[Ezln-it] Raúl Zibechi a difesa degli ejidatari di Bachajón
Annamaria
maribel_1994 at yahoo.it
Wed May 4 14:33:11 CEST 2011
La Jornada – Mercoledì 4
maggio 2011
Raúl
Zibechi: Difendere la propria terra, è il solo crimine degli ejidatari di
Bachajón arrestati
Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de
las Casas, Chis., 3 maggio. "L'unico crimine
compiuto dagli ejidatari di San Sebastián Bachajón è stato voler vivere sulle
proprie terre, le terre dei loro nonni, dei loro più remoti antenati, delle
quali ora si vogliono appropriare le multinazionali del denaro e della morte. I
cinque ejidatari in carcere dal 3 febbraio, e Patricio Domínguez
Vázquez,arrestato a metà di aprile nell'ejido di Monte Redondo del municipio di
Frontera Comalapa, sono vittime della classe politica che lavora per le
multinazionali".
E' questo quanto
dichiarato dall'analista politico Raúl Zibechi in un messaggio inviato da
Montevideo, Uruguay, col quale si unisce alla domanda internazionale di
liberare i cinque detenuti di Bachajón, aderenti all'Altra Campagna, e di
Domínguez Vázquez, base di appoggio zapatista del municipio autonomo Tierra y
Libertad, che nei giorni scorsi è stata espressa in 33 città, solo in Francia,
ed in una ventina in altri paesi.
"Oggi la
guerra è per la terra, per appropriarsi della vita che accoglie e riproduce, e
per questo gli indigeni e i contadini sono solo un fastidio di cui è necessario
disfarsi. Da quando il capitale ha deciso che tutto è merce, non c'è più spazio
né angolo del pianeta che possa sottrarsi a quest'ambizione. "Per appropriarsi della terra, hanno
scatenato quella che gli zapatisti chiamano la quarta guerra mondiale che, in
America Latina, espelle milioni di persone da oltre 100 milioni di ettari di
terre. I grandi progetti del settore minerario a cielo aperto, le monocolture
di canna da zucchero, mais e soia per produrre benzina, e le piantagioni di
alberi per fabbricare la cellulosa, stanno uccidendo la vita e la gente da sud
a nord".
In alcuni casi,
segnala, "come successo a Patricio, non solo vengono imprigionati, ma danno
fuoco alle loro case, perché in realtà vogliono che abbandonino la loro
terra". Questa guerra "dura da sessant'anni in Colombia", dove
ha permesso che più di quattro milioni di ettari "passassero dai contadini
ai paramilitari, poiché questi si offrono come sicurezza dalle
multinazionali". Una guerra che vuole di espellere i contadini, "più
di tre milioni negli ultimi 20 anni", e sgombrare i territori per la
speculazione del capitale.
"In
Colombia, i territori della guerra coincidono esattamente con quelli che
ambiscono le società minerarie ed i megaprogetti infrastrutturali".
La stessa cosa
succede ora nel resto del continente, aggiunge lo scrittore uruguaiano:
"il governo del Brasile sta trasformando i fiumi amazzonici in fonti di
energia economica per le grandi imprese", con gigantesche dighe "alla
cui costruzione lavorano 10, 15 e fino a 20 mila operai mal pagati e peggio
trattati, nuovi schiavi al servizio di governi sottomessi al capitale, e quando
si ribellano, come successo a Jirau (stato di Roraima) nel mese di marzo, sono
accusati di essere banditi.
"Quello che
più duole, e quello che più insegna, è come la classe politica che una volta ha
detto di essere di sinistra, si unisce alla classe politica che è sempre stata
di destra per espellere ed imprigionare contadini e indigeni, dimostrando che
sono tutti uguali quando si vuole attaccare quelli che stanno in basso per fare
affari per quelli che stanno in alto. Ed usano l'argomento 'ecologico', scuse
politicamente corrette per camuffare il saccheggio.
Rivolgendosi al
Movimento per la Giustizia del Barrio, di New York, "da questo angolo del
continente", Zibechi si unisce alla campagna "per la libertà dei
cinque di Bachajón e per Patricio", e sostiene che "la solidarietà e
la fraternità tra i popoli non conosce frontiere, né può aspettarsi niente da
chi sta in alto né dalle istituzioni. Dipendiamo solo da noi stessi".http://www.jornada.unam.mx/2011/05/04/index.php?section=politica&article=016n2pol
(Traduzione
"Maribel" - Bergamo)
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