[Ezln-it] Protesta delle donne in Chiapas
Annamaria
maribel_1994 at yahoo.it
Fri Feb 18 14:53:15 UTC 2011
La Jornada- Venerdì 18
febbraio 2011
Le
donne del Chiapas sostengono gli indigeni arrestati dell'ejido di San Sebastián
Bachajón
Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de
las Casas, Chis., 17 febbraio. Collettivi di donne
indigene organizzate della zona nord dello stato, comprese le appartenenti agli
ejidos San Sebastián e San Jerónimo Bachajón, hanno manifestato il loro
appoggio ai 10 arrestati di San Sebastián
Bachajón accusati di crimini che assicurano non aver mai commesso, ed hanno
rivolto un eloquente messaggio al governo statale per chiedere la loro
immediata liberazione.
"Non
vogliamo centri turistici sulle nostre terre", dicono. "Non vogliamo
la privatizzazione della terra e delle risorse naturali, né minacce e
repressione nelle nostre comunità. Non vogliamo divisioni e scontri per colpa
vostra, e neanche la vostra compassione, ma il vostro rispetto. Non potete
cacciarci dalle nostre terre, le coltiviamo e le difenderemo perché ci danno da
mangiare e da vivere".
Appartenenti ai
collettivi Las Gaviotas, Las Golondrinas, Las Palomas, Las Colibrí, Mujeres de
Johosil, ed all’Altra Campagna e donne comuni, le donne tzeltales e choles hanno
dichiarato: "Sappiamo degli incidenti del 2 febbraio tra gruppi dell'Altra
Campagna e del PRI (e PVEM) per la presa del botteghino per l'ingresso alle
cascate di Agua Azul, e del morto, dei molti feriti e 117 fermati, dei quali 10
ora sono in carcere nella prigione di Playas de Catazaja".
Respingono
"la grave repressione contro i nostri compagni e compagne dell'Altra
Campagna, e sappiamo che l'obiettivo del governo è comprare tutti e tutte,
dividerci e impadronirsi delle nostre terre, ma non lo permetteremo".
Avvertono il
governo del Chiapas che continueranno ad organizzarsi "come donne nella
difesa della nostra terra e della nostra dignità". E gli dicono:
"Deve capire che noi viviamo di quello che coltiviamo e la terra è la
radice di una vita degna per noi e le nostre famiglie. Vogliamo una proprietà
familiare e che le autorità siano del popolo, che rispettino quello che decide
il popolo e la sua maniera di organizzarsi”.
In riferimento ai
problemi legati alla situazione attuale, che hanno causato la repressione
contro gli ejidatarios di San Sebastián perché si oppongono ai progetti di
sviluppo turistico e riconversione produttiva, le donne organizzate dicono:
"Non vogliamo più l'alcolismo nella nostra comunità, perché genera
violenza verso le donne; non vogliamo che il governo dia il permesso di vendere
alcool nelle comunità. Esigiamo rispetto e giustizia per i nostri popoli
indigeni. Che la smetta di farci firmare accordi per la privatizzazione della
terra. Sappiamo che abbiamo dei diritti e li difenderemo. Che smetta di
dividerci. Sappiamo che i progetti e i programmi di governo servono per
dividere le nostre comunità, affinché tra noi, uomini e donne indigene ci
scontriamo".
La Jornada ha potuto osservare un'alta incidenza di
alcolismo e tossicodipendenza nel centro Alan Sacum, uno dei villaggi di San
Sebastián Bachajón, dove il gruppo filogovernativo tiene le famiglie sotto la
paura, e nei giorni scorsi ha obbligato molte di esse a firmare i verbali che
hanno permesso al governo di ottenere un "accordo" sul botteghino di
ingresso alle cascate di Agua Azul, cosa che contravviene la volontà degli
ejidatarios aderenti all'Altra Campagna.
I collettivi
chiedono il rispetto per le loro forme di organizzazione e decisione: "Non
vogliamo che la Procura Agraria ci imponga le autorità nell'ejido. Vogliamo un
commissario che rispetti la lotta per la difesa della nostra terra, perché
anche i compagni dell'Altra Campagna stanno lottando per difenderla dalla
privatizzazione".
Chiedono che si
garantisca il rispetto del diritto delle donne alla terra: "Che si ascolti
la nostra parola nelle assemblee, perché la terra è anche nostra: l'abbiamo
ereditata dai nostri nonni e nonne ed abbiamo il diritto anche di decidere
riguardo ad essa, perché la coltiviamo. Che si fermi la repressione, le vessazioni
e la violenza verso uomini e donne, non vogliamo più la presenza di militari e
poliziotti nelle nostre comunità. Vogliamo dire al governo che come donne siamo
organizzate, siamo forti e non saranno né le minacce né i progetti a
fermarla".
Hanno manifestato
per la liberazione dei prigionieri di San Sebastián anche altre organizzazioni
comunitarie, quali Pueblos Unidos por la Defensa de la Energía Eléctrica a Tila
ed il Consejo Regional Autónomo de la Región Costa, tra gli altri. http://www.jornada.unam.mx/2011/02/18/index.php?section=politica&article=024n1pol
(Traduzione
"Maribel" - Bergamo)
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