[Ezln-it] Las Abejas smentisce il governo su presunti patti

Annamaria maribel_1994 at yahoo.it
Fri Mar 12 14:45:05 CET 2010


La Jornada – Venerdì 12 Marzo 2010
I sopravvissuti di Acteal smentiscono la versione ufficiale di un patto con i colpevoli rilasciati dalla Corte
Las Abejas: Se il governo vuole un accordo è perché sta pianificando di aggredirci un’altra volta
 
Hermann Bellinghausen. San Cristóbal de las Casas, Chis., 11 marzo. L'organizzazione della società civile Las Abejas ha smentito le governo statale e la sua versione di presunti accordi, ed ha ribadito il suo rifiuto di un tavolo di dialogo quando non si sta fornendo nemmeno assistenza medica per le conseguenze del massacro di Acteal a molti dei sopravvissuti.
Rifacendosi ad un'inserzione del governo sui giornali - lo scorso 27  febbraio - Las Abejas sostiene che "il governo del Chiapas ripete il permanente invito al dialogo ad un tavolo di distensione che formalizzi un 'patto di non aggressione e mutuo rispetto' con le persone che la Corte Suprema di Giustizia della Nazione ha liberato dopo essere state in prigione" per il caso Acteal.
“Con la parola sincera tzotzil diciamo alla gente che parla in questo modo, senza vergogna o con cinismo: non ha sangue il vostro volto, perché un volto con il sangue sente dolore; ma questo governo non ha sangue in volto. Dice che dialoghiamo e che esiste un patto di non aggressione con i paramilitari? Un patto di non aggressione? E quando abbiamo aggredito i paramilitari?”, chiedono gli indigeni.
Il governo insiste nel suo meccanismo di dialogo "come misura precauzionale". Nuovamente chiedono: "Come misura precauzionale? Noi non abbiamo mai aggredito né pensiamo di aggredire nessuno".
Sottolineano che se il governo crede sia necessario un patto, "può solo voler dire che le persone liberate vogliono tornare ad aggredirci". Per evitarlo "non serve che firmiamo un patto di mutuo rispetto", ma che "i paramilitari ci rispettino ed il governo faccia giustizia".
E citano la "preoccupazione" del comunicato ufficiale per la presenza nella regione di Acteal "di stranieri provenienti da Pakistan, India, Perù, Spagna e Stati Uniti che dicono loro di non accettare aiuti dal governo". Las Abejas si dissociano da questa lista di paesi: "Al governatore diciamo che le sue spie gli hanno fornito informazioni incomplete. Sono venuti anche osservatori dei diritti umani da Germania, Argentina, Cile, Svezia, Svizzera, Francia, Belgio, Norvegia, Giappone, Australia, Guatemala e molti più".
"Se non lo sa, il massacro di Acteal e la responsabilità del governo sono noti nei cinque continenti. Ma il governo dimostra la sua mentalità razzista, come ha fatto dalla sollevazione dell'EZLN: 'se gli indigeni decidono di fare qualcosa è perché sono guidati da stranieri, perché non sanno pensare con la propria testa' ".
Las Abejas ribadisce che “non ci sono le condizioni per credere alle sue false promesse” né accetta aiuti e progetti produttivi. “Non abbiamo bisogno degli stranieri per dire quello che vedono i nostri occhi”.
Prima ci divide ed ora vuole farci tacere completamente 
Il governo ha addotto un "precedente": il "tavolo di distensione" dove "funse da testimone tra Las Abejas ed il municipio di Chenalhó nel 2007 e 2008". Qui replicano gli indigeni: "Dopo averci insultati, ora ci trattano come se non avessimo memoria. Non ci fu nessun tavolo di distensione nel 2008. E quella del 2007 fu una manovra per controllare Las Abejas. Siccome rifiutammo quei tentativi, i leader che si lasciarono ingannare abbandonarono la nostra organizzazione. Ma il governo non si accontenta di dividerci, vuole farci tacere totalmente".
Per Las Abejas le autorità non "riconoscono il bisogno di giustizia ed in cambio offrono aiuti e progetti (che non daranno)", e non menzionano l'assistenza ai sopravvissuti del massacro che è loro obbligo, e che è negata dall'inizio di questo anno. Dopo aver descritto la situazione dei sopravvissuti, affermano: "Indigna che ci dicano che non ci sono soldi per l'assistenza medica. Quando si tratta di dividere le organizzazioni, allora sì ci sono i soldi per opere e regalie".
Chiedono che il governo messicano "compia il suo dovere e non condizioni l'assistenza che dobbiamo ricevere degnamente, un diritto che ci spetta come sopravvissuti e vittime del massacro di Acteal che fu un crimine di Stato". http://www.jornada.unam.mx/2010/03/12/index.php?section=politica&article=016n1pol
(Traduzione “Maribel” – Bergamo http://chiapasbg.wordpress.com )


      
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