[Ezln-it] A. Cegna - Dal Messico, una proposta importante

Annamaria maribel_1994 at yahoo.it
Wed Jan 25 13:20:54 CET 2017


  DalMessico, una proposta importanteAndrea Cegna“23anni fa iniziammo il nostro sollevamento, il nostro percorso era escludente,non potevano partecipare tutte e tutti. Ora, il Congresso Nazionale Indigeno cichiama a una lotta nella quale possiamo partecipare tutti, tutte, senzadiscriminazione di età, colore, altezza, razza, religione, lingua, salario,istruzione, forza fisica, cultura, preferenza sessuale. Chi vive, lotta e muorenelle campagne e nelle città ha ora un cammino di lotta in cui si può unire conaltre e altri. La lotta a cui ci chiama e ci invita il Congresso NazionaleIndigeno è una lotta per la vita, nella libertà, nella giustizia, nellademocrazia, nella dignità. Chi si permetterà di dire che è una lotta nongiusta?”.SubcomandanteInsurgentes Moises – Oventik 1 Gennaio 2017 Una donna di sangue e cultura indigena si candiderà alle elezionipolitiche, come indipendente, in Messico nel 2018. Sarà la portavoce del Congresso Nazionale Indigeno, organizzazionepolitica che racchiude una quarantina di etnie indigene sulle oltre 60 chevivono nel paese. La proposta nasce dalla mentedelle donne e uomini di mais, del sud-est messicano, meglio conosciute econosciuti come zapatisti e zapatiste. Ma occorre andare oltre alla proposta insé, e alla sua punta di maggior visibilità, ovvero la candidatura di una donnaindigena, per capirla davvero. Attenti osservatori potrebbe rimanere spiazzati dalla notizia chel’EZLN, arrivato al 23esimo anno di sollevazione armata e dopo aver promossodall’Agosto 2003 l’Autonomia rispetto al governo, possa aver proposto unadirezione elettorale al CNI. Osservatori ancora più attentipotranno ricercare nelle parole della formazione politica nata nel Novembre del1984 come diretta emanazione delle Fuerzas de Liberacion National che non è maistato scritto che si rifiutava l’opzione elettorale, semplicemente con forza eperseveranza è stato detto che i partiti politici messicani sono uno strumentodel capitalismo e del neoliberismo e già da diversi anni il potere politiconazionale è fortemente subordinato (usando un eufemismo) ai poteri economicitrans-nazionali. Lasciando libertà di scelta l’EZLN si è così sempre dettoaltro dai percorsi elettorali, pur giocando strumentalmente dentro e fuori lecampagne elettorali. Così nel ’94 ha supportato Amado Avendaño Figueroa comecandidato alla presidenza del Chiapas, oppure nel 2001 ha organizzato la marciadel colore della pelle alcuni mesi dopo l’entrata al potere del primopresidente della repubblica non del PRI, Vicente Fox, o come nel 2006 lanciò eorganizzò l’altra campagna. Ripartiamo proprio dal 2006: la otra campana è stato il tentativo diorganizzare la società messicana per creare un alternativa non tanto al poterepartitico ma ai diversi poteri. Il tentativo di unire lotte, resistenze,pratiche e generare l’alba di una nuova società che avesse nell’autonomiazapatista un esempio. Scommessa in parte persa, anche se per il Messicol’esempio dell’automia ha creato percorsi interressanti: da esperienze diautogestione nelle grandi città, alla formazione dei gruppi di autodifesa,soprattuto in Michoacan. Ma la miccia non è esplosa. Negli ultimi anni ècresciuto, per qualità e quantità, il rapporto con il Congresso NazionaleIndigeno. L’idea di andare ad una candidatura indipendente può essere vistaprima di tutto come il tentativo, attraverso la costruzione di un percorso suun obiettivo chiaro e materiale, di organizzare, legare, le comunità indigenein resistenza per andare a creare una rete capace di andare oltre al percorsoelettorale. Siamo chiari ed onesti, in Messico esistono tante e plurime formedi resistenza locale. Per lo più legate al mondo indigeno. Ma a parte le grandicoorporazioni legare al PRI, manca un soggetto politico nazionale. Organizzarela campagna elettorale, la raccolta delle 850mila firme (50 mila per 17 stati),definire il consiglio di governo indigeno che poi andrà ad eleggere la suaportavoce donna, hanno più lo scopo di costruirsi come soggetto politico chevincere le elezioni. Tanto che la donna indigena sarà solo la portavoce di unconsiglio di governo. Il consiglio di governo è il grimaldello e puntod’osservazione centrale. Sì, se si guarda oltre la provocazione della candidatura della donnaindigena si può vedere una proposta politica radicale e potente che prendelinfa e agisce sulle difficoltà organizzative delle resistenze del Messico,oltre che dalla conclamata inconcludenza dei precedenti tentativi di ampliareterritorialmente la proposta zapatista. Girando un po’ la testa quindisi può cogliere come “l’assurda proposta” fatta dall’EZLN al CNI sia invece unaponderata fase di un percorso ben più lungo, e che non fa esodo neppure per unsecondo dall’idea di costruire altro al sistema capitalista nelle suediramazioni. Osservando un po’ più in la dei pruriti bellicosi della formasecondo i quali è scandoloso rivolgersi al percorso elettorale si può vederecome lo strumento della candidatura indipendente dia per la prima volta inMessico la possibilità di organizzare un percorso alternativo a quello deipartiti, sfruttando la temporalità delle elezioni per testarsi su un pianoorganizzativo e anche potersi contare. Dare il protagonismo alle comunitàindigene significa andare a cercare di unire e fortificare le forme diresistenza più radicali all’omologazione capitalista. Allo stesso tempo laproposta è ricevibile anche dai non indigeni, cioè quella parte di societàmessicana che è stata per anni al centro del dialogo costruttivo dell’EZLN. Occorre ricordare come il CNI nasce nel 1996, e 20 anni dopo la suaformazione scende in campo con una proposta non difensiva ma offensiva. Fa suoii sette principi fondanti dello zapatismo e conosciuti come “comandareobbedendo”: obbedire e non comandare, rappresentare e non sostituire,abbassarsi e non salire, servire e non servirsi, convincere e non vincere,costruire e non distruggere, proporre e non imporre. Propone una donna comeportavoce del consiglio di governo indigeno. Donna e indigena nel Messico del2017 è come dire l’ultima tra gli ultimi. Il sessismo è un male indescrivibilenel paese, tanto che i movimenti femministi stanno prendendo la scena dellalotta per i diritti civili e sociali in gran parte del Messico. Indigena espesso così messa da parte. Un parallelismo da noi potrebbe essere una migrantesenza permesso di soggiorno indicata come futura prima ministra da un listaindipendente. Proposta ponderata, provocatoria, dirompente che oltre allosguardo oltre la scadenza elettorale gioca una partita nel breve periodo,quella della voce altra rispetto ai megaprogetti (grandi opere diremmo noi) cherischiano, con oltre 400 proposte attive, di trasformormare pesantemente ilterritorio non metropolitano andando così ad incedere sulle relazioni sociali,dell’alternativa alla “guerra al narcotraffico”, costata oltre 100.000 viteumane e 30.000 desaparecidos, è che chiaramente non è mai stata un vero scontrostato-narcos ma un’eccellente diversivo mediatico e pubblico per la creazionedi una relazione di potere di continuità tra politica, malavita, e strutturestatali. Chi ha pagato il conto sono giornalisti critici, attivisti sociali,difensori dei diritti civili e umanitari, e centinaia di innocenti. Tanto chelo spettacolo legato all’arresto, fuga, ri-arresto ed estradizione de El Chapoha mostrato come in Messico nulla sia cambiato. 15823596_10209955309033412_1703341880868288896_nGli USA di Trump cheminacciano parti di economia del paese, la paura del crollo del pesos e dellachiusura delle grandi fabbriche automobilistiche, e che rischiano di modificarevelocemente il laboratorio neoliberale che il Messico è sempre stato per ivicini di casa. Il muro che Obama stava già costruendo, tanto che nel Machetegià se ne parla, non spaventa quanto la trasformazione economica che potrebbeportare il nuovo volto della globalizzazione a stelle e strisce. Una nuovaincognita sulla fragilità di uno stato svenduto pezzo pezzo dai tanti governi eche ha trovato in Pena Nieto un capo di stato capace di aggredire e colpirequello che mai era stato toccato ovvero privatizzare il petrolio e modificarele leggi sul lavoro. Morti, scontri e arresti servono a giustificare e coprire lo scambiod’interesse reale, governare con e sulla paura. Agitare lo spettro della crisieconomica che il cambio di governo USA può portare è un nuovo segnale dellavolontà politica di sottostare ai diktat del neoliberalismo. Solo per questouna voce diversa fa paura. Anche solo una voce che può descrivere rapportieconomici diversi spaventa. Anche solo perché un punto di vista differente puòmostrare una realtà diversa da quella venduta come unica ed ineluttabiledestabilizza. E forse per questo che tutte le formazioni politiche nel paesehanno fortemente criticato l’idea e la proposta. Forse proprio per questoessere altro e oltre trasforma una “proposta moderata” come il correre alleelezioni in una proposta possibilmente dirompente, anche se piena d’incognite edi rischi. Una proposta che potrebbe creare un rapporto di forza assolutamenteanomalo in un paese che ha fatto della rivolta la sua forma d’opposizione inassenza di organizzazioni di massa capaci di creare contropotere. Una propostalegata alla storia dell’EZLN, con uno sguardo alle FLN, e del Messico. Unaproposta che non si può leggere con gli occhi distorti da altre esperienze latinoamericane.Nel Messico della violenza armata e della contiguità tra potere legale edillegale l’alternativa agita dal CNI e dall’EZLN spaventa. Abbiamo già visto il26 Settembre 2014 ad Iguala come il narcostato si occupa dei soggetti socialiche operano alternativa e opposizione sociale agli interessi economici, facendosparire nel nulla 43 studenti della scuola normale Rurale Isido Burgos diAyotzinapa, e uccidendone sei. Cosa succederà sarà l’incognita del futuro,forse proprio per questo il documento del CNI e dell’EZLN che lancia lacandidatura si chiude così: “Per il recupero dei territori invasi o distrutti,per la riapparizione dei desaparecidos del paese, per la libertà di tutte etutti i prigionieri politici, per la verità e la giustizia per i morti, per ladignità della campagna e della città. Non abbiate dubbi, andremo avanti sututto, perché sappiamo che ci troviamo di fronte forse all’ultima occasione,come popoli originari e come società messicana, di cambiare pacificamente eradicalmente le nostre forme di governo, rendendo la dignità l’epicentro di unnuovo mondo”. http://www.milanoinmovimento.com/mondinmovimento/dal-messico-una-proposta-importante


 
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