[Ezln-it] Rapporto annuale sui cartelli della droga messicani prodotto da Stratfor

Annamaria maribel_1994 at yahoo.it
Fri Jan 27 16:52:24 CET 2012


Il
Fatto Quotidiano – 27 gennaio 2012
Messico,
la guerra del governo al narcotraffico favorisce i cartelli più potenti: Zetas
e Sinaloa
Un rapporto
dei ricercatori Stratfor pubblica il bilancio di vittime della politica
repressiva contro la droga, adottata dal presidente Felipe Calderòn nel 2006,
anche con l'impiego dell'esercito: nel 2010 ci sono stati 15.273 morti violente
di Joseph Zarlingo
 
“Alla
fine del 2011, los Zetas hanno eclissato il cartello di Sinaloa e sono
diventati il più grande cartello del narcotraffico in termini di presenza
geografica”. L’analisi perentoria è contenuta nell’annuale
rapporto sui cartelli della droga messicani prodotto da Stratfor, un
think tank statunitense specializzato in temi relativi alla sicurezza e alla
politica internazionale. Il rapporto è stato pubblicato online all’inizio di
questa settimana e si apre con i dati agghiaccianti del bilancio di vittime
della guerra alla droga, lanciata dal governo di Felipe Calderòn nel 2006, anche con l’impiego dell’esercito. Nel 2010, secondo i dati ufficiali
del governo messicano, ci sono stati 15.273 morti violente connesse con la
droga. Nel 2011 il bilancio potrebbe essere perfino più pesante: i dati
ufficiali si fermano a settembre, e registrano nei primi nove mesi dell’anno
appena concluso, 12.900 morti. Una media di 1400 al mese.

“Se la media mensile viene confermata anche nell’ultimo quarto dell’anno –
scrivono gli uomini di Stratfor – nel 2011 si sarà raggiunta la cifra record di
17 mila morti”. Sulla base di questi dati, nonostante i resoconti dei media e
le dichiarazioni dello stesso governo messicano, i ricercatori di Stratfro
concludono che “nel 2011 non c’è stato alcun declino sostanziale della violenza
in Messico. Al contrario, anziché tornare entro livelli tollerabili, la
violenza ha persistito anche se in qualche modo c’è stato uno slittamento
geografico, con una diminuzione in alcune aree e città e un aumento in altre”.E’ il fronte della guerra che si sposta, anzi, delle guerre: quella
del governo messicano contro i cartelli e quella dei cartelli tra loro. Spesso,
le due guerre si intrecciano, sia per i livelli di corruzione all’interno delle
forze dell’ordine messicane (la polizia soprattutto, ma anche l’esercito), sia
perché un cartello approfitta dei “colpi” che subisce un altro. Il risultato di
questo movimento, secondo il rapporto di Stratfor, è una “polarizzazione”, che
è diventata sempre più evidente nel corso del 2011.

Da una parte ci sono i cartelli minori (o quel che ne resta) che sarebbero
stati “assorbiti” nella Federazione di Sinaloa, il cartello dominante
nell’ovest del paese. Dall’altro lato, los Zetas, che controllano l’est del
Messico. Los Zetas, stando al rapporto, sono oggi il cartello più capillare
quanto a presenza geografica: su 32 stati della federazione messicana, il cartello
di Sinaloa è presente in 16, mentre los Zetas in 17 (alcuni stati hanno
entrambi). “Per quanto molto sia stato detto a proposito della fluidità delle
alleanze dei cartelli messicani – precisano i ricercatori di Stratfor – queste
due forze sono emerse come dominanti”. Il processo di polarizzazione, che vede
gli Zetas vincenti, è dovuto anche alle tattiche usate dai due “blocchi”. I
cartelli di Sinaloa preferirebbero usare la corruzione, con un ricorso alla
violenza relativamente più raro, mentre gli Zetas (nati peraltro da un gruppo
di ex militari) sono più inclini a usare il “plomo”, il piombo, al posto della
“plata”, del denaro.

Il 2012 è anno elettorale in Messico e per Stratfor, il
fallimento della guerra alla droga è ormai un peso politico troppo grande per
le spalle del presidente Calderòn, che si è anche rivolto più volte agli Stati
Uniti per assistenza tecnica e addestramento delle forze antidroga, senza che
ciò producesse i risultati sperati. La cosa più preoccupante, oltre all’elevato
numero di vittime – ormai quasi 50 mila in sei anni – è che la “guerra” si sta
estendendo anche ad altri paesi centroamericani, che stanno scegliendo la
stessa strada – l’impiego dell’esercito contro i cartelli – che in Messico ha
prodotto l’escalation degli ultimi anni. Stratfor nota, nel paragrafo sulle
previsioni per il 2012, che attesa la maggiore difficoltà di sbarco nel mercato
statunitense, i cartelli messicani stanno espandendo la loro presenza sia in
altri paesi latinoamericani che su altri mercati mondiali. In questo modo si
accorcia la “filiera” degli intermediari e aumentano i profitti, sia dal punto
di vista dell’approvvigionamento di materie prima, sia per i mercati di sbocco.

Persone legate ai cartelli sono state arrestate in vari paesi centroamericani,
dal Costa Rica all’Honduras, mentre per i mercati “oltremare”
quelli più promettenti, dal punto di vista dei narcos, sono l’Australia e
l’Europa. Il rapporto Stratfor non lo dice, ma ormai molte indagini
transnazionali hanno dimostrato che, per il mercato europeo la joint venture
vincente è quella tra gli Zetas, la ‘ndrangheta calabrese, con la logistica
affidata alle reti del narcotraffico balcanico (Montenegro, Kossovo, Serbia),
da dove arriva anche una parte delle armi usate per le stragi da Ciudad
Juarez a Veracruz, fino ad Acapulco.
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