[Ezln-it] I media liberi contro la tirannia invisibile
nodosolidale at autistici.org
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Wed Jun 23 05:23:12 CEST 2010
Documento diffuso dalla radio Ke Huelga di Citta' del Messico. Una breve
ma lucida analisi del paese, dalla prospettiva dei media indipendenti.
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IL MESSICO STA SANGUINANDO
I media liberi contro la tirannia invisibile
Il Messico sta sanguinando. Parallelamente alla cosidetta “guerra contro
il narcotraffico” vediamo tingersi di verde oliva il territorio del nostro
paese. La militarizzazione fa parte della guerra globale voluta dal governo
degli Stati Uniti dopo l’11 settembre creando i suoi nuovi nemici: il
terrorismo e il narcotraffico. In piena sintonia con i suoi maestri del
nord, il governo messicano ha dichiarato la sua guerra, creando uno stato
di polizia e criminalizzando la protesta sociale.
La militarizzazione produce forme di controllo sociale che niente hanno da
invidiare a quelle utilizzate durante le dittature degli anni ’70: dalle
videocamere alle stanze di tortura, passando per le sparizioni e i
massacri, il regime utilizza qualsiasi mezzo per imporre nuove condizioni
di schiavitù. Alla barbarie dei decapitati, degli “insaccati”, dei corpi
sciolti nell’acido e delle altre atrocità con cui i media nutrono la paura
sociale, si sommano l’alta tecnologia dello spionaggio elettronico
(telefono ed internet), così come le offerte di famosi mercenari che si
propongono per combattere i criminali. In questo modo la paura e il
silenzio sono le ricette magiche uscite dai manuali di guerra psicologica
per abituare i media all’autocensura, con l’obiettivo inoltre di fare in
modo che la popolazione sia sempre meno sensibile alla violenza statale e
paramilitare contro i movimenti sociali.
Può sembrare esagerato parlare di “nuova schiavitù”, però questo è
l’obiettivo dei potenti: i grandi impresari, nazionali e stranieri, il
governo degli Stati Uniti ed i neoliberalisti messicani sono decisi ad
abbattere tutti gli ostacoli che gli impediscono di aumentare i propri
guadagni e il proprio controllo sul paese. Vogliono appropriarsi delle
ricchezze naturali e sfruttare sempre più i lavoratori messicani. Gli
esempi abbondano. Diamo uno sguardo aglie elementi di questa guerra che i
padroni e i politici stanno conducendo contro tutta la popolazione:
1. Militarizzazione. Sebbene in Messico non abbiamo mai avuto uno “stato
di diritto”, oggi vediamo l’esercito applicare in tutto il paese la legge
del più forte. L’esercito e la polizia federale sono gli unici che
sostengono il progetto neoliberale in Messico. La risposta dei politici al
collasso di istituzioni chiave come i poteri dell’Unione, l’educazione e la
salute pubblica, così come la profonda crisi economica apertasi dal 2008, è
stata la “mano dura”, indipendentemente dalla fazione politica di
provenienza: Felipe Calderon (partito del PAN), Enrique Peña Nieto (partito
del PRI) o Marcelo Ebrard (partito del PRD). Dal Chihuahua al Chiapas e dal
New Divine1 a San Juan Copala, gli anfibi militari occupano, reprimono,
torturano, assassinano la popolazione che vive in quei territori che loro
vogliono controllare.
La cosidetta guerra al narcotraffico è una scusa per entrare militarmente
in stati come Michoacan, Guerrero, Oaxaca, Chiapas, criminalizzando tutte
quelle lotte sociali che vogliono difendere il loro territorio. Dicono che
queste lotte sono relazionate con la guerriglia e per questo vengno
duramente represse.
2. La fine dei diritti sociali. In Messico, prodotto della rivoluzione
interrotta del 1910, ci sono limiti minimi allo sfruttamento dei lavoratori
e alla sottomissione del paese agli stranieri. Questi sono gli ultimi
ostacoli che l'attuale offensiva (del potere) vuole rimuovere. Che si parli
della catastrofica situazione dell'educazione nazionale o del servizio
elettrico, della devastazione dei campi agricoli o della privatizzazione
dell'acqua, l'insieme dei diritti conquistati con decenni di lotte sociali
stanno per essere distrutti. Nessuno può dimenticare che la rivolta
zapatista è stata generata dalla riforma dell'articolo 27 della
Costituzione, nel 19922. Oggi assistiamo alla privatizzazione dell'energia
elettrica tramite la svendita delle imprese parastatali e il golpe brutale
e illegale contro lo SME (Sindacato Messicano del settore Elettrico)3.
Mentre aumentano anche le minacce del transgenico contro i nostri semi
locali. L'educazione soffre di un'asfissia rappresentata dal dramma di
milioni di giovani che non trovano lavoro e ne' un posto nelle scuole. E
del welfare-state meglio non parlare, dato che le pensioni sono entrate
nella roulette della speculazione finanziaria tramite gli Afores
(assicurazioni private), mentre gli ospedali e le cliniche vengono
smantellati e vivono della mancanza quotidiana di fondi e medicine. Come
ciliegina sulla torta, nell'aprile del 2010 il partito della destra dura,
il PAN, ha proposto una riforma della Legge Federale del Lavoro, che ha lo
scopo di distruggere diritti fondamentali dei lavoratori come il contratto
collettivo di lavoro, la stabilità del posto di lavoro, la durata della
giornata lavorativa, compreso l'elementare diritto di ricevere uno
stipendio per il lavoro.
3. Regalare il paese ai grandi capitalisti. La guerra in corso ha un
obiettivo fondamentale: che le enormi ricchezze del paese siano sfruttate
dai grandi capitalisti. A chi porta beneficio la Legge Monsanto e i
permessi per seminare il transgenico? Alla Monsanto, Cargill, Syngenta,
etc.. A chi giova la chiusura di Luz y Fuerza? Alla Iberdrola, AES,
Mitsubishi, etc... E lo stesso vale per le miniere, l'energia eolica, le
infrastrutture, il settore finanziario, etc...dove imprese di tutto il
mondo sfuttano la manica larga del governo di Calderón per "attrarre
investimenti". Una menzione speciale spetta al baronato locale, con Carlos
Slim in testa, che sono riusciti a impossessarsi di una parte importante
della torta. Che Slim sia l'uomo piu' ricco del mondo non deve nascondere
però gli affari milionari della famiglia Zambrano (Cemex), degli Azcárraga
(Televisa), degli Hernández (Maseca) e di tutti gli altri. Mentre questo
manipolo di ladroni vive una vita da re, 50 milioni di messicani vivono in
povertà e centinaia di migliaia migrano al Nord in cerca di una vita
migliore, solo per inontrare la morte per mano della Polizia della
migrazione, del deserto e dei "cacciatori di migranti".
4. Il riscatto dei gringos. Come mai nella storia, il governo di Felipe
Calderón ha abbandonato il paese in mano allo Stato e all'esercito degli
Stati Uniti. Il Messico si sta trasformando in un protettorato americano.
Le decisioni fondamentali sono tutelate dai nostri "generosi" vicini, che
distribuiscono dollari e armi per la maggiore, aumentando la loro influenza
sulla vita del paese. Solamente nel 2010, la realizzazione di manovre
militari congiunte, la visita di una delegazione militare guidata dalla
Segretaria di Stato Hillary Clinton, e gli ordini dati dalla Segretaria
della Sicurezza Interna, Janet Napolitano, di ritirare l'esercito da
Juárez, sono stati tre episodi evidenti su chi tiene veramente le redini
del paese. Il governo attuale si è subordinato completamente ai dictat
degli americani sintetizzati nell'Iniziativa Merida e nella recente pretesa
di implementare un "Plan Colombia" in Messico. Gli aiuti militari (armi,
risorse, formazione militare) saranno completati dall'azione diretta dei
soldati e dei mercenari degli Stati Uniti nel nostro paese, godendo
ovviamente della totale impunità.
In questo panorama, i media di comunicazone di massa giocano un ruolo
fondamentale. Non bisogna mai scordare il ruolo e la partecipazione dei
media commerciali nelle campagne di destabilizzazione in molte parti del
mondo: "El Mercurio" in Cile contro il governo di Salvador Allende, "The
Daily Gleaner" in Jamaica contro il governo di Michael Manley, "La Prensa"
in Nicaragua contro i sandinisti, i media dell'ultra-destra in Venezuela
contro il governo di Hugo Chavez, le televisioni in Honduras contro il
governo di Manuel Zelaya. Una menzione a parte merita la "copertura"
dell'invasione dgli Stati Uniti in Afghanistan ed Iraq, operazione
propagandistica con la quale le grandi catene di disinformazione degli
Stati Uniti, specialmente Fox News, si sono dedicate a "creare il nemico"
di cui aveva bisogno Bush Jr per mettere le mani su quella regione del
mondo. Allo stesso modo, la "Sociedad Interamericana de la Prensa" (SIP) e
il "National Endowment for Democracy" (NED) sono strumenti di intervento
mediatico che la CIA usa in America Latina. Tutti questi sono esempi sul
ruolo centrale svolto dai media nel processo di dominazione che stiamo
subendo.
Il Messico è stato un "laboratorio" importante per sperimentare le
tecniche di controllo sociale attraverso i media di comunicazione di massa.
Dai tempi di Diaz Ordaz, si formulò il modus operandi di questi attori. In
un documento interno del governo messicano degli anni '60, depositato
all'Archivio Generale della Nazione, possiamo leggere: "Grazie all'azione
della propaganda politica possiamo concepire un mondo dominato dalla
Tirannia Invisibile che adotta la forma di un governo democratico". Parole
che hanno quasi cinquant'anni ma che purtroppo non hanno ancora perso il
loro fondamento. Condizionamento e manipolazione sono la vera ricetta dei
media commerciali per mantenerci tranquilli mentre il paese si disintegra.
E questo non si limita solo ai periodi di crisi, ma si applica alla nostra
vita quotidiana. I media di comunicazione di massa modellano le nostre vite
attraverso i loro messaggi: dettano stili di comportamento, ci dicono cosa
fare, come e quando; stabiliscono le gerarchie di quello che è accettabile,
del "bene" e del "male", elevano o distruggono figure politiche, etc... Nel
campo delle lotte sociali, questi media commerciali si comportano come se
fossero un esercito di mercenari al servizio del miglior offerente e come
efficenti guardiani dell'ordine costituito. Il "pensiero strategico" dei
media di comunicazione di massa è guidato dalle tecniche comportamentali e
di manipolazione della cosidetta "opinione pubblica". E non potrebbe essere
altrimenti visto che sappiamo che dietro la supposta "obiettivita'" dei
giornalisti, i lacci del potere si tessono con solide reti: così Bill
Gates, proprietario di Microsoft, è un importante azionista di Televisa,
mentre Carlos Slim è uno dei proprietari del New York Times.
Negli ultimi 20 anni, politici e proprietari dei media di comunicazione
hanno stabilito un'alleanza strategica di mutuo soccorso: il controllo
della popolazione che i media garantiscono e che permette che i ladri e gli
assassini governino il paese, è premiato con gli accordi di governo che
mantengono il duopolio Televisa - TV Azteca in tutto il paese. Mentre i
media di comunicazione di massa si presentano come il teatro della
democrazia e dela differenza, uno sguardo ai proprietari delle imprese di
radio e televisione ci mostrano che un pugno di attori controlla la
diffusione di messaggi omogenei che hanno come scopo il controllo sociale.
Le concessioni per la televisione via cavo si dividono tra Televisa e TV
Azteca, che nel 2008 controllavano 401 concessioni, rappresentando poco più
dell' 87% del totale. Questo da luogo ad affari milionari: nel 2008
Televisa ha registrato introiti per più di 39.000 milioni di pesos (il 70 %
degli ingressi della televisione via cavo); TV Azteca ha avuto introiti per
niente disprezzabili di più di 9.000 milioni di pesos. La situazione per
ciò che riguarda le radio non è diversa: il Gruppo ACIR controlla 160
stazioni radio in 26 città del Messico e il Gruppo Radio Centro fa il suo
con più di 100 stazioni; questi gruppi radiofonici rappresentano il 50% del
pubblico della Città Mostro (Città del Messico). Che differenze e che
obiettività può esistere quando la stragrande maggioranza delle stazioni di
radio e dei canali televisivi sono controllati da 4 imprese? In questa
situazione di oligopolio, la comunicazione si modella e si vende al miglior
offerente.
I media commerciali, e in particolare la televisione, costituiscono il
principale tramite di "comunicazione" nel paese. Storicamente, lo Stato
Messicano si è dedicato a due cose: lasciare in mano ai proprietari privati
lo spazio della comunicazione e reprimere le iniziative che dalla base
sociale cercano di abbattere il monopolio mediatico. Attaccare questo
monopolio è un compito essenziale per trasformare il paese. Per questo, i
media liberi, associativi e comunitari sono attori strategici e
fondamentali nelle lotte sociali.
La storia recente racconta dell'importanza dei media indipendenti. Nel
1994 la nascente rete di internet ha aiutato ad arginare la guerra contro
l'EZLN e le comunità indigene in resistenza. La diffusione delle immagini e
delle informazioni della repressione ad Atenco e la tenace resistenza del
popolo di Oaxaca nel 2006 hanno rappresentato un salto di qualità per i
media liberi, che hanno imparato ad aprire nuovi spazi per chi lotta contro
il capitale e i suoi governi.
Nel maggio 2006, davanti al linciaggio mediatico dei contadini del Fronte
dei Popoli in Difesa della Terra di San Salvador de Atenco, i media liberi
denunciarono pubblicamente le torture e le violenze subite dai e dalle
detenut* e trasmisero gli appelli alla mobilitazione in solidarietà coi
prigionieri. Poco dopo, nell'estate e durante l'autunno del 2006, i media
liberi ed autogestiti svolsero un ruolo essenziale nella resistenza dei
popoli di Oaxaca: Radio Plantón, stazione dei maestri in lotta; Radio
Universidad, che divenne l'ultimo bastione del movimento di Oaxaca;
l'occupazione di radio e anche di un'emittente televisiva; il lavoro dei
media liberi come Indymedia Oaxaca e altre iniziative che permisero che
questi movimenti potessero combattere con efficacia le bugie dei media
ufficiali, al punto che la resistenza potè essere distrutta solo attraverso
la brutale repressione della Polizia Federale.
Oggi, davanti alla decomposizione del regime e alla militarizzazione, i
media liberi rappresentano l'unico spiraglio attraverso il quale filtrano
scorci della realtà che si contrappongono alle bugie della propaganda di
governo. Allo sviluppo del monopolio mediatico, i media liberi si scontrano
colpendo uno dei pilastri centrali del controllo sociale in questo paese.
Ed è per questo che sono colpiti duramente dalla repressione, in
particolare quelli che raggiungono una larga diffusione come le radio.
In effetti, le radio libere hanno pagato un grosso tributo di sangue e
sforzi, poi distrutti dall'azione delle autorità. Anche su questo terreno
si sente l'irrigidimento del regime. Secondo la legge sui media, che non
prevede uno statuto legislativo definito per le radio libere e comunitarie,
trasmettere senza permessi è punito con una multa e il sequestro degli
strumenti di trasmissione. Per decenni, così si è comportato il governo.
Senza dubbio, a partire dal 2007-2008 l'amministrazione di Calderón ha
cambiato strategia e tramite un ricorso giuridico illegale, accusa chi
trasmette senza permesso di "danno ai beni nazionali", delitto punito con
12 anni di carcere e una multa di 50 milioni di pesos. Sono in corso due
processi dove i e le compagn* sono stati accusati di questo "originale"
reato: Rosa Cruz, della radio comunitaria purépecha di Uekakua, che
trasmetteva con 5 watts di potenza dalla comunita' di Ocumicho, Michoacán,
e Héctor Camero, membro della radio Tierra y Libertad di Monterrey, Nuevo
León.
Con la sua pesantezza, l'arsenale giurdico occupa comunque il secondo
posto davanti alle interferenze, agli omicidi, alle aggressioni fisiche
contro chi costruisce le radio libere e comunitarie.
In Oaxaca, Chiapas e Distrito Federal, le interferenze mediante altre
frequenze radio più potenti è stata ampiamente utilizzata dai governi
locali o da quello federale per cercare di ammutolire le radio libere e
comunitarie.
Radio Insurgente, stazione radio dell'EZLN, è stata vittima delle
interferenze a Chenalhó. Radio Plantón e Radio Universidad a Oaxaca sono
state vittime delle interferenze, durante il movimento della APPO del 2006.
Oggi Radio Plantón deve cambiare frequenza per evitare le interferenze.
A Guerrero, Radio Ñomndaa ha visto ridotto il suo raggio di diffusione per
la presenza di un segnale di Acapulco, che impedisce che "La Palabra del
Agua" si ascolti a Ometepec, la città piu' vicina a Xochistlahuaca.
Nella Città del Mostro, Regeneración Radio (105.3 FM) e La Voz de Villa
(91.7 FM) sono state bloccate da una trasmissione di messaggi esoterici e
musica rock dal 2009. In alcuni casi le interferenze prendono la forma di
un atto controrivoluzionario come successe a Cancún durante le
mobilitazioni contro la riunione della OMC (2003), quando una nave da
guerra attraccata nel porto, oscurò quel giorno tutti gli spazi vuoti
dell'etere allo scopo di evitare che fossero usati dalle radio libere.
La Ké Huelga Radio è stata vittima di quattro attacchi tramite
interferenze nei suoi 11 anni di vita. Durante lo sciopero studentesco del
1999 e nel 2000 con il rumore di una sirena; attualmente tramite due
segnali: una stazione "anonima" che trasmette messaggi esoterici e musica e
Radio Josna, frequenza legata al PRI dello Stato di México che trasmette da
Ciudad Neza (nella periferia di Città del Messico).
Creare interferenze su un segnale radio che non persegue fini commerciali
costituisce una palese negazione al diritto universale dalla libera
espressione.
Con meno frequenza, anche gli omicidi e le aggressioni fisiche hanno
colpito i media liberi. Ricordiamo come esempio doloroso l'omicidio di
Felícitas Martínez e Teresa Bautista, attiviste della comunicazione del
popolo triqui e integranti della radio "La Voz que rompe el silencio", e
che furono brutalmente assassinate nell'aprile del 2008. Anche i compagni e
le compagne di "Radio Ñomdaa" hanno dovuto subire il carcere (David
Valtierra nel 2007), intenti di sgombero (2008) e pestaggi (Obed Valtierra
nel 2009).
Di fronte al progetto capitalista che, tramite il terrore, la forza
militare e le bugie della propaganda, pretende di creare un nuovo paradiso
per i ricchi e i loro servi della casta politica, mantenere in vita un
progetto di comunicazione libera non è mai stata una cosa semplice. La
nostra Radio, Ké Huelga, nata dal calore dello sciopero studentesco del
1999 contro la privatizzazione dell'educazione e della scuola, ha avuto
come obiettivo principale quello di aprire uno spazio di comunicazione di
massa per le persone e organizzazioni che lottano per trasformare la
propria vita. In 11 anni abbiamo collaborato con centinaia di esperienze di
lotta e resistenza del Messico e del mondo. La nostra presenza nelle
frequenze in FM ed in Internet ha permesso che molt* compagn* si siano
aggregati a questo spazio e lo occupino per diffondere le loro idee ed
iniziative politiche. Questo è stato possibile grazie alla riappropriazione
delle tecnologie necessarie per trasmettere e alla scelta di centinaia di
persone che hanno partecipato al progetto durante questi 11 anni.
Concepita come spazio di comunicazione e scambio, la Ké Huelga ha aperto
possibilità di dialogo e incontro che mettono in discussione due meccanismi
fondamentali del controllo sociale: l'incomunicabilità e il silenzio
mediatico. Nella Ké Huelga Radio abbiamo sperimentato una forma di
comunicazione in cui chi parla attraverso i nostri microfoni non è né si
considera uno "specialista" e abbiamo ben presente che la pratica della
comunicazione ha senso solo se quell* che ascoltano rompono la passività e
condividono le loro parole. Questo è evidente nel caso delle lotte sociali
che incontrano nella nostra radio uno strumento per far conoscere le loro
lotte ed iniziative. In maniera quotidiana, Ké Huelga permette che diverse
espressioni culturali, sociali, politiche ed anche individuali, "senza
spazio nell'etere", abbiano un canale di reciproca scoperta. Quando i media
commerciali dicono "audience" noi diciamo "compagni/e".
Ké Huelga Radio è anche uno spazio dove impariamo a lottare, a
riappropriarci delle conoscenze che il capitalismo riserva ai suoi media di
in-comunicazione e soprattutto ad entrare in contatto con altr* come noi,
che cercano di cambiare questo mondo che velocemente si sta disintegrando,
minacciando di ridurci a semplici spettatori della nostra stessa morte.
A prescindere dai risultati raggiunti, oggi ci troviamo in una situazione
complicata: nel mezzo di una criminalizzazione crescente delle lotte
sociali, il nostro segnale è circondato da interferenze. Difendere ed
ampliare gli spazi di libertà contro il potere è un obiettivo di tutte/i.
Vi invitiamo a partecipare alla difesa di Ké Huelga Radio prendendo uno
spazio nella programmazione, contribuendo alla sua diffusione, collaborando
economicamente o con strumenti, o in tutte le forme in cui vorrete
contribuire.
Città Mostro, maggio del 2010
http://kehuelga.org - kehuelga at kehuelga.org
Tradotto da Nodo Solidale
http://www.autistici.org/nodosolidale
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