[Ezln-it] SupGaleano: Il Muro e la Crepa- Primi Appunti sul Metodo Zapatista

Annamaria maribel_1994 at yahoo.it
Thu May 7 13:31:05 CEST 2015


   Il Muro e la Crepa.Primo Appunto sul MetodoZapatista.3 maggio 2015Buona sera, giorno, notte a chi ci ascolta e chi ci legge,indipendentemente da calendari e geografie.Il mio nome è Galeano, Subcomandante Insurgente Galeano.Sono nato all'alba del 25 maggio 2014, per volere collettivo e non mio, enemmeno di altri, altre e otroas. Come il resto delle miecompagne e compagni zapatisti, mi copro il volto quando è necessario mostrarmi,e mi scopro per nascondermi. Nonostante non abbia ancora compiuto un anno divita, il comando mi ha assegnato il compito di guardia, vedetta o sentinella inuno dei posti di osservazione di questa terra ribelle.Siccome non sono abituato a parlare in pubblico, tantomenodi fronte a così tante e così (scusate, dev'essere il singhiozzo da panico delpalcoscenico), dicevo così raffinate personalità, vi ringrazio per lacomprensione per i miei balbettii ed inciampi nella difficile e complicata artedella parola.Ho assunto il nome di Galeano, il nome di un compagnozapatista, un maestro ed organizzatore, indigeno che fu aggredito, rapito,torturato ed assassinato da paramilitari patrocinati da una presuntaorganizzazione sociale: la CIOAC-Histórica. L'incubo che si concluse con lavita del compagno maestro Galeano, iniziò l'alba del 2 maggio 2014. Daquell'ora, noi, zapatiste e zapatisti, abbiamo iniziato la ricostruzione dellasua vita.  In quei giorni la direzione collettiva dell'EZLN decise difar morire il personaggio autonominato SupMarcos, allora portavoce degliuomini, donne, bambini ed anziani zapatisti. Da allora, l'incarico di portavocedell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale è stato assunto dalSubcomandante Insurgente Moisés. Per sua voce parliamo, attraverso i suoi occhiguardiamo, nei suoi passi camminiamo, noi siamo lui.Mesi dopo quel 2 maggio, la notte è scesa sul Messicoaggiungendo un nuovo nome alla già la lunga lista del terrore:"Ayotzinapa". Come è già avvenuto altre volte nel mondo, unageografia del basso veniva segnalata e nominata da una tragedia studiata edeseguita, cioè, un crimine.Abbiamo già detto, per voce del Subcomandante InsurgenteMoisés, cosa ha significato Ayotzinapa per zapatiste e zapatisti. Col vostropermesso e delle mie compagne e compagni cape e capi zapatisti, riprendo le sueparole.Ayotzinapa è dolore e rabbia, ma non solo. È anche esoprattutto l'ostinato impegno dei genitori e compagni degli assenti.Alcuni di questi genitori che non hanno lasciato cadere lamemoria, ci hanno fatto l'onore della loro condivisione e sono qui con noi interre zapatiste.  Abbiamo ascoltato la parola di Doña Hilda e Don Mario, madree padre di César Manuel González Hernández, ed abbiamo la presenza e la paroladi Doña Bertha e Don Tomás, madre e padre di Julio César Ramírez Nava. Con lororeclamiamo i 46 assenti.A Doña Bertha e Don Tomás chiediamo di far arrivare questeparole agli altri familiari degli assenti di Ayotzinapa. Perché è stata la lorolotta a far avviare questo semenzaio.Credo che più di una, uno, unoa, della Sexta edell'EZLN concorderanno con me che avremmo preferito che non fossero qui.Voglio dire che avremmo voluto che fossero qui ma non per dolore e rabbia, maper un abbraccio tra compagni. Che non fosse successo nulla quel 26 settembre.Che il calendario avesse dato una mano amica ed avesse saltato quella data, eche la geografia si fosse persa e non si fosse fermata ad Iguala, Guerrero,Messico.Ma se dopo quella notte di terrore la geografia ha raggiuntogli angoli più remoti del pianeta, e se il calendario resta fisso su quelladata, è stato per il vostro impegno, per la grandezza della vostra semplicità,per la vostra dedizione incondizionata.Non abbiamo conosciuto i vostri figli. Ma conosciamo voi. Evorremmo che la nostra ammirazione e rispetto sia per voi una certezza, anchenei vostri momenti di dolore e solitudine.È vero, non possiamo riempire le strade e le piazze dellegrandi città. Ogni mobilitazione, per piccola che sia, per le nostre comunità rappresentauna perdita importante nella loro economia, già di per sé difficile, comequella di milioni di persone, sostenuta con difficoltà dalla ribellione eresistenza che dura da oltre due decenni. Dico nelle nostre comunità, perché inostri aiuti non sono la somma di individualità, ma sono azione collettiva,pensata ed organizzata. Sono parte della nostra lotta.  Non possiamo emergere nelle reti sociali, né far arrivare levostre parole oltre i nostri cuori. Non possiamo nemmeno aiutarvieconomicamente, anche se sappiamo che questi mesi di lotta vi hanno segnatonella salute e nelle condizioni di vita.Succede anche che il nostro essere ribelli ed in resistenzail più delle volte è visto con sospetto e sfiducia. Movimenti e mobilitazioniche si svolgono da diverse parti, preferiscono non rendere esplicita la nostrasimpatia. Sensibili al "cosa diranno" mediatico, non vogliono che laloro causa sia associata in alcun modo "agli incappucciati delChiapas". Lo capiamo, non lo discutiamo. Il nostro rispetto per leribellioni che pullulano nel mondo include il rispetto delle loro valutazioni,dei loro passi, delle loro decisioni. Rispettiamo, ma non ignoriamo. Siamoattenti ad ognuna delle mobilitazioni che affrontano il Sistema. Cerchiamo dicomprenderle, cioè, di conoscerle. Sappiamo che il rispetto nasce dallaconoscenza, e che la paura e l'odio, queste due facce del disprezzo, non pochevolte nascono dall'ignoranza.La stragrande maggioranza nel mondo, non solo nel nostropaese, è come voi, sorelle e fratelli familiari degli assenti di Ayozinapa.Persone che devono combattere giorno e notte per un pezzo di vita. Gente chedeve lottare per strappare alla realtà qualcosa per sopravvivere.Chiunque in basso, uomo, donna, otroa, che conosca lastoria che vi addolora, simpatizza con la vostra lotta per chiedere verità egiustizia. La condivide perché nelle vostre parole vedono la ripetizione delleloro storie, perché si riconoscono nel vostro dolore, perché si identificanocon la vostra rabbia.La maggioranza non è andata a manifestare, non ha creatotemi nelle reti sociali, non ha rotto vetri, non ha incendiato auto, non hagridato slogan, non ha usurpato palchi, non ha vi ha detto che non siete soli.Non l'hanno fatto semplicemente perché non hanno potutofarlo.SupGaleano: Il Muro e la Crepa.
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