[Ezln-it] San Andrés: 20 anni dopo

Annamaria maribel_1994 at yahoo.it
Wed Jan 27 17:07:32 CET 2016


SanAndrés: 20 anni dopo

Luis Hernández NavarroQuasi venti anni fa, il 16 febbraio1996, a San Andrés Sakam'chén de los Pobres si firmavano gli Accordi di SanAndrés su Diritti e Cultura Indigena. Senza foto di rito, gli zapatisti ed ilgoverno federale siglarono i loro primi impegni sostanziali sulle cause cheavevano dato origine alla sollevazione armata degli indigeni chiapanechi.Sebbene il governo federale ed ilegislatori della Commissione di Concordia e Pacificazione (Cocopa)desiderassero una cerimonia con trombe e tamburi, i comandanti dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN)si rifiutarono di suonare le campane. Con un discorso improvvisato, il comandante David spiegò le ragioni del loro rifiuto: Vogliamo che sia un attosemplice. Noi siamo semplici, viviamo in semplicità e così vogliamo continuarea vivere.Non vollero nemmeno farsifotografare. Lo stesso comandante Daviddisse: "Abbiamo raggiunto solo un piccolo accordo. Non ci lasciamoingannare che si sia firmata la pace. Se non accettiamo di firmare apertamentee pubblicamente è perché abbiamo le nostre ragioni."E, dopo aver denunciato leaggressioni del governo di cui erano stati oggetto e ricordare che 'hannosempre pagato con il tradimento la nostra lotta', disse: Per questo abbiamofirmato in privato. È un segnale che diamo al governo che ci ha feriti. E laferita che ci ha inferto, ci ha feriti.Gli accordi di San Andrés sifirmarono in un momento di grande agitazione politica nel paese. Catalizzatodalla sollevazione dell'EZLN, emerse un belligerante movimento indigenonazionale. La svalutazione del peso a dicembre del 1994 provocò un'enormeondata di dissenso e la nascita di vigorosi movimenti di debitori con lebanche. I conflitti post-elettorali in Tabasco e Chiapas si trasformarono in protestanazionale a favore della democrazia. Il conflitto tra Carlos Salinas,presidente uscente, ed Ernesto Zedillo, l'aspirante, acquisì proporzioni enormi.La sfiducia dei ribelli quel 16febbraio fu premonitrice. Una volta neutralizzata l'ondata di scontentosociale, il governo federale ritrattò la parola. Lo Stato messicano nel suoinsieme (cioè, i tre poteri) tradì gli zapatisti ed i popoli indigenirifiutandosi di rispettare quanto pattuito. Il pagamento del debito storicodello Stato verso i popoli originari fu eluso. Invece di aprire le porte perstabilire un nuovo patto sociale includente e rispettoso del diritto alladifferenza, lo Stato decise di mantenere il vecchio status quo. Invece di riconoscere i popoli indigeni come soggettidi diritto sociali e storici ed il loro diritto all'autonomia, si optò perproseguire con la politica di oblio ed abbandono.La questione non finì lì. Con ladecisione di non riconoscere i diritti indigeni, si chiusero le porte alcambiamento di regime. San Andrés aveva offerto l'opportunità di trasformareradicalmente le relazioni tra la società, i partiti politici e lo Stato. Invecedi farlo, dal governo e dai partiti politici si spinse per una nuova riformapolitica al margine del tavolo del Chiapas. Con il pretesto che vivevamo unanormalizzazione democratica, si rafforzò il monopolio dei partiti a favoredella rappresentanza politica, lasciando fuori dalla rappresentanzaistituzionale molte forze politiche e sociali non identificate con questipartiti e si conservò, praticamente intatto, il potere dei leader delleorganizzazioni corporative di massa.Lungi dall'ammainare le lorobandiere di fronte al tradimento, lo zapatismo ed il movimento indigenomantennero la loro lotta ed il loro programma. In ampie regioni del Chiapas edin altri stati passarono a costruire l'autonomia di fatto e ad esercitare l'autodifesa indigena. Spuntarono comefunghi governi locali autonomi, polizie comunitarie, progetti produttiviautogestiti, esperienze di educazione alternativa, recupero della lingua.Contemporaneamente, si rafforzò intutti i loro territori la resistenza contro il saccheggio e la devastazioneambientale. Da due decenni i popoli indigeni sono stati i protagonistiprincipali nel rifiuto all'uso di semi transgenici e la difesa del mais,nell'opposizione al settore minerario a cielo aperto ed alla deforestazione,nell'attenzione per le risorse idriche ed il rifiuto della loroprivatizzazione, così come nella rivendicazione della cosa comune. Incondizioni molto avverse hanno promosso lotte esemplari.Nei territori indigeni le riformeneoliberali ed il saccheggio delle risorse naturali hanno cozzato controll'azione organizzata delle comunità originarie. Come risultato della lottadelle comunità indigene, in diverse regioni del paese molti progetti predatorisono stati sospesi o rimandati a tempi migliori.La decisione statale di far fallireil tavolo di San Andrés e non applicare gli accordi su diritti e culturaindigeni ha ampliato l'estensione e la profondità dei conflitti politici e socialial margine della sfera della rappresentanza istituzionale in tutto il paese. Iprotagonisti sono fuori o ai margini delle istituzioni.Nel frattempo, l'accordo politicoraggiunto tra il governo ed i partiti politici nel 1996 faceva acqua. Lasocietà messicana non sta nel regime politico realmente esistente.L'approvazione di candidature indipendenti (rivendicata al tavolo di San Andréssu democrazia dallo zapatismo ed i suoi convocati) e la crisi dellapartitocrazia come la conosciamo, hanno favorito la nascita di forze centripetedentro i meccanismi di rappresentanza politica.In queste circostanze, non cistupisce che, a venti anni dalla firma degli accordi di San Andrés, sorgano inseno ai movimenti indigeni e tra gli esclusi, nuovi modi di fare politica finoad ora inediti. Modi e modalità nei quali non si scatteranno foto. http://www.jornada.unam.mx/2016/01/26/opinion/017a2pol - Twitter: @lhan55


  
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