[Ezln-it] Gli sfollati di Cintalapa tolgono il presidio dallo zocalo di San Cristobal

Annamaria maribel_1994 at yahoo.it
Mon Jan 16 14:12:19 CET 2012


La Jornada – Sabato 14 gennaio 2012
Non
avendo ottenuto risposte, gli indigeni sfollati tolgono il presidio e dicono:
“Il governo ha agito per proteggere i paramilitari”
Hermann
Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de Las Casas, Chis., 14 gennaio. Le famiglie degli indigeni sfollati degli ejidos di Busiljá e
Cintalapa, Ocosingo, in presidio da 30 giorni nella piazza centrale di questa
città per chiedere la libertà per i loro compagni Elías Sánchez Gómez ed
Amílcar Méndez Núñez, rinchiusi nel carcere di Playas de Catazajá, e la
restituzione in vita della minorenne Gabriela Sánchez Morales, hanno rimosso il
presidio non avendo ottenuto alcuna risposta.
Inoltre, tutti sono stati privati della casa e
della terra. Hanno inoltre rivelato che "il governo ha agito solo per
garantire la massima protezione ai paramilitari" priisti che li hanno
aggredito ed espulsi.
Gli indigeni del Frente de Ejidos Genaro Vázquez Rojas, aderenti all’Altra Campagna,
denunciano "il carattere paramilitare" del governo di Juan Sabines
Guerrero "che attraverso i diversi enti si è preoccupato di occultare le
azioni del gruppo guidato da Herlindo López Pérez, Lorenzo Pérez Gutiérrez e
Manuel Pérez Vázquez, che vogliono impossessarsi delle nostre terre; sono i
responsabili del massacro nell'ejido Viejoo Velasco, nel 2006, e sono loro ad
aver strappato le terre delle basi zapatiste della comunità 6 de Octubre, nel
municipio autonomo Ricardo Flores Magón".
Denunciano che a "fornire protezione ed
appoggi” ai paramilitari sono i pubblici ministeri (MP) di Ocosingo e Palenque,
il Consiglio Statale dei Diritti Umani (CEDH), la Segreteria Generale di Governo
e le autorità di Ocosingo.
Raccontarono eventi che non erano stati resi
pubblici. Il 29 dicembre il procuratore del Chiapas, Raciel López Salazar, ed
il vice-procuratore Néstor Escobar Roque sono andati a Palenque; "ad
informare i paramilitari di Busiljá e Cintalapa che eravamo in presidio per
chiedere la loro punizione".
I funzionari avrebbero detto che il governo
non li avrebbe arrestati "perché sa che non è vero quello che dicono gli
sfollati". Hanno quindi proposto loro di fare una deposizione davanti al
Pubblico Ministero, quelli di Cintalapa con atto 770, e quelli di Busiljá con
atto 326, sul sequestro della bambina Gabriela, di otto anni. Cinque di
Cintalapa "hanno deposto" riguardo alle accuse di violenza,
saccheggio, sequestro, estorsione, tortura e fabbricazione di reati. A quelli
di Busiljá il procuratore ha chiesto della bimba rapita ed il commissario ha
negato che la bambina fosse in suo possesso. "Se le cose stanno così,
allora è una bugia quello che stanno dicendo", avrebbe detto il
procuratore.
Lo stesso 29 dicembre, 10 elementi
dell'Esercito sono entrati negli appezzamenti degli sfollati ed hanno
interrogato le donne che stavano lì. Il giorno 30, inviati della CEDH -
accompagnati da due poliziotti - "sono andati direttamente nella casa del
paramilitare Benjamín Gómez Sánchez", dove la minorenne rapita è stata
vista, ma ovviamente non era più lì. Poi si sono riuniti con le autorità
dell'ejido. I funzionari hanno suggerito che le persone coinvolte nel rapimento
della bambina "lasciassero la comunità". Mentre se ne stavano
andando, si sono avvicinati alla casa di Nicolás Sánchez Gómez, compagno degli
sfollati, "col pretesto di comprare delle banane", ed hanno
fotografato le sue figlie.
"Il 3 gennaio a Palenque sono stati
convocati 15 paramilitari di Cintalapa, trasportati su veicoli della polizia,
per ratificare quello che avevano dichiarato ai procuratori: che loro non hanno
commesso reati. Sappiamo che c'è stato un accordo tra i procuratori, il PM ed i
paramilitari", sostengono gli sfollati.
L'8 gennaio, delegati della Segreteria di
Governo e poliziotti statali si sono incontrati a Cintalapa con i priisti.
"Il governo ha detto loro di non temere per il presidio degli
sfollati". Così, nonostante le prove, nessun paramilitare è stato fermato.
Intanto, gli indigeni detenuti nella prigione
n. 17 di Playas de Catazajá hanno iniziato uno sciopero della fame per chiedere
la destituzione del direttore. In una breve dichiarazione hanno affermato che
il funzionario viola i loro diritti; inoltre "comanda alle guardie di
custodia di eseguire accurate perquisizioni: alle donne fanno abbassare la
biancheria e le guardiane le toccano nelle parti intime". Giorni fa, un
gruppo di detenuti della banda maras
salvatruchas hanno picchiato tre reclusi e continuano a minacciarli. Gli
scioperanti chiedono "la presenza del sottosegretario per dialogare e
giungere ad un accordo, e speriamo che non ci siano rappresaglie, perché ci
minacciano sempre di essere trasferiti in altre prigioni". http://www.jornada.unam.mx/2012/01/15/politica/019n1pol
(Traduzione "Maribel" -
Bergamo)
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