[Ezln-it] Testimonianza dalla Carovana per San Juan Copala

Annamaria maribel_1994 at yahoo.it
Sun Jun 13 14:42:00 CEST 2010


La carovana di solidarietà Bety Cariño e Jyry Jaakkola che doveva 
rompere l’assedio paramilitare alla comunità di San Juan Copala, portando 
carbone, acqua, mais e altri generi alimentari, medicinali, raccolte dalle varie 
organizzazioni aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona e dalla 
società civile non è riuscita ad arrivare a destinazione. 
Il Municipio Autonomo di San Juan Copala  - Oaxaca, è costituito da 10 comunità di 
etnia triqui, conta circa 3500 abitanti.  
L’affermazione della sua autonomia risale al 2007 ed da quel momento che 
iniziano gli scontri armati da parte della Ubisort (Unidad para el Bienestar 
Social de la Región Triqui) contro il Municipio autonomo. 
Le comunità del Municipio Autonomo sono organizzate nella Mult-I 
(Movimiento de la Unificación y Lucha Triqui – Independiente)) e ha aderito alla 
Otra Campaña della Sesta Dichiarazione dela Selva Lacandona.   La Ubisort è invece una formazione 
vincolata al Partido Revolucionario Istitucional che ha governato il Messico per 
70 anni e continua a governare lo stato di Oaxaca attraverso la corruzione e una 
vasta rete di cacique locali. La Ubisort, che prima del 2007 era quasi 
scomparsa, alla affermazione della autonomia triqui, riceve armi, finanziamenti 
e addestramento militare da parte dell’Esercito Messicano nel quadro della 
strategia di contro insurrezione e di guerra di bassa intensità messa in atto 
dal governo messicano dopo il levantamiento del 1° gennaio 1994 e la firma degli 
accordi di San Andrés. 
Ora, nonostante la Ubisort - PRI rappresenti non più di 500 persone, 
grazie alla compiacenza del governo, alla amicizia personale del suo lider 
Rufino Suarez con il governatore dello stato di Oaxaca Ulises Ruiz  e al sostegno dell’esercito, dal mese di 
novembre 2009 tiene in stato di assedio la comunità di San Juan Copala tagliando 
la linea elettrica e telefonica e impedendo qualsiasi tipo di scambio 
commerciale della comunità con le comunità vicine. 
Dopo l’imboscata della Ubisort alla prima carovana che tentava di 
portare aiuti a San Juan Copala dove venivano barbaramente uccisi con un colpo 
alla nuca Betty Cariño e Jyry Jaakkola, il segretario del governo di Ulises Ruiz 
anziché indagare sugli autori dell’assassinio, accusava gli organizzatori della 
carovana come provocatori e chiedeva che si indagasse sulle intenzioni politiche 
degli osservatori stranieri presenti nella carovana.    Dopo qualche giorno venivano 
uccisi, nella loro casa, due dirigenti che avevano contribuito alla costruzione 
dell’autonomia triqui Timoteo Alejandro Ramirez e sua moglie Cleriberta 
Castro. 
A fronte del permanere dell’assedio e delle aggressioni paramilitari, le 
autorità statali e federali hanno fatto di tutto per mantenere sotto assedio il 
Municipio Autonomo di San Juan Copala e impedire che si compisse la missione 
umanitaria della carovana dell’8 giugno. 
Fino alla sera del 7 giugno le autorità statali di Oaxaca dichiaravano 
che non avrebbero permesso la presenza alla carovana di stranieri con un 
semplice permesso turistico, come se il diritto alla solidarietà non 
appartenesse a tutti gli uomini indipendentemente dalla nazionalità di 
appartenenza.  A Città del Messico, 
la sera dello stesso giorno, i granaderos (polizia antisommossa) impedivano a un 
gruppo di donne triquis di manifestare il loro appoggio alla carovana 
umanitaria.   Sempre nei giorni 
precedenti apparivano su alcuni giornali di Oaxaca minacciosi editoriali che 
definivano la carovana di solidarietà Bety Cariño e Jyry Jaakkola come “la 
segunda caravana de la muerte” e parlavano degli organizzatori come 
narcotrafficanti e terroristi. 
Dopo queste premesse che mi sembrano importanti aggiungo un racconto di 
come un partecipante come me ha vissuto la sua partecipazione alla 
carovana. 
Il giorno 8 partiamo da Oaxaca alle 5 de mattino con due pullman di cui 
uno pieno di viveri.  Il nostro 
gruppo è costituito da compagni messicani e stranieri di cui 4 italiani, provenienti da San Cristobal de Las Casas , indigeni 
triqui che accompagnavano il Centro Diocesano di Pace e Giustizia di Oaxaca e 
altri aderenti alla Otra Campaña di Oaxaca. 
Si arriva a Huajuapan de León dopo dove, nel parco della città 
convergono i pullman provenienti da tutto il Messico e soprattutto dalla 
capitale.  Si pensava ci fosse una 
assemblea ma nel parco alcuni parlamentari danno le loro interviste, ignorate 
dai partecipanti.  Solo uno 
spontaneo discorso del compagno di Betty Cariño viene seguito dalla gente ma 
ignorato da buona parte dei giornalisti presenti.  Si parte da Huajuapan de León circa alle 
10, scortati dalla polizia. 
Quando mancavano 95 Km da San Juan Copala, tutta la carovana viene 
fermata dalla polizia.  Arrivano 
notizie che, per proseguire, la polizia offre solo due possibilità per 
proseguire: 
a)      
accettare di essere accompagnati fino a San Juan Copala da membri della 
PRI-Unisort fino a San Juan Copala (incredibile!!) 
b)      
arrivare fino a Santiago Juxtalahuaca, che si trova a circa 50 Km da San 
Juan Copala, e lasciare lì tutti  i 
viveri trasportati dalla carovana. 
   
Le richieste non vengono fatte direttamente alle autorità del Municipio 
Autonomo che presiedono la carovana, ma al presidente del gruppo parlamentare 
del PRD presente nella carovana..   
Di fronte a una possibile intermediazione del parlamentare per umiliare 
il Municipio Autonomo e far fallire la carovana, scendiamo dal pullman e, 
insieme a molti altri partecipanti: campesinos, indigeni del municipio autonomo 
di San Juan Copala, compagni aderenti alla Otra Campaña di Città del Messico, 
organizziamo una marcia dichiarando che avremmo proseguito a piedi, costi quello 
che costi.  Solo dopo questa 
reazione la polizia permette che la carovana prosegua. 
Dopo il bivio per Santiago Juxtlahuaca si entra in territorio dove è 
possibile la presenza dei paramilitari della Ubisort.  La presenza della polizia si fa più 
massiccia , si sentono a volte spari da lontano, probabilmente cohetes (fuochi 
di artificio) ma con una probabile  intenzione di minaccia. Le fermate della 
carovana sono frequenti e arrivano notizie che a San Juan Copala, franchi 
tiratori della Ubisort, sparano sulla comunità.   
Poco prima di la Sabana, in corrispondenza della deviazione per San Juan 
Copala, la carovana si ferma.    
La Ubisort blocca il passaggio della carovana per il Municipio Autonomo. 
Il suo lider armato, dichiara alla Procuradora General de Justicia di Oaxaca e 
agli ufficiali di polizia che i paramilitari sono determinati a non far passare 
la carovana.  Le autorità federali e 
statali, di fronte alla palese minaccia armata, anziché arrestare il lider della 
Ubisort che tra l’altro è già colpito da un ordine di detenzione, mai eseguito, 
fa dietro front e dichiara di non  poter garantire la sicurezza del 
passaggio.  Risulta a questo punto 
evidente che la presenza della polizia, per quanto massiccia, serviva solo per 
dare l’opportunità ai mezzi di informazioni compiacenti di dichiarare che lo 
sforzo del governo per portare aiuti alla comunità di San Juan Copala era stato 
fatto, che il problema nelle comunità triqui è originato dal’atteggiamento del 
municipio  autonomo che non vuole 
venire a patti con la Ubisort e che il problema è essenzialmente una questione 
di lotte intestine interne alle popolazioni indigene.   A noi è apparso invece evidente 
che la presenza delle autorità e della polizia statali e federali, aveva la 
funzione di  proteggere i 
paramilitari della Ubisort  piuttosto che garantire il compimento 
della missione umanitaria. 
   
Si torna indietro.  La 
tristezza e il senso di frustrazione è visibile sulla faccia di tutti i 
compagni.  La sensazione che la 
presenza dei parlamentari, la loro esigenza di apparire e approfittare per 
raccogliere voti tra le persone poco informate ma con sinceri sentimenti di 
solidarietà in occasione delle imminenti elezioni statali del 4 luglio, abbiano 
in qualche modo pregiudicato la buona riuscita della 
carovana. 
Torniamo tutti a Huajuapan de Leòn.  In una conferenza stampa parlano il 
presidente della Liga Mexicana por la defensa de los derechos humanos e il 
compagno di Betty Cariño.  Quando 
comincia a parlare Alejandro Encina parlamentare del PRD, i presenti fanno 
sentire la loro voce denunciando il suo ruolo di falso mediatore gridando “Né 
PRI, né PAN, né PRD, la Otra Campaña contro il potere”.  Parla anche Jorge Albino Ortiz del 
Municipio Autonomo di San Juan Copala che denuncia la capitolazione del governo 
di fronte alle minacce dei paramilitari e chiede l’intervento della Croce Rossa 
e dell’ONU per risolvere il problema umanitario che la comunità sta 
soffrendo. 
   
All’uscita della conferenza stampa, sulla strada davanti al luogo dove 
si era svolta la conferenza, si forma una assemblea spontanea.  Finalmente si sentono voci di verità, 
“parole di sinistra e dal basso”.  
Finalmente si sente denunciare  il ruolo malefico e di sostanziale 
boicottaggio dei partiti nella carovana e si fa appello a un ruolo più forte e 
unitario della Otra Campaña per organizzare autonomamente una carovana di 
solidarietà. 
Subito dopo organizziamo un corteo combattivo e informativo lungo le 
strade di Huajuapan de León che si chiude a mezzanotte.  Poi fino alle due del mattino del 9, i 
compagni della Otra Campaña di San Cristo0bal e di Città del Messico, mentre gli 
aderenti ai partiti partecipanti alla carovana dormono nei loro letti, scaricano 
le 40 tonnellate di viveri per depositarle in un magazzino del centro Diocesano 
di Oaxaca in attesa che la prossima carovana li consegni al Municipio 
Autonomo. 
 
 
Gianfrancodi Ya Basta Milano


      
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