[Ezln-it] La vicenda di Alberto Patishtan
Annamaria
maribel_1994 at yahoo.it
Thu Oct 27 15:59:00 CEST 2011
La Jornada – Giovedì 27
ottobre 2011
Gli avvocati
ritengono che il caso di Alberto Patishtán debba essere rivisto nel contesto
del clima di repressione che si viveva all’eopoca dei fatti
Hermann Bellinghausen
Questa è la
storia di Alberto Patishtán Gómez, professore tzotzil e membro della Voz del
Amate, da anni uno dei più importanti prigionieri indigeni e di coscienza del
Messico. Si dichiarò in digiuno Dal 29 settembre scorso è in sciopero della
fame, come i detenuti dell'Altra Campagna che chiedono la loro liberazione.
E' stato
arrestato nel 2000 e condannato a 60 anni di prigione con l'accusa di aver
ucciso sette poliziotti a Las Limas (El Bosque) a giugno di quell'anno. Nello stesso
processo fu assolto un altro imputato, Salvador López González, base di
appoggio zapatista, perché il giudice ritenne che l'unico sopravvissuto,
Rosemberg Gómez, "non fu sincero quando lo denuncò".
Secondo la sua
difesa, rappresentata all'epoca del suo primo sciopero della fame, tra febbraio
ed aprile del 2008, da Gabriela Martínez López, "l'unico testimone fu
indotto in maniera inverosimile a testimoniare contro López e Patishtán".
Il giudice ignorò
le contraddizioni e condannò alla massima pena il secondo, che aveva presentato
prove ragionevoli di non aver partecipato all'imboscata. Nonostante l'appello
ed il ricorso, a maggio del 2003 fu condannato. "Chi lo conosce sa della
sua innocenza e della sua forza morale. La condanna è una vendetta delle autorità
nel caso dei poliziotti uccisi". Avevano bisogno di un "capro
espiatorio", fatto che ricorda il celebre caso del leader lakota Leonard
Peltier, condannato all'ergastolo negli Stati Uniti "perché qualcuno
doveva pagare" per la morte di un agente dell'FBI.
Patishtán
apparteneva ad un gruppo di comuneros in contrasto con l'allora presidente municipale di El Bosque, il priista Manuel
Gómez Ruiz, che li teneva sotto minaccia. Un mese prima dell'imboscata
marciarono nella capitale dello stato. Il giorno dei fatti Patishtán si trovava
nel municipio di Huitiupan insieme ai genitori, perché lì dirigeva un albergo.
Le prove sono numerose.
I suoi avvocati
hanno ripetutamente chiesto di ripresentare il caso nel contesto di quegli
anni, quando la rappresaglia politica era la regola.
Si ricordi che
nella zona operava, fuori controllo, il gruppo criminale-paramilitare dei Los Plátanos, circa 80 ragazzi
addestrati dalla polizia e dall'Esercito federale che si erano stabiliti nella
comunità di Los Plátanos.
Il periodo del
governatore Roberto Albores Guillén (1998-2000) "fu un periodi di
repressione, morte ed azioni paramilitari". Il 10 giugno 1998, centinaia
di poliziotti e soldati attaccarono le comunità Chavajeval, Unión Progreso e El
Bosque, con un saldo di otto morti e più di 50 arresti. Nel 1999 la violenza in
Chiapas si rifugiava sotto la protezione dell'Esercito federale che aumentò la
sua presenza da 66 a 111 municipi. Alla fine del 2000, solo negli Altos erano
avvenute altre otto esecuzioni.
Le prime indagini
della Procura Generale della Repubblica indicavano che gli autori potevano
essere stati uno dei "gruppi armati" sui quali indagava (alla fine
inutilmente) l'Unità Speciale per i Reati Commessi da Presunti Gruppi di Civili
Armati, che concluse che il gruppo aggressore si era impadronito delle armi dei
sette poliziotti uccisi, armi ad uso esclusivo dell'Esercito. "Come
potevano farlo solo due persone? Come avevano potuto mettersi insieme un
priista (Patishtán lo era a quel tempo) ed uno zapatista, Salvador López, per
tendere un'imboscata ai poliziotti? Non si conoscevano nemmeno. A questo non è
mai stata data una spiegazione", ancora tre anni fa sosteneva la sua
difesa..
Patishtán adduce
una rappresaglia dell'allora sindaco Gómez Ruiz, chi obbligò suo figlio Rosemberg
ad accusarlo.
"Oggi
sappiamo dai familiari di Patishtán che la testimonianza fu comprata con un
camioncino Ford. Ogni volta che Rosemberg si ubriaca confessa di essere stato
costretto a 'mandare in prigione Patishtán", riporta la relazione della
sua difesa.
Il professore
tzotzil è stato trasferito ingiustificatamente in una prigione federale a
Guasave, Sinaloa, lo scorso 20 ottobre, e fino ad ora nessuno ha potuto
mettersi in contatto con lui. http://www.jornada.unam.mx/2011/10/27/politica/026n1pol
(Traduzione
"Maribel" - Bergamo)
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