[Ezln-it] La Strage Silenziosa dei Genitori dei Desaparecidos in Messico

Annamaria maribel_1994 at yahoo.it
Tue May 16 12:07:55 CEST 2017


  La Strage Silenziosadei Genitori dei Desaparecidos in Messicohttps://lamericalatina.net/2017/05/15/la-strage-silenziosa-dei-genitori-dei-desaparecidos-in-messico/di Fabrizio Lorusso da Huffington Post - 15 maggio 2017
Nel Messicodell’ipocrita guerra al narcotraffico il valore della vita umana s’avvicinadrammaticamente allo zero. Il 10 maggio, giorno della Festa della Mamma, MiriamElizabeth Rodríguez Martínez, una delle fondatrici ed esponente in vista della Collettivodei Desaparecidos nello stato del Tamaulipas, è stata ammazzata dai sicari diun commando armato che, arrivati fuori da casa sua, hanno gridato il suo nome epoi hanno fatto fuoco. Qual era la sua colpa? Fare l’attivista? Denunciare? Parlaretroppo con la stampa? Avere avuto una figlia sequestrata, fatta sparire nel nullae aver condotto da sola le indagini fino a ritrovarla, morta, per poi continuarecomunque la lotta per la giustizia affianco ad altre madri come lei?Probabilmentela sua colpa era solo quella di essere una vittima che aveva deciso di reagire,tra le migliaia che ogni anno si sommano al triste e scabroso conteggio della narcoguerramessicana. Il Tamaulipas è al primo posto in Messico per il numero di desaparecidos(oltre 5500), cioè di persone che vengono fatte sparire, con la partecipazione attivao la complicità delle autorità statali, e di cui non si sa più nulla. Il 10 maggioè una data simbolica ma non più perché è la Festa della Mamma, ma perché dal 2010migliaia di madri del Messico e del Centroamerica sfilano in corteo a Città delMessico chiedendo verità e giustizia per i loro figli e le loro figlie desaparecidose, dunque, è una giornata di lotta e protesta in cui, come dice l’hashtag di twitter#NadaQueFestejar utilizzato per convocare alla partecipazionepopolare, “non c’è niente da festeggiare”.Proprio in unadi queste manifestazioni è nata l’idea di creare un’esposizione artistica per farmarciare per il mondo i passi, le orme e le scarpe di questi familiari, stampandosulle loro suole e su dei fogli di carta i loro messaggi di dolore e dignità. Lamostra Orme della Memoria, Huellas de la memoria, che fino alla fine di giugno saràin varie città italiane, racconta cosa significhi per queste persone la ricercae il ritrovamento dei loro cari, vivi o morti.Eccoalcuni dei loro messaggi, impressi sulle loro scarpe e oggi in cammino per l’Europa.“Io mi chiamo Lety Hidalgo e cerco mio figlio; Roy è stato fatto sparire l’11 gennaio2011”. “Sono figlia di Rafael Ramírez Duarte, desaparecido politico dal giugno del1977. Seguire le tue orme è voler toccare i tuoi piedi coi miei, come il gioco dellatana dei conigli tiepida che c’hanno rubato, papà, Tania”.“Melchor FloresLanda, cerco mio figlio, Juan Melchor Flores Hernández, vittima di sparizione forzata.I fatti sono avvenuti a Monterrey il 25 febbraio 2009. Melchor, detto Cow-boy Galattico;Figlio mio, ti cerco da 7 anni e non mi sono ancora stancato, continuerò a cercartifinché Dio me lo permetterà e le mi forze e il mio corpo resistano, ovunque tu siati mando tutto il mio amore di padre, ti amo e ho bisogno di te”.Nel 2010 a SanFernando, la città in cui abitava Miriam e dove è nato il comitato di genitori evittime delle sparizioni forzate da lei fondato, furono trovati i cadaveri di 72migranti messicani, centroamericani e sudamericani, trucidati e gettati in una fossacomune dai membri dell’organizzazione criminale degli Zetas. Qui molti casi di sparizioni,violenze e mattanze sono legati alla sanguinosa faida tra questi e il cartello delGolfo, l’altra organizzazione mafiosa che lotta per la supremazia nella regionenord-orientale del Messico. Lo Stato? Assente, se non connivente. Ciononostantei cittadini e le vittime si organizzano, anche a costo della vita.Un altro casodrammatico e sconcertante, ancora irrisolto, èquello dei 43 studenti della scuola di Ayotzinapa che la polizia locale e ilcrimine organizzato hanno sequestrato sotto gli occhi dell’esercito e dei federalia Iguala, nel meridionale stato del Guerrero, nel settembre 2014. E sono altri 31milai desaparecidos nel Paese negli ultimi 10 anni. Sono numeri che ci rimandano alledittature del Cono Sud negli settanta e ottanta o ai conflitti bellici attuali dell’areamediorientale, mentre invece si tratta del Messico, un Paese che formalmente nonè in guerra, ma che vive un conflitto interno gravissimo in cui regnano impunitàe corruzione.La popolazione,e specialmente le persone più esposte comegli attivisti, i difensori dei diritti umani e i giornalisti, vivono tra due fuochi:le mafie e le bande delinquenziali, da una parte, e quella parte degli apparatistatali che è connivente, indolente e, in certi casi, agisce come un vero e propriocartello della delinquenza oppure si confonde con questi.Si dice che Miriamabbia avuto un “privilegio” rispetto ad altre famiglie di desaparecidos: era riuscita,dopo due anni di ricerche, per lo meno a ritrovare il corpo della figlia, KarenAlejandra, che era scomparsa nel 2012, e a darle una degna sepoltura. Molti familiaridi desaparecidos non cercano nemmeno più la verità su quanto è successo o una condannaper i responsabili, ma lottano per ritrovare almeno i resti dei loro cari. E lemagliette che portano durante le ricerche o in manifestazione dicono “Figlio, finchénon t’avrà interrato, continuerò a cercarti” e “Ti cercherò fino a ritrovarti”.Miriam, comunque,era andata oltre, anche dopo aver trovato il corpo di sua figlia. Era diventataun’attivista per i diritti umani e aveva costruito una rete nazionale dei familiariche cercano i loro cari scomparsi. Era stata capace di far aprire l’indagine checondusse all’arresto della banda dei responsabili del femminicidio della figlia.Sapeva di essere sotto tiro, era stata minacciata più volte e aveva pure sventatoil sequestro di suo marito, ma il pericolo era aumentato dopo che uno degli assassiniera fuggito di prigione il marzo scorso, Miriam aveva quindi chiesto alle autoritàuna protezione che non è mai arrivata.L’impiego delleforze armate con funzioni di polizia ha condotto alla militarizzazione del paesee all’aumento esponenziale delle violazioni ai diritti umani, tra cui spiccano lesparizioni forzate, la tortura e le esecuzioni extragiudiziarie come strategie dicontrollo di massa, e in 10 anni di “lotta” ai cartelli della droga i morti peromicidio arrivano alla cifra di 200mila e i desaparecidos sono oltre 31mila secondoi numeri ufficiali.Nella stragrandemaggioranza dei casi si tratta di vittime innocenti, di gente comune coinvolta inun conflitto armato non riconosciuto ufficialmente, e non di “criminali cattivi”in guerra contro “i buoni” difensori della legge, come invece il governo e la procuracercano di far credere all’opinione pubblica nazionale e ai media internazionali.Le droghe, chiaramente, continuano a fluire massicciamente verso gli Stati Uniti,principale mercato di consumo del mondo, ed anche a restare in Messico, dove l’erosionedei legami sociali e comunitari sta portando a una catastrofe umanitaria e quindiil richiamo dei gruppi criminali, in cerca di manovalanza, di nuovi consumatorio di entrambe le cose, diventa preponderante.I familiari organizzatiin movimenti per le ricerche e per obbligare le autorità a seguire i casi e a riparareil danno sono sotto attacco. La comunità internazionale ha un ruolo importante neldenunciare, mantenere viva l’attenzione e la pressione sul governo messicano e nonfar dimenticare i casi di coloro che hanno pagato con la vita la loro attività sulcampo (di battaglia, letteralmente).Il Movimento per la Pace con Giustizia e Dignità, natonel 2011 proprio come conseguenza della “narcoguerra” imposta dall’allora presidenteFelipe Calderón e continuata dall’attuale, Enrique Peña Nieto, ha stilato una lista,che riporto di seguito, per conservare la memoria delle 17 persone che sono state ucciseper avere “osato” cercare la verità.Nello stato delTamaulipas Miriam ElizabethRodríguez Martínez viene uccisa da dei sicari in casa sua. Aveva ritrovato il corpodella figlia, Karen Alejandra, desaparecida e aveva fatto incarcerare i responsabili.In Chihuahua la famiglia Reyes Salazar è stata distrutta,tra il 2008 e il 2011 cinque di loro sono stati uccisi: Josefina, Rubén, Elías,María Magdalena Reyes e María Luisa Ornelas cercavano giustizia per il figlio diJosefina.A Ciudad JuárezMaricela Escobedo è stata ammazzata il 16 de dicembre del 2010 davanti al palazzodel governo e chiedeva giustizia per la sparizione e l’assassinio di sua figlia.Nello stato diSonora Nepomuceno MorenoNúñez, ucciso il 28 novembre 2011, cercava suo figlio di 17 anni, che era sparitoun anno prima.Heriberto LópezGastelum, assassinato il 30 de novembre 2016, cercava suo figlio scomparso alcunimesi prima.In Sinaloa Sandra Luz Hernández, assassinata il12 maggio 2014 con 15 spari, cercava suo figlio Edgar Guadalupe Hernández, scomparsonel 2012.Luis Abraham Cabada Hernández, ucciso il 19 dicembre 2015. Cercava suo fratello e due cugini.In Guerrero Norma Angelica Bruno è stata uccisa il13 febbraio 2015 e cerca sua cugina desaparecida.Miguel ÁngelJiménez Blanco, ucciso l’8 agosto 2015, era il leader delle ricerche dei 43 studentidesaparecidos di Ayotzinapa.Bernardo CarretoGonzález, assassinato il 22 dicembre 2015, esigeva la presentazione con vita deisuoi tre figli.Nello Stato delMessico (intorno alla capitale) Cornelia San Juan Guevara, ammazzata il 15 gennaio 2016cercava suo figlio desaparecido dal 2012.In Veracruz José Jesus Jiménez Gaona, ucciso il 22giugno 2016, cercava sua figlia desaparecida di 23 anni.In Jalisco Gerardo Corona Piceno, ucciso il 19aprile del 2017, cercava suo fratello scomparso nel 2012.
 
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