[Ezln-it] lettera di Ignacio del Valle, prigioniero d'Atenco
nodosolidale at autistici.org
nodosolidale at autistici.org
Fri May 14 19:43:11 CEST 2010
http://www.autistici.org/nodosolidale/news_det.php?id=1974
mercoledì 5 maggio 2010
Questa lettera è stata letta il 3 maggio a San Salvador Atenco durante una
manifestazione politico-culturale.
Non appena ho iniziato a scrivere le prime righe i miei pensieri si sono
accavallati e si sono trasformati in emozioni; Perché vorrei essere con
voi, per avvicinarmi e stringere la vostra mano, immagino il vostro viso
affettuoso e fraterno e cerco tra di voi tutti quelli che ci hanno lasciati
ma che, tuttavia, sono ancora tra di noi perché la loro memoria li rende
vivi; tra di voi, tra noi, nei vostri villaggi lo troveremo sempre nei visi
di ogni uomo o donna che alzi la voce in favore di un mondo migliore;
perché questo è stato il loro incarico, quello di non cedere mai e il
miglior omaggio alla loro memoria è seguire il loro esempio.
Mi permetto di dire a tutti che voi che a dispetto delle condizioni
disperate in cui si presentano gli eventi quotidiani, di fronte alla lotta
di altri compagni che sono stati messi a tacere, del livello intollerabile
che ha raggiunto l'insicurezza, la mancanza di occupazione, la carestia dei
generi di prima necessità, dobbiamo restare in piedi e resistere.
Senza dimenticare in nessun momento i fratelli e i compagni detenuti, i
loro familiari, coloro che sono lontani, i sacrificati (massacrati), i loro
genitori.
Perché non c'è nulla che possa risarcire delle perdite e del dolore per
questi giovani che queste bestie si sono presi. Queste non sono solo
parole, perché nulla può ricucire le ferite tanto profonde che ci ha
lasciato la superbia tipica del potere (dei padroni del denaro).
Non dobbiamo rassegnarci né cedere. Al contrario dobbiamo restare saldi;
questo è un motivo in più che si aggiunge a tutte quelle situazioni che
ormai sono insopportabili, che sono l'origine che ha portato a decidere di
voler un cambiamento e di non restare a riflettere o a valutare le nostre
azioni, bisogna iniziare con la vera partecipazione nella costruzione di
una organizzazione di unità più ampia in cui ogni movimento di lotta non
resti isolato, ne dispersa accettando concessioni indegne.
Capisco che può non essere facile e che richiede una predisposizione,
anche di coscienza, totale. Senza cadere in gesti di protagonismo o
indifferenza. Non dobbiamo dimenticare che le cause sono, e sono sempre
state, le stesse, cioè i padroni del denaro, che ostentano il loro potere a
discapito del popolo lavoratore.
Si sono impadroniti non solo del frutto del lavoro del popolo ma anche
delle ricchezze naturali e non importa il conseguente degrado ambientale
che ne deriva essendo unicamente interessati a rimpolpare i loro guadagni.
Impoverendo e causando le più terribili piaghe sociali come l'alcolismo, la
prostituzione, l'indigenza, lotte fra bande, disoccupazione, emigrazione,
analfabetismo, insicurezza che sono alcune fra le tante. Repressione e
morte non sono importanti per loro, che passano sopra a qualunque cosa sia
necessaria e questa amara consapevolezza ci deriva anche dalla storia che
non dobbiamo dimenticare perché l'abbiamo già sperimentata sulla nostra
pelle.
E' un motivo sufficiente per continuare a non credere che la soluzione
giungerà per opera di quelli che ci reprimono, perché questo non accadrà
mai. Perché per loro buona volontà significa guadagno, il furto, l'inganno
e sarebbero disposti persino a vendere la propria madre.
Come dicevano i compagni zapatisti: non dobbiamo chiedere il permesso a
nessuno per essere liberi.
Se vogliamo che le cose cambino dobbiamo contare solo su noi stessi e non
delegare.
Non dimentichiamo che per tenerci buoni ci accontentano con la paura e lo
svago (repressione e morte).
Dobbiamo continuare a costruire l'unità e creare i nostri progetti di
autosufficienza, in tutti gli ambiti, anche i più piccoli, perché sono la
base per sviluppare quelli più grandi. Bisogna iniziare, perché non è più
sufficiente avere solo delle buone intenzioni: non importa quante volte
possiamo cadere, l'importante è rialzarsi ed andare avanti!
E se procediamo a rilento l'importante è non indugiare!
Perché la fede è senza rotta e ha bisogno di qualcuno che la guidi!
Perchè la verità è che noi possediamo ciò che è più importante: la
coscienza che ci da quello che altri hanno perduto nelle prime battaglie e
che ci obbliga a seguire il nostro cammino.
Perché non dobbiamo restare a contemplare i nostri feriti né commiserarci
davanti a nessuno.
Perché la vita non si ferma e meno che mai nelle mani di quelli che hanno
lottato per lei! Mani che sono diventate bandiere della speranza e che
smuoveranno cuori libertari!
Abbiamo gli strumenti giusti per costruire nuovi giorni di luce e libertà.
Perché nessun cammino ci porterà dove vogliamo arrivare se non lo
riconosciamo e noi già lo percorriamo dai tempi dei nostri padri.
Perché siamo il passato e il presente dei nostri nipoti.
Calare le bandiere sarebbe un orrore, mantenerle alte significa mantenerci
sulla retta via.
Che la memoria del passato non resti solo un atto passivo di
contemplazione, o un omaggio di dolore e tristezza: al contrario, deve
essere il segno che ci pone nel giusto cammino di lotta e unità, di
valutazione e riflessione critica e soprattutto di partecipazione.
Il vero nemico è il sistema che ci obbliga a dipendere dai suoi interessi,
amministrando le nostre vite con concessioni misere e indegne, con
repressione e morte; mette i nostri fratelli contro i proprio villaggi,
applicando delle strategie vergognose e immorali (dividi e controllerai; la
pratica del panem et circenses; colui che paga comanda; mettono un prezzo
alle tue volontà).
Ci trasforma in criminali e applica su di noi la sua legge, ci perseguita
alla luce del giorno, ci uccide, ci fa sparire, ci deruba.
E' troppo lunga la lista dei soprusi nei confronti del popolo.
Loro ricchi di denaro e di potere – noi pieni di miseria
Loro dicono di rappresentarci – noi senza diritti
Loro i padroni – noi i salariati (sfruttati)
Loro stanno in alto – noi stiamo in basso
Loro i repressori – noi i repressi
Loro con le loro ricchezze – noi con la nostra povertà
Loro le api regine – noi le api operaie
Loro fanno la guerra – noi siamo la carne per i cannoni
Loro le istituzioni – noi i perseguitati
Noi siamo i massacrati e i desaparecidos – loro gli assassini
Noi siamo i ribelli, quelli che resistono, quelli che non si rassegnano,
quelli che non dimenticano!
Non so quante regole abbia la dialettica ma una di queste parla di unità e
lotta dei contrari, un ciclo che porta a un altro in cui prevale l'equità,
l'equilibrio basato sul rispetto legittimo e naturale, concetto primordiale
di convivenza tra esseri chiamati umani.
Senza dubbio a noi è toccato raccogliere quello che altri hanno seminato e
oggi ci tocca continuare a seminare e coltivare il seme della vita.
Pianta che custodisce la luce eterna che sboccerà all'alba delle nuove
generazioni.
Ai voi compagni e compagne che siete stati con noi e che ci avete aiutati
e sostenuti, che avete fatto proprio il nostro dolore e la nostra rabbia.
A tutti/e voi va la nostra gratitudine per sempre, per lo sprono ad andare
avanti, per ottenere quello che non è né tuo né mio ma che appartiene a
tutti, a quelli che sono qui a quelli che sono da un'altra parte, alle
persone di ieri e di oggi, a quelli che arriveranno in futuro, per fare in
modo che non sia incerto il loro arrivo, senza catene né fasce sugli occhi,
né amarezza nei loro cuori.
E' arrivato il tempo di agire, senza chiedere il permesso a nessuno,
riflettiamo, valutiamo, proponiamo, decidiamo ma dobbiamo iniziare o
continuare. Ché la certezza arriverà solo quando i tuoi desideri cesseranno
di essere parole e diventeranno azioni.
A tutte le compagne e a tutti i compagni che lottano per il proprio
diritto, in altri Paesi, a scuola, nelle miniere, contro i licenziamenti
ingiustificati, nella foresta, in esilio, a tutte/i quelle/i che resistono
lottando per il rispetto a una vita degna e decorosa va un forte abbraccio
fraterno e di lotta senza tregua.
Uniamoci e decidiamo questo cambiamento per tutti attraverso l'unità,
locale, regionale, nazionale, internazionale, perché le crisi non le
soffrono quelli che le causano.
Cosa ne sanno loro del dolore e della miseria? E' come parlare di
tristezza ad una festa senza invitati, come parlare di asfissia stando
immersi sott'acqua.
Vi esorto a riunirci e a esporre i nostri punti di vista sul da farsi per
riuscire ad agire incisivamente nell'unità e nell'invigorimento del
progetto di nazione.
Non ti chiedo di lottare per me, però ti chiedo di lottare per te stesso,
ché se lo fai è possibile che la tua lotta si estenda a chi ti sta attorno.
E senza dubbio in questo cammino ci incontreremo.
Nemmeno ti chiedo di essere come me, di imitare quello che faccio, decidi
tu e inizia ad agire per ciò che per te è importante, che il tuo sforzo
avrà i suoi frutti più saporiti.
Che il tuo credo non si basi su ciò che altri dicono, che sia il frutto
dei tuoi fallimenti e successi. Così non dovrai dipendere da nessuno perché
sarai il padrone assoluto delle tue azioni.
La vita è una lotta costante e senza interruzioni, esercizio interminabile
del cuore; che trascende la morte stessa e continua ad esistere; lo
spirito, il decidere, l'osare sta solo in te, perché se non è la tua
volontà a farti agire tu non agirai.
Perché ognuno deve decidere il cammino che preferisce seguire, anche nel
caso in cui questo non porti da nessuna parte.
I giorni lieti arriveranno pieni di luce non naturale, derivante
dall'unione di molti canti che faranno alzare il sole, questo sì
staordinario e senza dubbio naturale!
Perché la tua lotta andrà avanti, perché è già iniziata e nessuno la
fermerà.
Perché la terra non si vende, si ama e si difende, né il sangue dei nostri
padri è in vendita.
Marciando con i tamburi canto la voce dei popoli. Marciando con i tamburi
porto la rivoluzione.
E con il machete nella mano porto il riflesso del sole sulla sua lama.
Zapata vive, la lotta continua! Né la distanza né il tempo ci separano!
Perché così grande è la paura che hanno di noi!
Saluti a tutti e tutte quelli/e che non lo dimenticano.
Né perdono né oblio!
Tradotto da Nodo Solidale
http://www.autistici.org/nodosolidale/
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