora discorrevano i vecchi nei villaggi. Amavo i cieli tersi della Sierra Madre, i paesaggi sontuosi del tropico ed ancor più il clima mite dell’altopiano; mi attraeva perfino Città del Messico che conservava una dimensione umana e non era la metropoli mostruosa di oggi. Per molti di noi, reduci dei ruggenti anni settanta, il Messico era una specie di oasi di libertà, un rifugio che ci aveva permesso di conoscere nuovi orizzonti e, soprattutto, stare alla larga da un Italia, in preda alla depressione e al pentitismo.Sapevo bene, al tempo stesso, che il paese corrispondeva ancora alla lapidaria descrizione che ne aveva dato Victor Serge, il rivoluzionario russo-belga che qui era morto nel 1947: “un paese a due colori, senza classi medie o con una classe media insignificante: in alto, la società del dollaro; in basso, la primitività, e spesso la miseria, dell’indio”.[1] Lo stesso paese profondamente razzista che descrive il regista Alfonso Cuarón, in Roma, film di successo, recentemente presentato al festival di Venezia.....(....)Sono passati venticinque anni. Non direi che il Messico sia cambiato in meglio: in America Latina, continua ad essere il paese con la maggiore concentrazione della ricchezza ed il saccheggio dei popoli indigeni non si è arrestato. Sono sicuro, tuttavia che, se non ci fossero stati gli zapatisti il Messico sarebbe un paese molto peggiore. Essi -e prima di loro i movimenti guatemaltechi e sudamericani- hanno il merito non solo di aver denunciato le inaccettabili condizioni di povertà in cui versano i popoli originari, ma anche la ricchezza delle loro culture, cosmovisioni e concezioni del rapporto tra l’essere umano e la terra. Benché il razzismo non sia stato debellato, essere indigeni oggi è meglio di essere indigeni allora. Come ha scritto Hermann Bellinghausen, non c’è un solo popolo indigeno del Messico che non sia in debito con gli zapatisti.[(......)Ma vi è molto di più. Gli zapatisti hanno forgiato un discorso politico che ha rinnovato le lotte sociali a livello planetario e ha contribuito a creare il primo grande movimento sociale contro la globalizzazione neoliberista. In un’epoca caratterizzata dalla dittatura del denaro, essi hanno difeso “uno stile di vita fondato sulla solidarietà, la gratuità e la creatività che sostituisce il lavoro”.[10] Hanno dato vita a incontri “intergalattici” dove, a differenza, per esempio, dei vecchi partiti comunisti, non hanno mai preteso di offrire soluzioni valide ovunque e per tutti, ma hanno sollevato le questioni centrali del nostro tempo: la fine della civiltà del denaro, la  riscoperta della comunità, la democrazia diretta, l’identità e la differenza, il potere. Gli zapatisti hanno fatto questo ed altro. Meritano dunque il rispetto e la solidarietà di tutti coloro che lottano per un mondo migliore. Oggi, tuttavia, essi si ritrovano soli. “Ve lo dico chiaro e tondo. Siamo soli esattamente come venticinque anni fa. (…) Ci ignorano”, afferma amaramente il sub-comandante Moisés, attuale portavoce dell’Ezln.[12] Come spiegarlo? Non si tratta unicamente del logoramento naturale di un movimento che resiste da un quarto di secolo senza arrendersi.(.....)È lecito chiedersi, in tale situazione, cosa faranno gli zapatisti. Nonostante gli errori, il loro legato continua ad essere positivo. La lotta per la difesa della cultura e dei diritti degli indigeni è più valida che mai. L’Ezln può esigere il compimento degli accordi di San Andrés, riprendere le trattative con il governo, strappare nuove concessioni e convertirsi, per questa via, in una cassa di risonanza dei movimenti indigeni che si oppongono ai mega progetti. Infine, non possiamo dimenticare che gli zapatisti sono, insieme agli insegnanti della Coordinadora Nacional de Trabajadores de la Educación, il principale bastione dell’opposizione organizzata in Messico ed uno dei riferimenti mondiali dei movimenti anticapitalisti. Il loro futuro importa a tutti coloro che hanno a cuore la causa umana.Città del Messico, 2 febbraio 2019  testo completo: https://selvasorg.blogspot.com/2019/02/venticinque-anni-fa-la-ribellione.html?fbclid=IwAR2ds6qbYijitDeW8dHCcmV8DGwS3DPBvWBfwKzWGni1qevsyTNOxj-WX5Qhttps://chiapasbg.com/2019/02/06/claudio-albertani-25-anni-fa/  
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