[Ezln-it] Ciudad Juarez affonda

Annamaria maribel_1994 at yahoo.it
Tue Feb 23 08:37:03 CET 2010


Ciudad Juárez affonda e Felipe Calderón simula di voler agire 
Rivista Latinoamerica - Sabato 20 Febbraio 2010 
http://www.giannimina-latinoamerica.it/archivio-notizie/532-ciudad-juarez-affonda-e-felipe-calderon-simula-di-voler-agire 
  
CIUDAD JUÁREZ - Per la prima volta il massacro di 15 studenti il 31 gennaio ha costretto il governo messicano a mettere (almeno formalmente) la faccia a Ciudad Juárez. Felipe Calderón è andato due volte in pochi giorni nella città, ha promesso pochi e tardivi interventi ma soprattutto più militarizzazione.
Con 4.600 morti ammazzati in 25 mesi, la città alla frontiera nord tra Chihuahua e Texas è il posto più violento al mondo, più di Baghdad o Kabul. Alla guerra tra narcos si sovrappongono altre guerre nelle quali esercito e polizie che occupano militarmente la città sono parte in causa e non forza di interposizione e dove un milione e mezzo di persone sono incerte tra resistere e fuggire da un modello economico fallito e che non offre più alcuna opportunità.
Il massacro di 15 giovani sterminati in una festa a Ciudad Juárez fa parte di quegli eventi che sono in grado di smuovere un piano inclinato di una guerra civile. Per la prima volta la città che fu simbolo del modello neoliberale delle maquiladoras, poi dei femminicidi e che oggi è quella di una guerra senza quartiere tra il cartello di narcos locale e quello di Sinaloa che cerca di sostituirlo, si è ribellata. La madre di uno dei due giovani massacrati ha apostrofato duramente il presidente e in entrambe le visite si sono viste notevoli manifestazioni della società civile che hanno accusato il presidente di essere parte in causa della guerra in atto.
Con appena qualche sfumatura infatti la maggior parte degli studiosi e degli attivisti è concorde nell’affermare che, direttamente o indirettamente, il governo messicano sta appoggiando una delle due parti in causa, il Cartello di Sinaloa del “Chapo” Guzmán, il narcotrafficante “meno” ricercato del paese. Questo sta cercando da due anni di rompere l’equilibrio con il Cartello di Juárez che domina la principale piazza di narcotraffico del Messico fin dall’inizio dell’attuale auge in Messico alla metà degli anni ’90.
Calderón, perfino la stampa che normalmente lo appoggia lo ammette, ha promesso poco e male a una città che ha perso 80.000 posti di lavoro e 100.000 abitanti in due anni. Soprattutto ha promesso un maggiore impegno dell’esercito e della polizia federale nel controllo delle strade della città. Questo è interpretato come l’inizio della battaglia finale per il controllo della città. Le polizie locali sono considerate completamente organiche del cartello locale mentre l’esercito è considerato schierato col “Chapo”. Di certo non siamo alla vigilia della fine della violenza a Juárez. 
 


      
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