[Ezln-it] Messico, Peña Nieto promette riforme (e reprime la protesta)
Annamaria
maribel_1994 at yahoo.it
Wed Dec 3 16:45:17 CET 2014
http://www.pagina99.it/news/mondo/7626/Messico--Pe-a-Nieto-promette.html
Messico,Peña Nieto promette riforme (e reprime la protesta)03 dicembre @ 09.26Federico Mastrogiovannis)
Nell'anniversario dell'insediamento,il presidente illustra un piano poco credibile per rimettere ordine neirapporti tra polizia e istituzioni corrotte e criminalità organizzata.Continuano ovunque le proteste per chiedere verità sulla sparizione e stragedei 43 studenti
A più di duemesi dalla sparizione forzata di 43 studenti della scuola di Ayotzinapa e l’uccisione di altri sei, non si placa la protestadella società civile messicana. Il primo dicembre era una data importante, ilgiorno in cui, due anni fa, ha prestato giuramento il presidente dellaRepubblica, Enrique Peña Nieto e già allora, nel 2012 il primo dicembre si ècaratterizzato per proteste di massa dirette al neopresidente e al suo Partitodella Rivoluzione Istituzionale (PRI), tornato al potere dopo 12 anni lontanodal governo.
In molti,dalla sparizione degli studenti in poi chiedono che Peña Nieto rinunci, e che si vada a elezioni anticipate. In molti lohanno fatto di nuovo il primo dicembre con una grande manifestazione pacificafinita male dopo che il corpo di polizia dei granaderos, l'ha dispersa con laviolenza. Molte persone sono state ferite dalle manganellate delle forzedell’ordine, tra queste anche alcune donne e ragazzi, colpiti alla testa e alvolto.
Il 27novembre scorso, a due mesi esatti dalla desaparición forzada dei 43 studentidi Ayotzinapa, ilpresidente Peña Nieto, in un discorso di 46 minuti definito “conferenza stampa”ma che non ha previsto alcuna domanda, ha presentato un piano in 10 punti perrisolvere il grave problema della sicurezza in Messico. Nel suo discorso hamenzionato due volte l’espressione “desaparición forzada”, che implica lapartecipazione in un sequestro di forze appartenenti allo Stato, sia militariche civili, per azione o per omissione, ma non l’ha mai applicata allasparizione forzata dei 43 studenti di Ayotzinapa. Nel loro caso ha parlato disemplice privazione illegale della libertà, benché siano stati sequestrati daagenti della polizia municipale di Iguala, con l’appoggio del presidentemunicipale e con la colpevole distrazione dell'esercito a cui i ragazzi braccatisi erano rivolti per chiedere aiuto. Parlando del caso di Iguala Peña Nieto haparlato di “debolezza istituzionale” invece che di responsabilità diretta delleistituzioni municipali, statali, federali e militari.
I diecipunti di riforma annunciati dal presidente si caratterizzano per la genericitàdegli interventi. Si partedalla proposta, al primo punto, di commissariare i municipi in cui ci sianoinfiltrazioni del crimine organizzato. Una misura potenzialmente positiva, masono molti i municipi che, proprio per espellere i rappresentanti dei partitipolitici, collusi e legati a doppio filo al crimine organizzato, stannopercorrendo la strada dell’autonomia, prevista dalla Costituzione messicana,alternativa a quella di un controllo rafforzato dei poteri federali che spessosono collusi o indifferenti verso il crimine locale.
Si parla inoltre di chiarire ruoli istituzionali nelle investigazioni,la costituzione di polizie statali uniche (con enormi costi da parte dellaFederazione), una blanda riforma del sistema giudiziario, senza specificare inche modo dovrebbe funzionare meglio, la creazione di un pubblico ministerospeciale anticorruzione.
Il punto chepiù ha suscitato proteste e ilarità sui social network è il quarto: la creazione di un numero di telefono federale perle emergenze (già esiste lo 066), che sia, come negli Stati Uniti d’America, il911, a causa della familiarità dei messicani con i film e le serie statunitensi(sic). In generale le misure presentate sono le stesse già proposte nei governiprecedenti, alcune (come la polizia statale) non sono state mai approvate. Ciòche appare chiaro è che di fronte all’opposizione e alle proteste generatedall’impunità, Peña Nieto ha deciso di attribuire la responsabilità ai governimunicipali, reiterando l’estraneità del governo federale alle infiltrazionimafiose e alle collusioni con i gruppi criminali.
Alla finedel suo discorso Peña Nieto ha ripreso il motto di questi ultimi mesi: “Todos somos Ayotzinapa” (Siamo tutti Ayotzinapa). Inrisposta a quella che molti hanno percepito come una provocazione, uno deglistudenti della Normale di Ayotzinapa, al termine della manifestazione del 1dicembre ha risposto alle parole del presidente: “Vogliamo dire a Peña Nietoche lui non è Ayotzinapa. Ayotzinapa siamo noi e tutta la gente che ci haappoggiato ovunque siamo andati e che ci ha offerto solidarietà. ComeAyotzinapa abbiamo dignità. Ayotzinapa sono i contadini di origine indigena enon i politici ipocriti collusi con la delinquenza organizzata”.
La protestasi mantiene per lo più pacifica. Ad ognimanifestazione vengono arrestate e picchiate decine di giovani, come i 31ragazzi arrestati il 20 novembre scorso. Sono per lo più accusati diterrorismo, portati in carceri federali per poi essere generalmente rilasciatiper mancanza di prove. Venerdì 28 novembre Sandino Bucio, uno studente difilosofia dell’Universidad Nacional Autónoma de México (UNAM) è stato caricatosu un’auto senza insegne da un gruppo di uomini armati con armi da assalto e portatovia in pieno giorno in una delle uscite dell’università a Città del Messico. Sitrattava di agenti federali in borghese. Il giovane dopo essere statopicchiato, minacciato e torturato è stato rilasciato, anche grazieall’intervento di amici, colleghi e società civile. Sandino, rilasciato pocheore dopo, è accusato di aver fatto parte di un gruppo di incappucciati chedurante la manifestazione del 20 novembre lanciava molotov alla polizia.
In appoggioai familiari dei 43 desaparecidos si aggiungono sempre più voci di gruppi dellasocietà civile, messicani estranieri. Il 30 novembre la dirigente storica delle Abuelas de Plaza de Mayo,Estela de Carlotto ha raggiunto alcune madri dei normalistas di Ayotzinapanella sede del Centro Miguel Agustín Pro Juárez, uno dei centri di difesa didiritti umani più importanti del Messico, che accompagna i familiari dellevittime. La “abuela” argentina, che dopo 36 anni ha ritrovato suo nipote, natoda sua figlia desaparecida in un campo di concentramento durante la dittatura,ha esortato il popolo messicano a far fronte comune in appoggio alle famigliedi Ayotzinapa “Se questi crimini passeranno impuni c’è il pericolo checontinuino ad accadere”.
L’incontro èstato molto forte emotivamente per le madri dei normalistas presenti: “Quello che ci ha detto è che dobbiamo essere forti.E lo saremo. Ci ha raccontato come è stato passare per quello che stiamovivendo noi e per questo motivo sentiamo che ci capisce” ha affermato HildaHernández Rivera, madre di César Manuel González, uno dei 43 di Ayotzinapa.“All’inizio non parlavamo a causa di tanto dolore” ha dichiarato Cristina,madre di Benjamín, un altro dei 43 “ma adesso cominciamo a parlare e non ciazzittiranno. Al governo diciamo: non veniteci a dire che i nostri figli sononelle fosse quando sappiamo che non li state nemmeno cercando!”.
@Fedemast
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