[Ezln-it] Chiapas: cresce il rifiuto degli indios alla regolarizzazione della terra
Annamaria
maribel_1994 at yahoo.it
Mon Jan 23 11:54:51 CET 2012
La Jornada – Sabato 21 gennaio 2012
Sulla
sierra del Chiapas cresce il rifiuto al programma di regolarizzazione del
territorio
Hermann
Bellinghausen. Inviato. El Porvenir, Chis., 20 gennaio.
Sulla sierra del Chiapas cresce il rifiuto delle comunità al Programma di
Certificazione dei Diritti Ejidali (Procede). Di fatto, in Chiapas è uno degli
stati dove ha meno attecchito la certificazione. Adesso c'è una novità: agricoltori
che erano entrati nel programma, ora ne vogliono uscire. Nell'ejido Cambil, del
municipio El Porvenir, 233 ejidatarios hanno rinunciato al Procede. Che cosa
succederà ora dopo queste diserzioni?
Il rifiuto degli ejidatarios di Cambil è
indicativo di quello che succede sulla sierra del Chiapas, dove cresce anche il
rifiuto al potenziale sfruttamento minerario ed agli sgomberi e spopolamenti
come quello che si vuole effettuare a Motozintla ed in altre località, col
pretesto che sono luoghi ad alto rischio di smottamenti per le inondazioni che
hanno colpito la regione negli anni scorsi. Sui contadini aleggia il fantasma
delle città rurali (attualmente se ne sta costruendo una a Jaltenango) come
alternativa futura.
Nonostante le pressioni governative e dell'apparato
priista a partire dal 1995, la resistenza al Procede è ancora forte. Nel 2006,
al termine del periodo programmato per queste certificazioni, in Chiapas
esisteva ancora un'alta percentuale di terre non regolarizzate. Agli inizi del
2007, il Registro Agrario Nazionale (RAN) annunciava la
"regolarizzazione" dell'84% dei nuclei agrari, corrispondenti ad una
superficie di 2 milioni 427 mila 716 ettari (59%), con il restante 41%, un
milione 692 mila 38 ettari, in attesa di regolarizzazione.
Secondo la ricercatrice Dolores Camacho, del
Programma di Ricerche Multidisciplinari su Mesoamerica e Sudest (Proimse) della
UNAM),"i nuclei agrari regolarizzati sono piccoli; rappresentano solo la
metà della superficie; questo spiega la preoccupazione dei governi al
riguardo". Con l'intenzione di "risolvere" il contrattempo è
stato creato il Fondo di Aiuto ai Nuclei Agrari senza Regolarizzare (FANAR), al
quale si destineranno molte risorse per raggiungere l'obiettivo.
Il governo dello stato prevedeva di
regolarizzare 278 mila ettari nel 2011, come aveva dichiarato Ernesto Gutiérrez
Coello, delegato del RAN in Chiapas. Anche se in assenza di informazioni
definitive, tutto indica che la meta non è stata raggiunta. Il FANAR offre
aiuti a progetti produttivi. "Questo induce i leader di partito e
commissari ejidali a premere sui contadini perché accettino, scatenando
ulteriori conflitti per le diverse opinioni, perché questi sono sempre di più
convinti di respingere il programma per paura di perdere le loro terre",
sostiene Camacho.
Abitanti di villaggi intorno all'ejido di
Santa María, nel municipio montano di Chicomuselo, denunciano che a novembre è
stata scoperta una vena di bario in un podere di questo ejido. L'eventuale
estrazione, sostengono, è promossa dall'ingegnere Pedro Palmas Echeverría e da
Romeo Aguilar Méndez, che vorrebbero che gli ejidatarios si costituiscano in
associazione civile "per potere sfruttare il minerale".
A dicembre è stata posta una lastra di cemento
che recita testualmente: "P.P.D, lotto: 'la pera' Sup. 2180 hrs. Ag.
Tuxtla Gtz. Chiapas. Exp. 109/00258". Le comunità di Chicomuselo presumono
"che si riferisce al permesso di esplorazione". Ricordano che il
governatore Juan Sabines Guerrero ha detto che "durante la sua amministrazione
non autorizzerà più permessi di esplorazione e sfruttamento di miniere nel
nostro stato", e gli chiedono di proseguire così.
Più di una decina di comunità dei municipi La
Concordia, Chicomuselo e Socoltenango chiedono la cancellazione di ogni
permesso di estrazione di minerali. Sostengono che "si metterebbero a
grave rischio la nostra vita e quella dei nostri animali, si inquinerebbe
l'ambiente e ci sarebbe maggiore scarsità di acqua", che è già grave per
la mancanza di sorgenti. "Ci riforniamo dai pozzi che corrono il rischio
di venire inquinati dai residui tossici".http://www.jornada.unam.mx/2012/01/21/politica/017n1pol
(Traduzione "Maribel" -
Bergamo)
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