[Ezln-it] Luis Villoro: necessaria resistenza organizzata per un mondo diverso

Annamaria maribel_1994 at yahoo.it
Sun Jan 3 14:04:32 CET 2010





La Jornada –
Domenica 3 gennaio 2010

 

González Casanova: Il
capitalismo è giunto alla sua “crisi terminale”

Sostiene che è
inevitabile una trasformazione politica e sociale del Messico e del pianeta.

Sollecita a
riconoscere vittorie come la rivoluzione cubana e la creazione dei caracoles
zapatisti.

Luis Villoro chiama alla
"resistenza organizzata" per aprire “la strada verso un mondo
diverso”.

 

Hermann
Bellinghausen, inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis., 2 gennaio.
La convinzione che un cambiamento sociale e politico è inevitabile in Messico e
nel mondo è stata sostenuta da Pablo González Casanova, sottolineando quello
che è stato il punto di maggiore accordo tra i partecipanti al Seminario
internazionale di riflessione ed analisi che si è svolto per quattro giorni nel
Cideci-Unitierra di questa città, che si è concluso oggi.

 

González Casanova ha specificato che, per ottenere
"l'organizzazione pacifica" di questo cambiamento, è necessario
identificare "quello che non conosciamo bene e che dovremmo riconoscere
meglio per raggiungere la vittoria". Soprattutto, ha sollecitato a
riconoscere quelle che "già sono vittorie", eventi di cambiamento
profondi ed irreversibili, tra i quali ha rilevato la Rivoluzione cubana e la
creazione dei caracoles zapatisti. 


  

Cuba "è l'unica nazione vittoriosa nella storia che
dopo una rivoluzione socialista ha gettato le basi per impedire il ritorno del
capitalismo"; e le innovative forme di governo degli indigeni chiapanechi
che possiedono una "dimensione universale", essendo le giunte di buon
governo "un'organizzazione che permette di ottenere e preservare la
libertà, la democrazia, la giustizia e la pace per tutti, e preservare la vita
sulla Terra".

 

Il filosofo Luis Villoro ha enunciato la necessità di
restituire l'etica alla politica dal multiculturalità e superare la visione
"occidentale" come unica spiegazione del mondo.

 

Il ritorno dei saperi indigeni

 

In tal senso, la psicoanalista Sylvia Marcos ha sottolineato
quanto trascendentale sia stato "il ritorno dei saperi dei popoli
indigeni" per la coscienza generale in questo momento di crisi, e la
nascita di "una visione di un futuro che sia anche il nostro passato,
grazie a conoscenze che si credevano scomparse".

 

Lo scrittore John Berger ha inviato al seminario un messaggio
per presentare il suo saggio Come resistere alla prigione-mondo: "È
il principio di un nuovo anno, il principio di un nuovo decennio. Che storia
stiamo vivendo? Che cosa sta succedendo al mondo? Più chiaramente possiamo
rispondere a queste domande, più attivamente potremo agire. Non ho le risposte,
solo alcune osservazioni". Ha proposto "quello che vedo quando chiudo
gli occhi per pensare a quello che ho visto, e poi con gli occhi ben
aperti", per "agire ed essere perseveranti".

 

González Casanova ha affermato che il capitalismo mondiale è
arrivato alla sua "crisi terminale", e dopo aver descritto i suoi
tratti più evidenti e distruttivi, ha sollecitato a riconoscere i cambiamenti
che sono vittorie. "La cultura della negoziazione continua a prevalere, perché
l'immensa maggioranza della popolazione chiede ancora cambiamenti
pacifici", ha ammesso, ed ha ricordato che durante i dialoghi di San
Andrés Larráinzar tra l'EZLN ed il governo federale, nel 1995-1996, gli
zapatisti fissarono il limite: "la dignità non si negozia".

 

Ha ritenuto necessario comprendere la "storia
emergente" dei nostri giorni (dove si uniscono in maniera inusuale
categorie come "Stato-popolo e morale collettiva come forza
collettiva"), così come "approfondire una politica rivoluzionaria che
assicuri il successo di altri modi di produzione e accumulo vincolati in un
nuovo rapporto con la natura e la vita".

 

Ha aggiunto che è inoltre indispensabile registrare
"l'immenso arricchimento rappresentato dalla lotta dei popoli oppressi
della Terra", così come "la nuova presenza collettiva delle donne col
loro attivismo rivoluzionario" e le lotte contro i pregiudizi verso gli
omosessuali, che hanno stabilito spazi per la tolleranza e la libertà.  

  

Ha sollecitato a rafforzare le "reti delle reti"
nate negli anni recenti, "originariamente sostenute dal movimento
zapatista, da Cuba e da molte altre forze progressiste e rivoluzionarie",
perché l'organizzazione dei lavoratori e dei popoli in queste reti "è la
chiave della trasformazione mondiale".

 

Villoro ha sostenuto che "di fronte al sistema
capitalista mondiale, è possibile un'altra visione del mondo". "Non
bastano le buone intenzioni" per realizzare il cambiamento, invocando i
diritti universali, come fatto fino ad ora. "Contro i mali del capitalismo
mondiale sarebbe necessaria la resistenza organizzata che aprirebbe la strada
verso un mondo diverso, e contrario al capitalismo mondiale". "Un
ordine plurale che risponderebbe alla molteplicità di culture, e non una
pretesa cultura mondiale (occidentale)", che impone "forme di vita
non scelte", cosa che ha portato all'individualismo ed alla distruzione
della natura, a differenza del comunitarismo indoamericano.

 

Sergio Rodríguez Lazcano, direttore della rivista Rebeldía,
ha salutato Villoro e González Casanova come "maestri-compagni della sua
generazione, quella del '68", e subito dopo ha fatto eco all'idea
zapatista secondo cui il collasso del capitalismo non è necessariamente
imminente; è necessario unirsi per farlo cadere. "Non sono possibili toppe
al sistema, ma sono possibili, e necessari, i movimenti antisistema", che
dal "basso e a sinistra" costruiscono "un'altra politica".

 

Nel suo intervento lo scrittore e pensatore sociale Walter
Mignolo, prudentemente ha segnalato: "Non so se il capitalismo cadrà, ma
certamente perderà il suo carattere unicentrico". Dalla crisi ambientale
"non sfugge nessuno, nemmeno i paesi centrali capitalisti".  

  

Ci troviamo, ha detto, in un "momento cruciale che
definirà come saranno i prossimi 30 o 40 anni". Qui emergono "i nuovi
ordini che si stanno costruendo attualmente, come lo zapatismo", che ha
definito "un raccoglitore di conoscenze e pratiche che sembravano
disperse".

 

Lo stesso Mignolo sostiene, in un saggio presentato da
Cideci-Unitierra: "La rivoluzione teorica dello zapatismo, con le sue
conseguenze etiche e politiche, indica che è arrivato il tempo di guardare
oltre le eredità europee", per "immaginare e creare futuri
democratici", in un contesto di vera "decolonizzazione".

 

Catherine Walsh, proveniente dal Perú, ha proposto di andare
"molto oltre l’antisistema", partendo dalla "insurgencias"
di Abya Yala (questa nozione andina del mondo che è pronta per la
trasformazione del pianeta, sulla base del "buon vivere" per cui si
lotta oggi in Bolivia, Ecuador e Perú). http://www.jornada.unam.mx/2010/01/03/index.php?section=politica&article=003n1pol

(Traduzione “Maribel” - Bergamo http://chiapasbg.wordpres.com
)




      
-------------- next part --------------
An HTML attachment was scrubbed...
URL: http://lists.ecn.org/pipermail/ezln-it/attachments/20100103/1460be65/attachment.html 


More information about the Ezln-it mailing list