[Ezln-it] Pressioni del PRD per rimuovere il presidio a San Cristobal

Annamaria maribel_1994 at yahoo.it
Wed Oct 12 15:12:33 CEST 2011


La Jornada – Mercoledì 12
ottobre 2011
Le
autorità del PRD premono perché sia rimosso il presidio a San Cristóbal
HERMANN BELLINGHAUSEN
San Cristóbal de las Casas, Chis. 11 ottobre. Funzionari municipali inviati dal sindaco Cecilia Flores, del PRD, hanno
esercitato pressioni sugli indigeni accampati nella piazza centrale di questa
città, familiari dei detenuti in sciopero della fame nel Carcere N. 5 ed in
altre due prigioni chiapaneche, che chiedono la loro liberazione.
Come ha
comunicato questa mattina Alberto Patishtán Gómez, membro della Voz del Amate e
portavoce dei sette detenuti in sciopero della fame, che oggi sono al 13°
giorno di protesta, gli emissari municipali pretendono che si tolga il presidio
dalla piazza della cattedrale di San Cristóbal almeno mentre si svolgerà il
Forum Mondiale del Turismo di Avventura il prossimo fine settimana. Nei
prossimi giorni è previsto l'arrivo dei partecipanti.
Patishtán ha
detto a La Jornada che le famiglie
hanno risposto alle pressioni "che si ritireranno dalla piazza solo quando
usciranno liberi tutti i detenuti rinchiusi ingiustamente".
Il portavoce dei
detenuti ha rivolto un appello alla società civile ed a coloro che simpatizzano
con la richiesta di libertà, a realizzare azioni di solidarietà in difesa delle
famiglie indigene che sono in presidio permanente, di fronte al pericolo che,
ha detto, "vengano cacciati con la forza dalla piazza affinché i
governanti possano fare bella figura con la loro festa per promuovere il
turismo".
Mentre il governo
non ha praticamente fatto nulla per rispondere alle richieste dei detenuti,
alcuni rappresentanti del Consiglio Statale dei Diritti Umani (CEDH) nei giorni
scorsi si erano offerti ai detenuti dell'Altra Campagna di intervenire nei loro
casi se avessero firmato un documento nel quale designavano lo stesso CEDH come
loro rappresentante legale.
Il Centro dei Diritti
Umani Fray Bartolomé de las Casas (Frayba) ha inviato comunicazioni al governatore
ed al titolare del sistema penitenziario in Chiapas, e l'unica risposta è stata
una notifica della direzione delle carceri secondo la quale i casi saranno
"dati in carico" ai tribunali locali delle prigioni corrispondenti.
"Non c'è alcuna risposta ufficiale", sostiene Víctor Hugo López,
direttore del Frayba. "Il
governo vuole solo prendere tempo".
Intanto, 15
collettivi, organizzazioni sociali e reti solidali della Sesta Internazionale
dell'Altra Campagna in diverse nazioni europee hanno manifestato il loro
sostegno allo sciopero ed al digiuno degli indigeni dell'Altra Campagna:
"Ci uniamo alla vostra richiesta contro gli arbitri di José Antonio
Martínez Clemente, sottosegretario per l'Applicazione delle Sanzioni Penali e
Misure di Sicurezza dello stato, e di José Miguel Alarcón García, direttore del
Carcere N. 5. Chiediamo che si permetta l'ingresso di familiare, amici,
accompagnatori e personale medico".
Gruppi civili di
Francia, Svizzera, Italia, Spagna e Germania ritengono responsabili questi funzionari
ed il governatore chiapaneco Juan Sabines Guerrero "di qualunque cosa
possa accadere" ai detenuti Rosario Díaz Méndez, Pedro López Jiménez, José
Díaz, Alfredo López Jiménez, Alejandro Díaz Santis, Manuel Heredia Jiménez,
Juan Díaz López, Alberto Patishtán Gómez, Andrés Núñez Hernández, Rosa López
Díaz e Juan Jiménez Pérez.
Chiedono che
"cessi il ricatto contro Rosa López Díaz, alla quale hanno minacciato di
togliere il figlio" se non interrompe il digiuno. Soprattutto chiedono la
"liberazione immediata" dei detenuti di La Voz del Amate, solidali di
La Voz del Amate, L'Altra Mitzitón e Voces Inocentes.
I collettivi
concludono: "Seguiamo la situazione ed eserciteremo la pressione
necessaria per ottenere, tutti insieme, la loro liberazione".
(Traduzione
"Maribel" - Bergamo)
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