[Ezln-it] L'EZLN E' MAGGIORENNE

Annamaria maribel_1994 at yahoo.it
Sat Dec 31 15:37:15 CET 2011


Los de
Abajo
 
Maggiorenne
Gloria Muñoz
Ramírez
 
18 anni fa l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale
(EZLN) irrompeva nella vita pubblica del paese e del mondo. Questo primo di
gennaio l'insurrezione diventa maggiorenne, una maturità politica rappresentata
dal lavoro quotidiano di più di mille comunità indigene che organizzano la
propria autonomia in un processo ancora non comparabile con i molti altri
presenti in tutto il paese. Nelle cinque regioni del Chiapas dichiarate in
ribellione continua ad esserci un esercito regolare armato. Non usa le armi,
vero, perché è vigente l'impegno per la pace che ha stipulato con la società
civile nelle prime settimane del 1994.
18 anni fa gli zapatisti arrivarono per restare, nonostante
le molte offensive militari, paramilitari, di contrainsurgencia, intellettuali,
i mezzi di comunicazione ed i partiti, alle quali hanno resistito durante i
governi federali di Carlos Salinas, Ernesto Zedillo e Vicente Fox, ed
attualmente di Felipe Calderón.
18 anni fa gli zapatisti tzotziles, tzeltales, zoques,
mames, tojolabales, choles e meticci, fecero la loro apparizione pubblica con
la presa di sette capoluoghi municipali del Chiapas. Non sono gli stessi di
allora, come non lo è il paese che li vide nascere nella clandestinità nel
1983, quello che li ricevette l'alba del primo gennaio del 1994, quello che
percorsero da sud a nord nel 2006, né quello che in questo momento è infognato
in una guerra in "contro il narcotraffico" che è costata la vita a
più di 50 mila persone.
Il 6 maggio scorso, in un'affollata manifestazione, dopo
cinque anni di assenza al di fuori del loro territorio, più di 20 mila basi di
appoggio hanno unito il loro grido e silenzio a quello del Movimento per la
Pace. La loro posizione è stata la stessa di 18 anni fa: "Non siamo qui
per indicare strade, né per dire che cosa fare, né per rispondere alla domanda:
che cosa succederà".
La lotta zapatista non è nata né è proseguita sulla base di
rivendicazioni puramente indigene. Fin dall'inizio, raccontano, si pensò alla
lotta nazionale. Il tenente colonnello Moisés una volta spiegò che nel
1983 si domandavano: "Come faremo per avere buona assistenza sanitaria,
buona educazione, buone case per tutto il Messico? In quei primi 10 anni
acquisimmo molte conoscenze, esperienze, idee, modi di organizzarci. E
pensavamo: come ci accoglierà il popolo del Messico (non lo chiamavamo ancora
società civile)? E pensavamo che ci avrebbero accolto con gioia, perché avremmo
combattuto e saremmo morti per lui, perché vogliamo che ci siano libertà,
democrazia e giustizia per tutti. Ma nello stesso tempo pensavamo, come sarà? E
se non ci accetteranno?" http://www.jornada.unam.mx/2011/12/31/opinion/013o1pol
losylasdeabajo at yahoo.com.mx
(Traduzione "Maribel" - Bergamo)
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