[Ezln-it] Il piano di riduzione delle emissioni e' un ecocidio
Annamaria
maribel_1994 at yahoo.it
Tue May 22 14:58:04 CEST 2012
La Jornada – Martedì 22 maggio 2012
Critiche al progetto
di riduzione delle emissioni. E’ un ecocidio che implica lo sgombero forzato e
la distruzione di intere comunità
Hermann Bellinghausen.
Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis.,
21 maggio. Nessun
paese in cui è stato introdotto il programma di Riduzione delle Emissioni per
la Deforestazione e Degrado delle Foreste (REDD) è stato esente da critiche. In
Chiapas si è appena cominciato e popoli indigeni, organizzazioni sociali,
alcuni centri di ricerca ed ONG indipendenti si sono riunite per discutere del
progetto e della sua gestione, perché questo può distruggere le comunità che
vivono dentro la selva, togliere loro il diritto di essere ascoltate e
partecipare alle decisioni sul loro territorio, sostiene Ingrid Fadnes,
dell'organizzazione norvegese Latinamérika Gruppene (LAG), presente da molti
anni in Chiapas, in una ricerca svolta per gli Studi Latinoamericani della
UNAM.
Dal 2007 le Nazioni Unite hanno
intensificato i programmi per affrontare il cambiamento climatico. REDD è il
risultato di questi sforzi. Da quando è stato avviato in paesi in via di
sviluppo, secondo diversi rapporti serve solo a far sì che i paesi
industrializzati possano comperare "lavarsi la coscienza" e
continuare ad inquinare nei rispettivi paesi. Sono indulgenze, ironizza Fadnes.
A dicembre del 2010, il Messico ha
aderto al REDD. In Chiapas, uno dei polmoni del pianeta, un milione e 300 mia
ettari sono protetti in 48 riserve o Aree Naturali Protette. Circa la metà nei
Montes Azules. Ma dentro la selva vive "quello che il governatore chiama
anche 'il nemico del bosco: l'uomo' che qui sarebbero i popoli indigeni".
Il saccheggio è stato una forma storica per rimuovere gli ostacoli nella selva
dichiarata riserva. Oggi, gli unici abitanti legali sono i lacandoni, benché vi
vivano anche altri popoli maya. Quando il governatore dice che le future
generazioni ringraziano perché potranno vivere della conservazione del bosco,
dell'ecoturismo e della produzione di gomma e palma da olio, parla per il suo
governo e per i pochi indigeni che beneficiano del progetto, non delle comunità
che lottano per mantenere la loro cultura ed il loro territorio, e per seminare
le piante native come mais e fagioli.
Sia il Quadro Intergovernativo dei Cambiamenti
Climatici (IPCC) sia il documento del governo messicano che prevede il REDD come
strategia nazionale, riconoscono la necessità della partecipazione dei popoli
indigeni e che siano ascoltati quando si compiono azioni nel loro territorio,
ma non è stato così. Ci sono voci molto critiche a livello internazionale. In
Messico e Chiapas ci sono organizzazioni e comunità che si oppongono al
progetto, mentre alcune comunità indigene hanno accettato di partecipare, cita
Fadnes. Tra i primi si trovano i firmatari, nel 2010, della Dichiarazione del
Forum dei Montes Azules (30 organizzazioni indipendenti contadine e indigene,
università e collettivi); tra i secondi, quasi esclusivamente si trova la
cosiddetta comunità lacandona.
Ai concetti governativi secondo i
quali il progetto è la soluzione ai cambiamenti climatici, allo sradicamento
della povertà in Chiapas e all'incremento dello sviluppo economico dei popoli
indigeni, la ricercatrice Ingrid Fadnes contrappone, tra gli altri, le critiche
dell'organizzazione Maderas del Pueblo del Sureste, per la quale REDD è un
ecocidio, implica lo spostamento forzato e la distruzione dei popoli originari;
conviene solo ai paesi ricchi.
L'origine di queste soluzioni si
rifà alla rivoluzione verde pubblicizzata come un successo ma che nel tempo ha
generato una forte opposizione a causa della distruzione della biodiversità e
all'avvelenamento di suoli e acqua attraverso le monocolture e i pesticidi.
Sulla stessa linea, all'interno di REDD si programmano piantagioni di alberi
della gomma, palma da olio ed eucalipto, monocolture che richiedono grandi
quantità di pesticidi e danneggiano i suoli. La rivoluzione verde aveva cercato
di rispondere alla domanda di cibo ed ha finito col cercare di controllare la
natura, senza considerare le conseguenze per l'ecosistema, la biodiversità, la
salute umana ed il lavoro contadino. http://www.jornada.unam.mx/2012/05/22/politica/016n1pol
(Traduzione
"Maribel" - Bergamo)
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