[Ezln-it] Donne indigene: I governi uccidono con la poverta' e la fame

Annamaria maribel_1994 at yahoo.it
Tue May 10 15:00:15 CEST 2011



La Jornada – Martedì 10
maggio 2011

Le donne indigene
sostengono che i governi uccidono non solo con le armi, ma con la povertà e la
fame

Hermann Bellinghausen

"Non è più
tempo di essere vigliacchi. Quando c'è violenza nel nostro paese proviamo
tristezza per la gente, la nostra famiglia e la nostra comunità, ed a volte
perfino piangiamo quando sappiamo di quelle brutte notizie. Proviamo rabbia
perché ci violentano e ci uccidono, ed i governi non fanno niente, invece
mettono in prigione gli innocenti e non i colpevoli".

In un comunicato
rivolto alle donne del Messico ed all'Esercito Zapatista di Liberazione
Nazionali, alcuni collettivi di donne delle comunità Aguacatenango, La
Grandeza, Napité, Corostik, Coquiteel, Sulupwitz, Frontera Comalapa, Santa Rosa
de Cobán, Yaluma, Chihuahua, e Bella Vista del Norte, delle regioni nord, Altos
e sierra di confine, tutti nello stato del Chiapas, sostengono: "La terra
è con noi".

Ed aggiungono: "I
governi non ammazzano solo con le armi, ma anche con la povertà, la fame che
usano per ingannarci con progetti che ci tolgono il tempo e la fermezza, ci
inculcano le loro idee, fanno sì che ci dividiamo e non ci organizziamo. Siamo
indigene, contadine, attiviste e lavoratrici, coltiviamo la madre terra, la
seminiamo e la curiamo, è nostra e la rispettiamo. I governi ed i grandi paesi
vengono a togliercela, ma diciamo loro che la terra non si vende, è nostra
madre, di lei viviamo e ci alimentiamo e lottiamo per lei".

Elencano le loro
richieste che includono in maniera significativa il diritto delle donne a
possedere e coltivare la terra: "Non vogliamo che la nostra terra, né
l'acqua siano privatizzate da grandi imprese come la Coca Cola. Non vogliamo
più agenti chimici né transgenici perché portano malattie. Nemmeno progetti per
coltivare la palma africana e pinoli, perché esauriscono la forza della terra,
danneggiano la nostra salute e non ci fanno produrre più cibo per
l'alimentazione, ma ci fanno produrre carburante per le auto e quindi moriremo
di fame".

Respingono le
miniere, i programmi governativi quali il Programa
de Certificación de Derechos Ejidales y Titulación de Solares Urbanos
(Procede), il Programa de Certificación
de Bienes Comunales (Procecom) ed il Fondo
de Apoyo para los Núcleos Agrarios sin Regularizar (Fanar) "perché
sottraggono la madre terra e dividono le nostre comunità". Nel loro ampio
ripudio, le donne indigene organizzate comprendono l'alcool e la droga nelle
proprie comunità, "perché provoca violenza".

"Vogliamo
dire ai governi che è bugia che non ci sia più povertà. Non vogliamo militari,
poliziotti né posti di blocco, ci controllano sempre e ci fanno violenza.
Stanno vicino alle nostre comunità, ci fanno paura, è una bugia che gli
eserciti aiutano il popolo, ci violentano e ci uccidono".

Contadini e
contadine "non abbiamo terra, perché i malgoverni la privatizzano,
consumata da agenti chimici e monocolture, comprano a basso prezzo i nostri
prodotti, il nostro cuore soffre, cerchiamo altri lavori e lasciamo la nostra
terra perché i nostri figli hanno fame."

Chiedono
giustizia, non più violenza, che si riconosca il diritto delle donne alla
proprietà, alla semina e alla presa di decisioni. "Che rispettino le
nostre lingue e cultura e non ci discriminino".

Dicono agli
uomini e alle donne del Messico: "Non cedete, lottate per la terra ed il
vostro territorio. È nostra, coltivatela, non vendetela, difendetela".
Invitano ad organizzarsi "perché solo insieme abbiamo la forza per
combattere la violenza ed i malgoverni". Infine, "ai compagni
zapatisti diciamo che grazie alla loro lotta abbiamo potuto vedere la realtà in
cui viviamo e per questo diciamo loro di prendere in considerazione le donne
perché siamo con loro, lottiamo per la stessa cosa ed uniremo le forze". http://www.jornada.unam.mx/2011/05/10/index.php?section=politica&article=013n1pol

(Traduzione
"Maribel" - Bergamo)

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