[Ezln-it] 34 giorni di sciopero della fame in carcere in Chiapas
Annamaria
maribel_1994 at yahoo.it
Wed Nov 2 13:09:49 CET 2011
La Jornada – Mercoledì 2 novembre
2011
Nel carcere
di San Cristóbal gli indigeni sono al 34° giorno di sciopero della fame. La
loro salute peggiora nell’indifferenza delle autorità
Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de
las Casas, Chis., 1º novembre. Proseguono. Saranno
invisibili? Su un foglio fissato con del nastro adesivo è riportato il numero
dei giorni di presidio di fronte alla cattedrale: oggi sono 26. Sono diverse
famiglie che sono aumentate di numero e dimagriscono a fisarmonica durante il
giorno. Tenaci, chiedono con la loro presenza, i cartelloni, gli striscioni ed
un discreto impianto stereo, la liberazione dei loro familiari. Bambini e
anziani di Chamula, Mitontic, Tenejapa, Chenalhó, El Bosque, San Cristóbal,
accompagnano da qui i detenuti dell'Altra Campagna in sciopero della fame da 34
giorni.
Il municipio
voleva cacciare le famiglie, come parte del radicale e fugace maquillage subito
da questa città coloniale in occasione del forum mondiale del turismo "di
avventura"; ma poi ha desistito. Lo scorso fine settimana in questa stessa
piazza si sono svolti grandi concerti del festival Cervantino Barocco. Ed il
presidio sempre lì, con i suoi striscioni per la libertà dei "prigionieri
politici". Come se non ci fossero. E così sotto la pioggia torrenziale di
stagione.
Anche se molti
passanti, centinaia ogni giorno, si fermano a leggere le loro richieste e
guardare con insistenza la serie di ritratti dipinti di tutti i detenuti, sobri
ed espressivi, per loro non cambia niente. Come diceva Alberto Pastishtán prima
che lo "estradassero" a Guasave, Sinaloa, "il governo è sordo e
non ascolta le nostre richieste". O forse no, perché ha deciso di metterlo
a tacere. I giorni passano. Un attivista dell'Altra Campagna che partecipa al
presidio indigeno dice: "Il governo ha il tempo dalla sua, può aspettare
un'altra settimana, mentre i compagni sono sempre più deboli".
In relazione alle
condizioni degli scioperanti, è stato diffuso un nuovo bollettino medico, che
alla fine si è potuto redigere domenica, anche se senza strumenti di nessun
tipo, condizione dettata dalle autorità del Carcere N. 5 di San Cristóbal per
permettere la visita. Il bollettino riferisce che i detenuti in protesta sono
"in netto peggioramento". Presentano nausea, mal di testa e nel
corpo, principalmente le articolazioni, e disturbi gastrici. Crampi giorno e notte.
Debolezza costante.
La sintomatologia
"si è aggravata in tutti"; alcuni hanno la vista annebbiata, o la
voce debole, e così il. Sviluppano intolleranza al miele e difficoltà a stare
in piedi o camminare anche per brevi distanze, cosicché giacciono quasi
permanentemente nel cortile della prigione.
Secondo il parere
medico, si va verso un peggioramento e l'esaurimento delle riserve fisiche,
"cosa che implica un maggiore danno fisico man mano che aumentano i giorni
di sciopero". Otto di loro non assumono cibo. Altri due digiunano per 12
ore al giorno. E di Patishtán, a Sinaloa, non si sa nulla.
Nella sezione
femminile del carcere di San Cristóbal, Rosa López Díaz digiuna da 34 giorni. Presenta
"cambiamenti nell'aspetto, occhiaie, mal di stomaco, nausea, debolezza,
stanchezza e intorpidimento".
Col tempo contro,
Pedro López Jiménez, nuovo portavoce della protesta, ha fatto arrivare ai
familiari alcuni "pensieri" dal suo sciopero: "La pioggia fa
germinare ogni tipo di piante, anche tu puoi con le tue parole".
Anche Andrés
Núñez Hernández ha mandato i suoi: "La lotta è come una luce che ti fa
vedere tutti i tuoi cari nel mondo. La lotta è come una torcia che illumina le
nostre strade, che ci conduce alla vera libertà. Non lasciare che si
spenga!" http://www.jornada.unam.mx/2011/11/02/politica/017n1pol
(Traduzione
"Maribel" - Bergamo)
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