[Ezln-it] Megaprogetti turistici minacciano le aree naturali del Chiapas

Annamaria maribel_1994 at yahoo.it
Mon Mar 26 14:26:56 CEST 2012


La Jornada – Sabato 24 marzo 2012
I megaprogetti
turistici minacciano le aree naturali protette del Chiapas
 
Hermann
Bellinghausen. Inviato. Palenque, Chis. 23 marzo. Un
fantasma si aggira nelle regioni indigene del Chiapas: l'espansione
territoriale ed economica del turismo transnazionale che pone a rischio la vita
produttiva, la cultura maya millenaria e l'ambiente, elementi che la propaganda
degli investitori dice, al contrario, di proteggere. L'epicentro dell'imminente
riconversione culturale e produttiva si trova a Palenque, ma mira anche alle
lagune della selva Lacandona, principalmente Miramar, ancora oggi uno dei
grandi prodigi naturali del Messico.
A Palenque gli investitori si fregano le mani.
Nonostante i "contrattempi" di ordine sociale che hanno suscitato i
progetti e megaprogetti programmati nella regione (espressi nell'opposizione
attiva di comunità indigene in resistenza che ne verrebbero colpite) e le  impreviste limitazioni di bilancio imposte
dall'attuale governo, si calcola che in due anni, con la notevole zona archeologica
come epicentro, questa regione del nord chiapaneco entrerà nel mercato globale
- specificamente rivolto al consumatore statunitense - come
"destinatario" di primo livello di "avventura" light (tipo
Costa Rica).
Durante il governo di Calderón si è proclamato
che questi progetti turistici e infrastrutturali faranno esplodere lo
sviluppo.  
Secondo la testimonianza di un agente
turistico di lunga esperienza che ha chiesto l'anonimato, ma che conosco bene,
le autorità "vogliono privatizzare le aree naturali protette, e di fatto
si sono già insediate qui le segreterie del ministero del Turismo e Ambiente e
Risorse Naturali e l'Istituto Nazionale di Antropologia e Storia, in un
progetto che conta sull'appoggio finanziario di agenzie statunitensi come la
USAID".
L'informatore prevede, così come le autorità e
gli investitori, la resistenza di abitanti ed operatori del settore dei servizi
tradizionali che verrebbero rimpiazzati da una "nuova generazione" di
guide, mentre gli autotrasportatori sarebbero dedicati ad un simpatico
"treno archeologico" o autobus per il trasporto dei turisti dal nuovo
aeroporto la cui costruzione "ora" sembra procedere.
Con questa "fusione" istituzionale
si vogliono superare le scomode contraddizioni e confusioni legali tra parco
nazionale, zona archeologica e zona turistico-alberghiera. "Ce n'è per
tutti", dice l'intervistato. "Le grandi catene alberghiere
costruiranno i loro hotel nelle vicinanze della zona archeologica (a 9 km dalla
città di Palenque), con centri commerciali e tutti i servizi". Questo
turismo pre-confezionato prescinderà dai servizi forniti dalla popolazione
locale.
Come si è visto in anni recenti, il principale
"ostacolo" sono le popolazioni indigene considerate nel progetto
(come quelle che vivono ad Agua Azul, Agua Clara o Roberto Barrios), dove gli
abitanti sono divisi o in conflitto, alcuni a favore dei progetti, altri che si
oppongono.  
Nell'area di Palenque ci sono in particolare
due proprietà che, rifiutando di vendere, saranno espropriate "a prezzi
stracciati", "e già sono previsti gli interventi della forza
pubblica, se necessario, nella comunità indigena El Naranjo, vicina alla zona
archeologica; l'altra sono alcune capanne per turisti nell'area protetta".   
Le nuove guide addestrate per questo nuovo
progetto di turismo sono state selezionate tra comunità choles, tzeltales e
lacandone, tra i gruppi filogovernativi, impedendo che abbiano legami tra loro.
La loro formazione omette conoscenze storiche a favore di un "turismo
naturale" ed un addestramento "di sopravvivenza" studiato
"secondo i gusti dei gringos; gli indigeni vengono perfino nutriti con
hamburger Burger King, come se fosse una cosa straordinaria". http://www.jornada.unam.mx/2012/03/24/politica/020n1pol
(Traduzione "Maribel" -
Bergamo
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