[Ezln-it] Progresso, falsa promessa dei ricchi per rubare ai poveri

Annamaria maribel_1994 at yahoo.it
Sat Dec 31 15:36:23 CET 2011


La Jornada-Sabato
31 dicembre 2011
Seminario
in Chiapas sui parametri imposti dal potere. Il progresso, falsa promessa dei
ricchi per rubare ai poveri. Dopo 18 anni le comunità indigene ancora devono
far fronte alla guerra
 
Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las
Casas, Chis. 30 dicembre. Con la sfida di affrontare il concetto innovativo
della "potenza dei poveri", che l'intellettuale tzeltal Xuno
López ha definito "provocatorio", a mezzogiorno è iniziato il secondo
Seminario Internazionale di Riflessione ed Analisi, nella Cideci-Università
della Terra, in questa città. Ha dato avvio al dibattito la presentazione del
libro-conversazione dei pensatori Jean Robert e Majid Rahnema, che ha proprio
questo titolo. Come intendere da lì lo sviluppo, il progresso ed in generale i
parametri imposti dal potere?
Convocato alla vigilia del diciottesimo anniversario
dell'insurrezione dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, nella
sessione del mattino il seminario ha anche dato luogo ad una precisa effemeride
dell'antropologa Mercedes Olivera, sulla ribellione zapatista e la guerra
occulta, economica e paramilitare che ancora devono affrontare le comunità
indigene del Chiapas dalla resistenza e l'autonomia, dalle quali emana la loro
forza. Sarebbe questa la "potenza" cui allude l'opera di Rahnema e
Robert.
Lo stesso Robert, durante la prima sessione, ha enunciato
l'opposizione tra "la povertà come sintomo della ricchezza" e
"la ricchezza come sintomo della povertà". Da dove guardare? O come
López ha sottolineato: "i poveri, lo sono secondo chi?", cercando di
trovare una traduzione nella sua lingua, oppure in tzotzil, di quel concetto
generalizzato dal sistema di dominazione. Poi, Rafael Landerreche, educatore e
collaboratore di Las Abejas di Acteal, ha fornito una caratterizzazione di
questo "dogma" imposto dall'educazione e dall'ideologia, citando
l'infallibile scrittore inglese Chesterton, che diceva che il progresso è la
storia che i ricchi raccontano ai poveri ogni volta che i ricchi li vogliono
derubare di qualcosa.
Xuno López, originario di Tenejapa, che ha iniziato il suo
intervento in tzotzil, in considerazione che questa è la lingua di un gran
numero dei presenti, ha fatto un esempio molto eloquente, che di fatto è
servito ad illustrare tutta la sessione: "la falsa promessa evidente"
della città rurale di Santiago el Pinar, una comunità degli Altos reputata dal
governo povera tra i poveri alla quale il governo e diverse imprese hanno
costruito una "città" affinché abbandonasse le case sui loro terreni
per andare, si presume," a vivere meglio".
Seguendo la similitudine del bastone e la carota,utilizzata
da quasi tutti i conferenzieri, López ha detto che i coloni di El Pinar, quasi
obbligati ad accettare la promessa, "hanno beneficiato di queste case, se
così si possono definire" ed abbandonato le proprie abitazioni. Dopo
essersi stabiliti nelle nuove case hanno perso ogni illusione. Le loro case di
origine erano ampie. Ora andavano a vivere meglio, ma secondo chi? La delusione
dei fratelli, ha detto, è dovuta al fatto di aver accettato il concetto di
povertà dettato dal sistema, poiché "l'arte di vivere dei popoli parte da
quello che è necessario, arte che si può trovare nelle comunità".
Come ha scritto Landerreche nel libro ("che critica i
kaxlanes"), esiste una differenza sostanziale tra "un uomo di
potere" e "un essere con potenza". Da qui "si può
rinunciare al potere, non alla potenza" (la possibilità di fare, decidere,
governarsi). I popoli originari ed i movimenti organizzati si oppongono alla
logica divoratrice dell'accumulo di capitale che Jean Robert colloca al primo
paragrafo del Capitale di Karl Marx. La logica che impone una ch'ulel (coscienza, anima o spirito, in lingue maya) sbagliata ed aliena, come diceva
López, alle persone che si convincono di avere bisogno di quello di cui non
hanno affatto bisogno, accettando il bastone per raggiungere la carota del
progresso promesso.
Il "sviluppo" che accompagna il saccheggio
capitalista "distrugge la povertà dignitosa con la povertà indegna",
nel senso che il sistema capitalista non smette mai di produrre
"poveri", critica al potere condivisa da tutti i partecipanti, tra i
quali ci sono anche la ricercatrice Ana Valadez e lo studioso ed attivista
zapoteco Carlos Manzo.
Manzo ha detto di trovare questa "potenza dei
poveri" nella resistenza dei popoli, che include resistere al pensiero
economico occidentale "che non necessariamente riflette la realtà della
vita dei popoli indios". Sostiene che "sono le vere rivoluziona
quelle che permettono la libertà", realizzate da "coloro che sono gli
unici supporti degni delle rivoluzioni che funzionano" e garantiscono la
dignità del buon vivere. Ha citato le esperienze oaxaqueñas degli ikoots, gli
zapotechi e gli zoques dei Chimalapas come lotte concrete contro il saccheggio
e per la dignità, che possono dirci "come costruire questi domani
differenti".
López ha affermato: "I popoli hanno contribuito molto
al cammino verso il cambiamento attraverso la costruzione delle autonomie. È lì
che si trova la nostra potenza come popoli, contro il ch'ulel dei
dominatori".  
Le sessioni del Seminario Internazionale sono proseguite in
serata con un incontro tra Xóchitl Leyva, Mercedes Olivera, Jerome Baschet e
Ronald Nigh. http://www.jornada.unam.mx/2011/12/31/politica/013n1pol
(Traduzione
"Maribel" - Bergamo)
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